Caro don Roberto,
ti scrivo questa lettera aperta affinché possa essere motivo di confronto e dibattito. Sono tra chi, non appena ha visto il tuo video su Tik Tok, è rimasto – per l’ennesima volta – a bocca aperta. Felicità per l’algoritmo e per l’engagment di cui il tuo profilo gode, mi annovero tra i tuoi oltre 340 mila follower sulla piattaforma cinese. Ti seguo per curiosità e per lavoro. Mi occupo molto di social media.
Ma vengo subito al punto. Porta di Servizio ha pubblicato un articolo su uno dei tuoi ultimi video.
La tua precisazione inviata a Porta di Servizio, “si parla di un video trend su un episodio mai accaduto. Quindi non esiste nessuna persona deceduta”, mi ha richiamato alla mente un adagio: quando la toppa è peggio del buco.
Tra l’altro chi conosce il tuo canale sa bene che non è l’unica uscita – che reputo poco felice – a proposito dei funerali agli anziani. Ricordo anche un altro video su Tik Tok.
Faccio parte di una generazione, quella degli Xennial. Una generazione nata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Venuta alla luce in un mondo analogico e cresciuta nel digitale. Ho assistito ai primi vagiti del web e dei social. Questo mi ha portato a osservare i facili entusiasmi dei “nuovi mondi” con un certo distacco e sospetto. Soprattutto per le cose terribili che genera l’algoritmo e quel mostro – che presto conosceremo per i suoi devastanti effetti – che si chiama Intelligenza artificiale.
Sono cresciuto alla scuola di don Bosco, tra aule e cortili. Lo stesso don Bosco che per portare i ragazzi in oratorio faceva di tutto.
Comprendo che anche tu hai come missione il voler portare un annuncio, il Lieto annuncio. Così come il portare la Chiesa ai ragazzi e non soltanto viceversa. E ti servi di ciò che ti avvicina alla pecorella smarrita. Eppure c’è qualcosa che non torna. E non mi riferisco solo a quelle novantanove già al sicuro…
Non entro nel discutibile argomento della vanità e delle sue insidiose tentazioni che possono prendere forma anche nei like, nei following e nelle interazioni. Non sono qui a sentenziare sulle intenzioni. Me ne guarderei bene.
Gli esperti di marketing sostengono: il contenuto è il re ed è il protagonista. Ogni persona è chiamata ad un ruolo, a dei codici e dei linguaggi.
Se un politico si mettesse a fare tik tok “allegri” per conquistare il suo elettorato… quale sarebbe l’effetto? Se ballasse dentro l’aula di Palazzo Madama o lungo il Transatlantico a Montecitorio, così come al Quirinale… sicuramente parleremmo tutti di un impoverimento della politica, delle istituzioni. Di una perdita di autorevolezza. E gli esempi, purtroppo, al di fuori dei palazzi, ci sono stati e continuano ad esserci.
Ma nel tuo caso non è in discussione il concetto di autorevolezza. Ma quello relativo alla sacralità. Di un luogo, come l’altare, il tabernacolo. O anche di una semplice stola.
La chiesa, l’aula liturgica, non può essere assimilata a una casa privata. E’ uno spazio che appartiene ad una comunità. Alla comunità di fedeli.
Il mostrare e il mostrarsi sono sempre opportunità?
Nell’era del “tutto è relativo” stiamo annegando nella confusione. Annaspiamo confondendo alibi e ragioni.
So bene di non essere il primo, don Roberto, a portare avanti queste argomentazioni. E so bene che sei stato chiamato già in causa da altre ben più autorevoli voci su tutto questo.
Facendo parte del progetto editoriale Porta di Servizio ho, però, ritenuto opportuno intervenire anche per la rettifica inviata.
Don Roberto, il problema del video trend su un episodio mai accaduto sta forse proprio nel fatto che non sia accaduto.
Non sunt facienda mala ut veniant bona.
A presto
Giovanni
Egregio Dott. Giovanni Villino
ho letto la Sua lettera con attenzione. Non la ritengo quasi per nulla condivisibile ma credo che siano rispettabili le opinioni di tutti.
Sono cresciuta anch’io tra le aule e i cortili salesiani, sono sposata, madre di due figli, insegnante e autrice e non concordo sulle Sue valutazioni fatte in merito alla rettifica richiesta da Don Roberto Fiscer e sulle Sue conseguenti valutazioni in merito alla vicenda neppure, come Lei afferma, se sono suffragate da voci più autorevoli della Sua. Ho già esposto il mio parere, anch’esso senz’altro opinabile o non condivisibile, nei commenti all’articolo del Suo collega Nasca.
Ma, mi consenta, pur apprezzando lo “spirito di squadra” che, in quanto membro del Progetto Porta di Servizio, L’ha spinta ad intervenire con la Sua lettera aperta, se dobbiampo parlare di “toppe che sono peggio del buco”, il Suo intervento, in questo caso, dà più l’impressione di essere proprio la famigerata “toppa”.
Purtroppo non ho il tempo di dilungarmi oltre nè l’intenzione. Seguo anche io, per lavoro, i social, i portali di informazione, le testate giornalistiche e perciò anche quelle cattolici. Come Lei mi insegna Don Bosco era un solerte e bravissimo sostenitore di quella che, allora, si definiva la “buona stampa”.
Apprezzo Porta di Servizio, che propone validi articoli anche se, a volte, rivelo qualche caduta.
Mi riferisco, ad esempio , all’articolo del 15/6/2022 su Carlo Acutis in cui il Suo collega Nasca definiva il corpo del beato: ” quel corpo intatto, sereno e luminoso, come se lo avessero da poco adagiato nella bara…”. Ecco, in quell’occasione, mi ero permessa di far notare che si trattava di notizia inesatta o quanto meno fuorviante, facendo riferimento alla dichiarazione del Vescovo Sorrentino che riporto testualmente:
“È inesatto dire che il corpo del Venerabile sia ‘incorrotto’. Quando si è usata la parola ‘intatto’, si intendeva dire ‘intero’, e cioè che il corpo, rispetto alla sua condizione anatomica, pur segnata dal normale processo trasformativo, è completo nelle sue parti strutturanti”. Il corpo perciò era intatto, sereno e luminoso perchè sottoposto ai trattamenti del caso, necessari per esporlo alla vista dei fedeli ma questo non è stato rilevato nè spiegato al pubblico.
Non ho ricevuto nessuna risposta ma non era necessaria certamente una richiesta di rettifica.
Credo però sia necessaria la correttezza dell’informazione, una trasparenza che non lasci spazi ad interpretazioni fuorvianti. Penso che sia poi chi legge a fare le opportune valutazioni e a formarsi personali idee e giudizi. Sempre tutti rispettabili.
Le porgo distinti saluti
Federica Storace
Gentile Federica, grazie intanto per il suo commento.
Mi sarebbe piaciuto leggere il motivo per cui il mio intervento le dà l’impressione “di essere proprio la famigerata “toppa””.
Lei scrive: “Non ho il tempo di dilungarmi oltre né l’intenzione”. Ed io resto qui, sospeso nel giudizio.
Cordialità.
Giovanni
Egregio Dott. Villino
La ringrazio per la Sua gentile risposta. Non ho tempo di dilungarmi oltre e non ne ho l’intenzione perchè avevo già esposto il mio punto di vista motivato come commento all’articolo del Suo collega Dott. Nasca, pubblicato sulla Vostra pagina Facebook, a cui, come succede su Facebook, erano seguiti altri commenti, diversi dei quali condividevano le mie osservazioni.
Con stupore mi rendo conto, come ho appena commentato su Facebook, che sito e pagina Facebook non procedono “di pari passo”, anzi addirittura che l’articolo del suo collega Nasca su don Fiscer non compare più. Sto nuovamente controllando mentre Le scrivo e vedo la lettera di rettifica, la Sua lettera ma non più l’intervento da cui è partito questo dibattito ed in cui comparivano anche i miei commenti e quelli di altri lettori.
Sarà un problema di visualizzazione? Non lo so. Rimango sospesa anche io sul giudizio. Certo che trovo …strano non individuare più su Facebook sia il Post in oggetto che i relativi commenti.
Desiderava sapere come mai la Sua lettera dava l’impressione di essere la famigerata “toppa”? Credo che la “scomparsa di post su facebook e relativi commenti sia una buona risposta. Come lo erano anche le mie opinabili osservazioni che Lei, a quanto pare, non ha avuto modo di leggere.
Cordialità
Federica Storace