Monsignor Corrado Lorefice, alla luce degli eventi drammatici che hanno generato la guerra nei territori dell’Ucraina, invita l’Arcidiocesi e la Città di Palermo a radunarsi sul sagrato della Cattedrale, venerdì 4 marzo alle ore 21:00 per condividere un momento di preghiera e di comunione. La lettura dell’appello per la pace di Papa Francesco e l’accensione di una fiaccola faranno da cornice al momento di condivisione e di preghiera per chiedere che la luce della pace prevalga sulle tenebre della guerra.
Monsignor Lorefice, nel testo pubblicato dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni sociali – Ufficio Stampa, ha ricordato il magistero e il lavoro diplomatico operato da papa Giovanni XXIII con la pubblicazione dell’Enciclica Pacem in terris. In un tempo altrettanto critico – ha dichiarato Lorefice – «in cui soffiavano i venti di una terza guerra mondiale – Giovanni XXIII smascherò definitivamente le sempre dubbie “ragioni della guerra” con l’espressione «alienum est a ratione»: è semplicemente e oggettivamente irrazionale («è fuori dalla ragione») pensare – a maggior ragione oggi con le avanzate strategie militari e le sofisticate tecnologie belliche – che la guerra sia una via per giungere alla pace o comunque per risolvere i conflitti tra i popoli».
La storia ci ha insegnato che non esistono guerre giuste, e che nulla è possibile costruire se non attraverso il cammino della pace e della concordia. La guerra è sinonimo di distruzione, «è – precisa Lorefice – la crisi della creazione, la fine dell’umano. Perché chi fa la guerra chiude gli occhi, finisce di ascoltare, chiude le porte al dialogo, pone fine a quell’incontro con l’altro che ci fa uomini».
Noi cristiani – ribadisce l’arcivescovo di Palermo – «ripudiamo questo atto di guerra che si sta consumando in Ucraina e annunciamo la profezia evangelica della pace a tutti: a chi lo ha posto direttamente e alle altre parti coinvolte. Perché non ci può essere casa comune sulla base dell’unica ideologia imperante. […] Chiediamo che si sospendano le operazioni belliche in atto e riprenda la via del dialogo con l’apporto costruttivo di tutti, delle diverse organizzazioni internazionali e degli organismi mondiali».
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Foto: Redattore Sociale