Perplessità e qualche domanda – a proposito dell’iniziativa che prende avvio in questi giorni e che coinvolge la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi e l’abbazia di San Martino delle Scale – sull’opportunità di utilizzare l’aula liturgica per dare vita ad una performance che, attraverso il suono di alcuni strumenti musicali condurrà i fedeli ad un percorso di luce e di pace interiore. Una iniziativa proposta dall’associazione Acustico Caustico e realizzata con il contributo del Comune di Palermo, fondi Fus spettacolo dal vivo; esperienza già proposta nella parrocchia di San Filippo Neri allo Zen.
La performance – come riporta l’articolo di Palermotoday – si svolge così: “Il pubblico entra in chiesa, nel luogo magico di luce e silenzio, con un flusso controllato e ordinato… un viatico interiore di luce e silenzio, di silenzio e suono. Viene preparato a ricevere questo nuovo dono crismatico: ogni persona troverà presso la postazione assegnata dalle sedute specificamente indicate e distanziate, una benda nera sigillata e sanificata: ciascuno cingerà gli occhi e la performance-rito sarà fruita senza il supporto visivo esterno. Questo favorisce l’illuminazione interiore e rende percepibile il suono attraverso una diversa esposizione esperienziale. La preclusa visione del mondo materiale illumina lo spirito sospinto dal suono che, nel gioco di relazione con le geografie del silenzio, si sposta attorno al pubblico creando un gioco di risonanze e riflettendo nuove immagini di senso, vocandosi a strumento di ascesi interiore. …Dopo un lungo silenzio di luce interiore il pubblico sarà indotto a sbendarsi e riprendere il cammino”.
E’ chiaro che i termini che descrivono questa particolare esperienza sono molto più vicini alle pratiche orientali di meditazione buddista che all’esperienza di dialogo e comunione con il Dio dei cristiani che, attraverso la concreta e peculiare Incarnazione di Cristo, offre ai fedeli un approccio di fede e di ascesi interiore diverso.
Nell’aula liturgica di ogni chiesa, è la Parola di Dio e la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia che parlano al cuore dell’uomo. La fede cristiana non ci insegna ad immaginare Dio, ma ad incontrarlo realmente e concretamente nella nostra vita. “All’inizio dell’essere cristiano – scriveva Papa Benedetto XVI, nella Deus Caritas Est, non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Foto: Palermotoday
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