Il mistero del Natale rivela un’altra straordinaria verità che è legata alla condizione povera nella quale Cristo decide di incontrare l’uomo, e che viene svelata da subito ad alcuni privilegiati testimoni. I primi a ricevere, infatti, la notizia della nascita di Gesù sono i pastori, un gruppo di povera gente intenta a pascolare il proprio gregge. Sono i primi – anche se considerati gli ultimi in ordine alla scala sociale del tempo – invitati a rendere omaggio al Salvatore, ad offrire le prime preghiere di lode e di intercessione al Messia venuto sulla terra.
I pastori, al tempo di Gesù, non avevano una buona reputazione. Non erano osservanti della Legge, anche per il particolare lavoro che li vedeva sempre al pascolo con il proprio gregge. Assimilati spesso a ladri e uccisori, erano inoltre considerati peccatori e impuri, e, per tanto, venivano esclusi dal tempio e non avevano diritto di testimoniare in tribunale.
Costoro, dunque, che secondo i maestri della Legge non potevano ottenere la salvezza, furono i primi ad annunciare al mondo la nascita del Messia, ma soprattutto i primi ad adorarlo.
I pastori conoscono l’identità di quel Bambino, l’Angelo aveva parlato loro chiaramente: «Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore… troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,11-12). Essi, dunque, si muovono verso Gesù, e la loro condizione, fondamentalmente povera, sembra essere un privilegio di fronte a tutto il mondo.
Molto belle e significatile le riflessioni che due grandi protagonisti della letteratura francese e italiana ci regalano a proposito dei pastori: «Essi sono così poveri, che il buon Dio non se ne accorge nemmeno. E il Figlio suo si sente subito a casa sua, quando è in loro compagnia» (P. Claudel). L’estrema povertà di quest’ultimi si rivela, in definitiva, una vera e propria fortuna: «Senza indugiar, cercano l’albergo poveretto què fortunati, e videro, siccome a lor fu detto, videro in panni avvolto, in un presepe accolto, vagire il re del Ciel» (A. Manzoni).