Era circolata in queste ore la notizia della scarcerazione di Rolando Álvarez, il vescovo di Matagalpa condannato dal governo del Nicaragua di Daniel Ortega a ventisei anni e quattro mesi, con la motivazione assurda e pretestuosa di cospirazione e diffusione di notizie false.
Il vescovo Matagalpa – dopo aver trascorso quattro mesi in condizione di carcerazione umiliante e disumana – era stato, a quanto pare, liberato su ordine di Daniel Ortega, e, secondo quanto affermato dalla stampa nicaraguense, si trovava sotto la protezione della Conferenza episcopale, sorvegliato dalla polizia del Governo Ortega.
Una possibile liberazione che attendeva, in risposta “diplomatica”, la “scelta” dell’esilio volontario da parte di monsignor Álvarez, che però non accettato il compromesso, visto che lo aveva già rifiutato in precedenza preferendo rimanere con il suo popolo e in coerente e coraggioso ossequio al suo ministero episcopale.
Nulla di fatto, dunque, e il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez, ritorna in carcere a scontare la pena che gli è stata comminata ingiustamente.
Nelle scorse settimane, nel Santuario Mariano Diocesano di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, il rettore e parroco del Santuario, monsignor Salvatore Priola, ha organizzato un momento di Adorazione Eucaristica, per ricordare il martoriato vescovo di Matagalpa e pregare anche per i cristiani uccisi e perseguitati nel mondo a motivo della fede cristiana, illuminando di rosso (colore del martirio) la facciata principale del Santuario e l’interno dell’aula liturgica.
Lo stesso monsignor Priola, durante una delle recenti omelie domenicali, ha ricordato le condizioni di carcerazione disumana riservate dal regime nicaraguense al vescovo Álvarez, definendolo un confessore della fede, pronto a pagare il prezzo più alto pur di non arretrare di un centimetro in ordine alla fedeltà al Vangelo di Cristo.
Oggi, purtroppo, è diventato davvero difficile continuare a professare la fede cristiana, ripiegando spesso su un modello di appartenenza ecclesiale socio-intimistica, così da non disturbare nessuno!
«Che fine ha fatto la nostra fede – Insiste Priola –, e quanto incide nelle scelte di vita di tutti i giorni! A chi diamo retta quando dobbiamo fare delle scelte importanti, chi sono i nostri maestri, da chi ci lasciamo ispirare?»; «I cristiani non hanno nemici – precisa il Rettore della Madonna della Milicia –, ma è evidente che ci sono molti nemici dei cristiani, che non si fanno scrupoli nel mettere in carcere, preti, vescovi, famiglie, e che non si fanno scrupoli di mettere in scena pagliacciate blasfeme, deridendo e oltraggiando fino alla blasfemia i contenuti e i segni della fede cristiana».
Monsignor Priola, con la schiettezza che lo contraddistingue, riferisce senza mezzi termini il vergognoso e indisturbato costume di alcuni sedicenti comici, «i quali non si fanno problemi di mettere in scena, in televisione – usando segni, linguaggi, oggetti e abbigliamenti tipici della religione cristiana – delle parodie contro la fede cristiana. Altri ancora – prosegue il Rettore – si permettono di aggredire impunemente le comunità cristiane portando in giro, su false processioni, persino oggetti fallici camuffati da immagini sacre, magari poi dicendo che vogliono rispetto per le loro scelte di vita».
Le osservazioni di Priola sono confutabili in diverse pagine di giornali, dove certi scandali vi trovano ampio spazio. Delle sopraffazioni e delle persecuzioni riservate a tanti cristiani nel mondo, invece, sono davvero in pochi a parlarne!
I cristiani non hanno nemici – conclude Salvatore Priola – «le porte delle nostre comunità sono aperte a tutti, e siamo pronti ad amare e a lasciarci amare da tutti. Ma nello stesso tempo, noi sappiamo anche, e diciamo chiaramente, che non faremo un solo passo indietro rispetto al Vangelo. Diceva il grande san Giovanni Paolo II: “Continueremo ad annunciare la verità del Vangelo anche a costo di tornare ad essere in dodici”. Là dove ci mettono il bavaglio e ci impediscono di professare la nostra fede, è bene che sappiano: che se metteranno a zittire noi, grideranno le pietre!».
Foto: Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)
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