«Qualcuno voleva farci credere, nel passato e anche nel presente, che se avessimo fatto fuori Dio, se avessimo cacciato Dio dalla nostra vita, dalle nostre famiglie e dalla nostra società, dichiarandolo morto, l’umanità avrebbe avuto la sua glorificazione, e tutti avrebbero potuto fare ciò che volevano». Con queste parole, monsignor Salvatore Priola, rettore del Santuario Mariano diocesano di Altavilla Milicia, sottolinea l’urgenza di ritornare ad invocare il nome del Signore, per resistere alle lusinghe del demonio costantemente rivolte all’umanità, poiché – spiega il Rettore – «non ci sono alternative: o invochiamo il nome del Signore per trovare salvezza, oppure siamo spacciati!».
Il “Dio è morto” del celebre filosofo tedesco Friedrich Nietzsche indica ancora oggi il tentativo di sostituire la signoria di Dio con il “potere” dell’uomo, vivendo come se Dio non ci fosse e confidando sul proprio orgoglio, con superba autoreferenzialità. Una strategia, questa, che in passato ha contribuito ad allontanare l’uomo dall’amore di Dio, e i risultati negativi sono evidentemente sotto gli occhi di tutti. «Fatto fuori Dio, è l’uomo a pagare il prezzo più alto. Tra Dio e l’umanità – afferma monsignor Priola –, tra colui che genera e colui che viene generato, vi è un legame inscindibile, insuperabile e innegabile, e quando noi pensiamo di fare a meno di Dio o di metterci a muso duro contro di Lui – recriminando una libertà e un’autonomia che senza di Dio non è garantita – qualcun altro prende il posto di Dio!».
Che si tratti del diavolo in persona o di un qualsiasi uomo, «coloro che si sostituiscono a Dio, non possono non essere dittatori, assolutisti e sanguinari, che vogliono esercitare un dominio sulla nostra persona, le nostre famiglie e la nostra società. Là dove Dio viene dichiarato morto – prosegue il Rettore –, non c’è più verità. Viviamo infatti nel mondo della menzogna, non siamo più in grado di distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso».
Monsignor Priola spiega questo passaggio con un’ulteriore e significativa immagine che in questi anni è diventata maggiormente evidente: «il diavolo – precisa il Rettore – non solo vuole uccidere in noi l’idea di Dio, allontanandoci e compromettendo la nostra relazione con Lui, ma – come fece con i nostri progenitori – vuol farci riconoscere in lui (Dio) l’origine di tutte le nostre disgrazie, del male e delle ingiustizie».
Infine, l’invito a ricordare con gratitudine, a coltivare una “memoria grata” capace di riconoscere davanti a Dio che tutto ciò che possediamo ci viene concesso in dono proprio da Colui che alcuni vorrebbero metterci contro, dichiarandolo morto!
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