L’indignazione ha superato ormai ogni limite, e le parole non basterebbero a spiegare in quale maleodarante fogna di gratuita violenza si trovi immersa la nostra società e soprattutto le nuove generazioni. Non ci si può e non ci si deve abituare al fatto che l’anima e il corpo di una persona possano diventare un oggetto su cui sfogare i propri istinti sessuali.
Lo stupro di gruppo, consumato in questi giorni a Palermo ai danni di una giovane ventenne, lascia tutti sbigottiti e disgustati per la feroce e disumana violenza, accompagnata – come lurido bottino di guerra – da video e frasi sarcastiche, che gli autori dello stupro hanno veicolato attraverso i social.
Siamo di fronte all’ennesimo campanello d’allarme che già da diversi anni ci invita a riflettere sul degrado civile e morale che la nostra società ha superato oltre ogni misura.
Nessuna frase di circostanza potrà saziare il desiderio di giustizia che in queste ore alberga nel cuore della vittima dello stupro e dei suoi familiari, e sarà bene che anche la società cominci a rendersi conto che è arrivato il momento di riprendere in mano gli strumenti educativi, morali e valoriali di un tempo! Sì proprio quelli, quegli strumenti educativi che abbiamo dismesso, ritenendoli obsoleti e inadeguati alla mondanità imperante del nostro tempo; quelle lezioni di vita che orientavano i figli al rispetto di ogni persona, all’uso adeguato delle parole, alla responsabilità e al comportamento leale con gli amici, all’eleganza dei gesti nei confronti della donna, alla solidarietà e all’attenzione verso chi vive nell’indigenza, alla vita di fede e al rispetto del sacro, onorando tutte le relazioni e favorendo il confronto e il dialogo in ogni circostanza.
Educare significa anche dire dei “no”, con costante fermezza, per aiutare i giovani a comprendere che c’è sempre un limite – in ogni circostanza della vita – che non dev’essere superato, e soprattutto perché le regole (in famiglia e nella società) sono destinate a custodirti e non a limitare la tua “presunta” libertà!
Questo ennesimo e vigliacco stupro di gruppo, registrato nella bella Palermo, ci dice che siamo già arrivati – tristemente ed inesorabilmente – al capolinea!
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