Numerose le parrocchie dell’Arcidiocesi di Palermo che hanno deciso di sospendere le attività catechetiche in presenza per cercare di frenare l’avanzata del covid, che in questi primi giorni del nuovo anno solare ha messo in ginocchio le nostre città. Una scelta dettata dalla responsabilità, a tutela di tutti e, in modo particolare, delle persone anziane e delle famiglie.
Interi nuclei familiari – chi più chi meno – si ritrovano, infatti, in isolamento domiciliare, con difficoltà non indifferenti per quanto riguarda la gestione di una “normale” vita quotidiana, e c’è da dire che non tutte le famiglie – soprattutto quelle più numerose – hanno a disposizione le stanze necessarie per circoscrivere l’eventuale contagio.
Se poi è tutta la famiglia a non poter uscire di casa (tra contatti stretti e positivi) le cose si complicano ancora di più, come il fare la spesa o comprare i farmaci, per fare un esempio di attività necessarie di cui non è possibile fare a meno.
In questi giorni la stampa dedica ampio spazio (giustamente) alla faticosa ed estenuante attività degli operatori che lavorano negli hub vaccinali, tra migliaia di tamponi (rapidi e molecolari) pazientemente somministrati alle numerosissime persone (per la maggior parte dei casi ad interi nuclei familiari) che in coda per ore e ore, anch’essi pazientemente, dentro l’automobile, attendono il proprio turno. Senza contare i meno fortunati che si trovano in ospedale o in un’ambulanza posteggiata fuori in attesa che si liberi un posto.
A fronte di tutto questo vi è anche la beffa di ritrovarsi costretti a casa, dopo tanti giorni di isolamento, in attesa di essere contattati dalle strutture competenti per fare il tampone negativo e sperare in un risultato negativo, così che i noi “poveretti” possano finalmente riprendere il proprio lavoro e una parvenza di vita normale.
Insomma è un vero e proprio delirio! Potremmo dire che il Covid entra in casa, ma non è semplice farlo uscire nemmeno dalla finestra! L’ironica metafora però non si riferisce al quadro clinico quanto all’aspetto burocratico di questa assurda e drammatica vicenda. Possibile, infatti, che a nessuno degli illustri amministratori della Res Publica, in uno di quei numerosi tavoli operativi, sia venuta in mente l’idea di snellire le procedure burocratiche per eseguire in più strutture il famoso “tampone della libertà”?
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