Nel giorno in cui tutti dovremmo essere più buoni, a Natale, le agenzie governative indiane hanno bloccato i conti bancari delle Suore Missionarie della Carità, ridisegnando la sorte di 22mila poveri assistiti dalle suore di Madre Teresa di Calcutta.
Il ministero degli Interni indiano ha chiarito la vicenda precisando che non è stato operato nessun congelamento dei conti, e che a essere respinta – scrive AsiaNews – «è stata l’istanza per il rinnovo della registrazione ai sensi del Foreign Contribution Regulation Act, la legge che regola la possibilità di ricevere contributi dall’estero, che dopo alcuni emendamenti restrittivi introdotti nel 2020 dal governo Modi sta creando difficoltà a molte organizzazioni internazionali che operano in India».
Già da tempo, comunque, le organizzazioni cattoliche hanno difficoltà a svolgere opere di carità nel territorio indiano, dove sono spesso accusate di proselitismo dal nazionalismo induista. Un’accusa questa rivolta spesso a Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Suore Missionarie della Carità, quella cioè di servire i poveri per convertirli al cristianesimo.
Il caos sui conti bancari – precisa AsiaNews – «segue infatti l’inchiesta avviata appena tre settimane fa nel Gujarat contro un orfanotrofio gestito dalle Missionarie della Carità, in seguito a un’ispezione del Comitato per la difesa dell’infanzia. L’accusa rivolta in quel caso era di costringere a “convertirsi” le bambine accolte nella struttura, circostanza del tutto negata dalle suore di Madre Teresa».
Tuttavia, i dati diffusi dal governo indiano alcuni anni fa escludono il rischio del proselitismo; i cristiani presenti in India, infatti, non superano il 2,3% della popolazione, su 1,2 miliardi di abitanti. Significativa, inoltre, la testimonianza di un indù che ha lavorato con Madre Teresa per 23 anni, raccontata da P. Brian Kolodiejchuk, postulatore della causa di canonizzazione della Madre presso la Santa Sede: «Una volta lui le ha domandato se volesse convertirlo, e la sua risposta è stata: “Sì io ti converto ad essere un migliore indù, musulmano, protestante, parsi, sikh o buddista. Una volta che hai trovato Dio, sta a te fare ciò che Dio vuole che tu faccia”».
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