La si trova in ogni parrocchia e, sempre più spesso, anche nelle case dei fedeli. Parliamo della “corona di Avvento”, uno dei simboli più conosciuti e amati del tempo liturgico che prepara al santo Natale. Diverse per dimensioni, fogge, colori, forme e decorazioni, le corone di Avvento esprimono tutte lo stesso significato: l’attesa per l’arrivo di Gesù Cristo nel mondo e nei cuori dei credenti.

Una tradizione che Porta di Servizio vuole celebrare con l’iniziativa “Incorona l’Avvento”, invitando parrocchie e famiglie a inviare una foto della propria corona alla mail redazione@portadiservizio.it.

Un po’ di storia

Una tradizione nemmeno troppo antica: le prime tracce risalgono ad appena qualche secolo fa e appartengono al mondo protestante tedesco, ma la corona di Avvento fu ben presto usata anche dai cattolici. Si dice che a suggerire l’idea furono i bambini di un orfanotrofio, impazienti di veder arrivare la festa del Natale e allora, come una sorta di conto alla rovescia, la corona scandiva i giorni feriali e le domeniche che mancavano alla celebrazione della nascita di Gesù Bambino. Oggi è talmente radicata nella Chiesa cattolica da essere addirittura citata nel “Direttorio su pietà popolare e liturgia”.

Il suo significato

La corona di Avvento è composta da 4 candele, una per ogni domenica di Avvento, e aiuta quindi i fedeli a vivere la dimensione dell’attesa tipica di questo tempo liturgico: un’attesa per una venuta (che in latino si dice appunto “adventus”) non solo storica, cioè quella di un Dio che si incarna e nasce in una mangiatoia, ma anche escatologica, cioè di un Dio che tornerà alla fine dei tempi. Una doppia dimensione che si vive molto bene anche nelle liturgie che fino al 16 dicembre ci rimandano alla “seconda venuta”, mentre dal 17 al 24 si riferiscono più al dato storico.

Perfino le quattro candele, via via, hanno assunto un significato preciso indicando nell’ordine i profeti, Betlemme, i pastori e gli angeli che ci aiutano a fare memoria della storia della salvezza.

“La disposizione di quattro ceri su una corona di rami sempre verdi, in uso soprattutto nei paesi germanici e nell’America del Nord, è divenuta simbolo dell’Avvento nelle case dei cristiani – recita il Direttorio al numero 98 – La corona di Avvento, con il progressivo accendersi delle sue quattro luci, domenica dopo domenica, fino alla solennità del Natale, è memoria delle varie tappe della storia della salvezza prima di Cristo e simbolo della luce profetica che via via illuminava la notte dell’attesa fino al sorgere del Sole di giustizia”.

Perché è rotonda?

Dimensioni e caratteristiche sono fortemente simbolici: la forma circolare rimanda all’idea dell’infinito, cioè di Dio; le candele sono solitamente tre di colore viola e una rosa, seguendo così la liturgia (c’è chi ne aggiunge anche una quinta bianca per il Natale); i rami di pino e abete, due piante sempreverdi, raccontano di una vita che non muore mai, nemmeno d’inverno.

La simbologia della luce

La simbologia però più importante è quella della luce che rimanda a Cristo, luce delle genti, che squarcia le tenebre del mondo, un po’ come la stella cometa illumina la notte e indica il cammino. Nel progredire dell’Avvento, e quindi con l’aumentare delle candele accese, la luce si farà sempre più forte finché non diverrà piena nella liturgia del Natale quando, come si legge nel Prologo di Giovanni, viene “nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is, 9,1), si legge nella prima lettura della Veglia. Di luce furono avvolti i pastori all’apparire dell’angelo che annunciava loro la nascita del Cristo e anche i testi eucologici ci aiutano a comprendere meglio questo significato.

L’orazione Colletta della Veglia dice: “O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo”. E quella sulle Offerte recita: “Ti sia gradita, o Padre, la nostra offerta in questa notte di luce”.

Ancora più espliciti sono i testi della messa dell’Aurora: “Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro Spirito” (Colletta); “Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra” (Canto al Vangelo).

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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