A proposito delle esternazioni di Gino Cecchettin – papà della giovane Giulia, ferocemente uccisa dal suo ex fidanzato – che in questi giorni hanno fatto discutere per una “imprecisione” riguardante il perdono di Cristo nei confronti dei suoi carnefici, è doveroso fare un po’ di chiarezza.
Certamente la capacità di perdono va considerata dentro un cammino interiore, che ha bisogno di tempo perché se ne maturi la piena consapevolezza. Ed è per questo che ci si dovrebbe guardare – soprattutto in ambito giornalistico – dal chiedere (come nel drammatico caso che ha riguardato la famiglia Cecchettin) “subito”, quando ancora il dolore brucia anima e corpo, se si è disposti a perdonare!
A tale interrogativo, il papà di Giulia Cecchettin ha risposto con queste parole: «Il perdono? È una cosa veramente difficile. Neanche Gesù ha perdonato i suoi carnefici, ha chiesto a Dio di farlo. Sarà difficile».
“Padre, perdona loro”
Ovviamente – con grande rispetto per il dolore di un genitore, che ha perduto la figlia in condizioni così drammatiche – è giusto ricordare che le parole della Sacra Scrittura, a proposito dell’episodio prima esposto, dicono tutt’altro. Gesù infatti, invocando il Padre, perdona ai propri carnefici: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Gesù in altre occasioni aveva rivelato ai discepoli l’unità tra lui e il Padre; alla domanda dell’apostolo Filippo, «Signore, mostraci il Padre», Gesù, infatti, aveva risposto: «Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse» (Gv 14,10-11).
Gesù, inoltre, negli anni della sua predicazione ha sempre sottolineato la dinamica del perdono, a cominciare persino dai propri nemici. «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,43-45).
E non è certamente casuale che Stefano, il primo martire della storia cristiana, in adesione alla fede e ad imitazione di Cristo, nel momento in cui subirà la mortale lapidazione perdonerà i propri carnefici pregando con queste parole: «Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,60).
Il comunicato dell’Ucsi Sicilia
All’imprecisione scritturistica prima rilevata, ha risposto in questi giorni, il presidente dell’UCSI Sicilia (Unione Cattolica Stampa Italiana), Domenico Interdonato, con un comunicato che riportiamo per intero:
«I tanti giorni di attesa, poi la scoperta della drammatica uccisione della figlia Giulia, lo ha portato a scontrarsi con una “Tempesta” di dolore che difficilmente si placherà. Gino Cecchettin lo ha confermato nel suo messaggio letto in chiesa e rilanciato dai media. Nel messaggio ha parlato di perdono dicendo: “Neppure Gesù ha perdonato i carnefici”, ecco da giornalista cattolico, da padre e da uomo, capisco e sono vicino all’immenso dolore e allo smarrimento nell’affrontare la disgrazia, ma è giusto ricordare che Gesù sulla croce diceva ‘Luca 23, 34’: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Quindi Gesù rivolgendosi al Padre perdona i suoi carnefici. Concludo evidenziando il ruolo e la responsabilità di noi giornalisti a non lanciare nei titoli un falso storico, perché dobbiamo avere sempre la capacità di tutelare la verità. Infine da padre penso che il percorso di papà Gino verso il perdono al momento sarà lungo».
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Concordo con l’autore dell’articolo: grande comprensione e rispetto per il dolore di un padre che, per mano violenta, ha improvvisamente perso una figlia. DOVEROSO l’invito ai giornalisti di espletare in modo corretto e responsabile il loro prezioso lavoro che deve essere sempre svolto a tutela della verità. Auguro al papà di Giulia tutto il bene del mondo e, anche se non sarà facile e immediato, di trovare, un giorno, la forza del PER DONO.