Visitare i carcerati è una delle sette opere di misericordia corporale indicate dalla tradizione cattolica, un’opera che fra Loris D’Alessandro, dell’Ordine dei Frati Minori di Sicilia, svolge regolarmente nella Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo, in qualità di cappellano.
In una recente intervista, pubblicata dal Sir (Servizio Informazione Religiosa), fra Loris illustra le attività che si svolgono all’interno della casa circondariale, che ospita circa 1.200 detenuti e tra questi tre sezioni femminili.
Tra le attività religiose vengono proposte le catechesi, la messa settimanale in tutte le sezioni, a cui – precisa fra Loris – partecipa un’utenza di quasi mille persone. Altre iniziative vengono proposte dal “Centro Padre Nostro” (fondato dal beato Pino Puglisi) che organizza il cineforum in tutte le sezioni per tutta l’estate, e al termine del film viene poi viene offerto il gelato, «un’iniziativa molto gradita a detenuti e detenute».
«A settembre – spiega fra Loris D’Alessandro – come comunità religiosa riprenderemo tutte le attività settimanali in tutte le sezioni, e i momenti di preghiera. Possiamo contare anche sulla collaborazione delle Suore Missionarie della Carità, le suore di Madre Teresa di Calcutta». Fra gli altri volontari vi sono, inoltre, due seminaristi (uno dei quali garantisce la sua presenza anche d’estate), i volontari dell’Azione Cattolica e due diaconi permanenti. Insomma, precisa con soddisfazione il frate Cappellano «c’è una bella squadra per le attività religiose, e quindi riusciamo a dare piccole risposte».
Anche durante il periodo estivo – certamente più faticoso per chi vive in carcere – fra Loris non fa mancare la celebrazione della Messa e la sua presenza, girando per le sezioni e offrendo una parola di conforto; «la mia presenza – dice – aiuta a creare movimento e aspettative».
Tra le difficoltà generali presenti nel carcere “Pagliarelli”, fra Loris sottolinea «la mancanza di un numero adeguato del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori e dei funzionari giuridico-pedagogici, sono pochissimi e questo crea uno stress notevole per il personale, per i servizi che si svolgono». Un altro problema interno al carcere – prosegue fra Loris – è la «presenza di tossicodipendenti e persone con problemi psichiatrici, tante volte è la droga a portare anche disturbi psichiatrici. Questi detenuti sono in grandissimo aumento e il lavoro diventa difficile: gli agenti vengono aggrediti verbalmente sempre, a volte anche fisicamente. Le persone con problemi psichiatrici e tossicodipendenti non dovrebbero stare in carcere bensì, rispettivamente, nelle Rems [le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza previste dalla l. 81/2014 per accogliere le persone affette da disturbi mentali, autrici di reati, a cui viene applicata dalla magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o l’assegnazione a casa di cura e custodia, N.d.C.] e in comunità. Oltre agli agenti, soffrono anche gli altri detenuti perché preoccupa avere una persona squilibrata in cella».
Infine, fra Loris menziona la terribile piaga del crack che miete vittime soprattutto tra i giovani, ed è per questo – conclude – che «si dovrebbero inasprire le pene per quelli che lo vendono».
Foto: Ansa.it
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