Coraggiosa presa di posizione della Conferenza Episcopale Americana che ha votato la stesura di un documento sulla “coerenza eucaristica”, e che potrebbe negare la Comunione al presidente degli Stati Uniti Joe Biden e ai politici favorevoli all’aborto.Discreditati e accusati di intransigenza, sono stati 168 (55 contrari, 6 astenuti) i vescovi che hanno votato a favore della redazione di “una dichiarazione formale sul significato dell’Eucaristia nella vita della Chiesa”. «È una questione privata e non penso che accadrà», ha dichiarato il capo della Casa Bianca Joe Biden, che a sessant’anni di distanza da John Fitzgerald Kennedy, è il secondo presidente degli Stati Uniti a considerarsi cattolico.
Lasciando perdere aperture e chiusure politiche varie circa la possibilità di ricevere l’Eucaristia in condizioni di peccato mortale e relativa #scomunica “latae sententiae”, è bene ricordare cosa dice il #Catechismo della Chiesa Cattolica in proposito.
Definizione di “peccato mortale”. 1855 «Il “peccato mortale” distrugge la carità nel cuore dell’uomo a causa di una violazione grave della Legge di Dio; distoglie l’uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore».
Dunque se, come recita il Catechismo, il peccato “distoglie l’uomo da Dio” non può esserci #comunione, e non è possibile concedere l’Eucaristia proprio per questa grave violazione della legge di Dio che può essere sanata solo con il sacramento della Riconciliazione.
Cos’è l’aborto. 2271 «Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale…».
Anche chi coopera all’aborto è in peccato mortale? 2272 «La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. “Chi procura l’aborto, se ne consegue l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae”, “per il fatto stesso d’aver commesso il delitto” e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società».
Foto: Il Regno