Rubata la pisside con la Santa Eucaristia! Da qualche ora la notizia circola nel web e nei diversi passaparola mediatici, con l’invito alla preghiera e alla riparazione per l’atto sacrilego commesso ieri pomeriggio nella parrocchia Ss. Pietro e Paolo, a Palermo, in pieno centro città.
«Chi profana le specie consacrate – secondo il Codice di Diritto Canonico –, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica» (Can. 1367). Gesto che la Chiesa considera un peccato grave (sacrilegio) «soprattutto – ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica – quando è commesso contro l’Eucaristia, poiché, in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo» (CCC, 2120).
Secondo le norme canoniche, per permettere la ripresa delle attività pastorali dell’edificio di culto profanato, bisognerà compiere il più in fretta possibile un rito penitenziale, possibilmente presieduto dall’Arcivescovo, «per esprimere che non solo la comunità locale ma tutta la Chiesa diocesana si associa a tale rito e si dispone alla conversione e alla penitenza» (Cerimoniale dei Vescovi).
Il furto delle specie eucaristiche è una pratica tristemente nota, legata a ritualità e culti satanici. Anche per tali ragioni, l’atto di riparazione e di preghiera diventa necessario.