«Insegnare senza alunni, scrivere senza lettori è faticoso»! Rintracciamo questa singolare e quanto mai veritiera osservazione, del drammaturgo tesdesco Bertolt Brecht, tra le pagine di un saggio firmato da Enzo Biagi.
Una considerazione impensabile negli anni ’90, e che a distanza di trent’anni risulta di grande e preoccupante attualità.
Non molto tempo fa, infatti, la cultura aveva il suo peso, e bisognava studiare faticosamente per sopportarne dignitosamente il carico! Oggi, invece, è proprio come scrive Bertolt Brecht.
Forse non ci sono più alunni perché alcuni pensano che la vita e Tik Tok provvederanno ad insegnare l’essenziale, mentre per molti altri (la stragrande maggioranza) abbiamo provveduto “noi” ad alleggerire il carico di studio, scommettendo su una didattica “semplificata”, a tal punto breve e sintetica da non lasciar ombra di dubbio sulla sua inefficacia!
«A scuola – scrive una stimata giornalista, Maria Pia Farinella –, dopo aver smesso di fare il riassunto, si è passati all’abolizione dello studio della geografia e poi, pian piano, sono state messe via anche la storia e la storia dell’arte. Con l’aggravante, per dire, che quest’ultima corrisponde al fatto che l’Italia è il paese con il più vasto patrimonio di beni artistici del pianeta. I risultati di queste politiche scolastiche sono sotto gli occhi di tutti. […] Secondo i dati Ocse figuriamo al quarto posto al mondo, dopo Indonesia, Turchia e Cile per incidenza di analfabeti funzionali, adulti incapaci di comprendere un testo o un’informazione a fronte della scolarizzazione acquisita».
Il disastro culturale è sotto gli occhi di tutti, e tante scuole, anche le più prestigiose, ormai ti accolgono e ti ammettono alla classe successiva “nudo e crudo”.
Che dire, poi, dell’assenza di alcuni punti fermi nella vita di ogni uomo? Aver barattato, infatti, le regole educative e i valori etico-religiosi con principi di vita esperienziale liquida e qualitativamente bassa non ha aiutato a crescere i nostri giovani; ma soprattutto l’aver perduto quell’autorevolezza che in ambito educativo è indispensabile possedere. Papa Benedetto XVI a tal proposito affermava: «L’educazione non può dunque fare a meno di quell’autorevolezza che rende credibile l’esercizio dell’autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell’amore vero».
Insomma, bisogna prendere atto che quello dell’educazione è diventato davvero un compito urgente. Confucio diceva che «studiare senza riflettere è vano; riflettere senza studiare è pericoloso».
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