“Chi” è che stiamo aspettando? Ce lo chiederemo nel corso delle quattro domeniche di avvento (“venuta”, letteralmente “futuro”) che ci prepareranno alla celebrazione del Natale. Si tratta di una domanda che vale la pena di essere ridestata in questo nostro tempo carico di incertezze, non solo per fare il punto spirituale della situazione, ma per ritornare a programmare il nostro cammino di fede, mortificato dagli eventi pandemici che dal 2019 ad oggi hanno ridisegnato le abitudini dei fedeli limitandone i movimenti pastorali.
Se la risposta al “chi” stiamo aspettando è Cristo, c’è un secondo interrogativo che non possiamo ignorare in questo stranissimo tempo di “paralisi pastorale”, e cioè “che cosa” stiamo aspettando? Che cosa stiamo aspettando per rimettere in moto il senso “dinamico” della fede cristiana?
Il Vangelo della prima domenica di Avvento, così, offre all’attenzione del lettore una serie di significativi verbi di movimento: «Risollevatevi e alzate il capo… State attenti a voi stessi… Vegliate in ogni momento pregando» (cf. Luca 21,25-28.34-36); indicazioni che Gesù rivolge ai discepoli di ogni tempo, con o senza pandemia!
Il tempo d’Avvento che ci apprestiamo a cominciare è un’importante opportunità per ritrovare se stessi e “muovere” i passi verso Dio, ponendosi alla sequela di Cristo.Scriveva W. Shakespeare: «Il tempo viaggia con diversa andatura. Con alcuni il tempo procede al passo, con altri va al trotto, con altri ancora al galoppo. Ma con alcuni se ne sta del tutto immobile senza muovere un passo»!Foto: agostiniani.it