Erano legati da una profonda amicizia, e il desiderio di insegnare la religione cristiana ai connazionali li riempiva di entusiasmo. Davide Okelo e Gildo Irwa, due giovani catechisti ugandesi, si erano convertiti da poco al cristianesimo; furono battezzati il 6 giugno 1916 e cresimati il 15 ottobre dello stesso anno. Davide (diciotto anni) e Gildo (quattordici) nel 1917 si misero volontariamente a disposizione dei padri comboniani, per raggiungere la missione di Paimol e offrire il loro contributo alla formazione catechetica. In quei territori erano nati movimenti anticristiani, promossi dagli stregoni e appoggiati da gruppi di rivoltosi locali (Adui) e da musulmani (Abas) per contrastare l’avanzare dei colonizzatori e dei missionari, ritenuta una minaccia per gli usi e le tradizioni del paese.Davide e Gildo erano benvoluti da tutto il villaggio, per il modo con cui i due catechisti si prendevano cura dei ragazzi, tuttavia non gli fu risparmiato il martirio.
Due rivoltosi catturarono Davide e Gildo, provando prima a convincerli ad abbandonare il paese e a rientrare nel proprio villaggio, ma i due catechisti si rifiutarono. Gildo, prima di abbracciare la missione, avvertito dei pericoli che avrebbero potuto facilmente incontrare aveva risposto: «Non temere. Gesù e Maria sono con noi»; e quando (già catturato dai rivoltosi) gli fu fatto segno di fuggire lasciando da solo Davide, rispose: «Abbiamo lavorato nella stessa opera se è necessario morire, bisogna morire insieme».
Il 18 ottobre 1918, di fronte alla loro “incomprensibile” resistenza, i due giovani furono condotti fuori dal villaggio per essere uccisi, trafitti dalle lance; Davide piangeva, e Gildo lo rassicurava: «Perché piangi. Muori senza motivo; non ha fatto male a nessuno».La gente del villaggio e i padri comboniani e altri testimoni non ebbero dubbi: Davide e Gildo erano stati uccisi in odio verso lo straniero e la religione cristiana da essi professata.I due catechisti furono proclamati beati da Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002, in Piazza San Pietro, nel contesto della Giornata Missionaria Mondiale. «Daudi e Jildo – disse durante l’omelia Giovanni Paolo II – vengono offerti a tutta la comunità cristiana quali esempi di santità e virtù e quali modelli e intercessori per i catechisti di tutto il mondo, in particolare in luoghi nei quali i catechisti soffrono ancora per la fede, subendo a volte l’emarginazione sociale e correndo persino rischi personali. Che la vita e la testimonianza di questi due devoti servi del Vangelo ispirino molti uomini e molte donne in Uganda, in Africa e ovunque, a rispondere con generosità alla chiamata a essere catechisti, portando la conoscenza di Cristo agli altri e rafforzando la fede di quelle comunità che hanno ricevuto di recente il Vangelo della salvezza».