Altri personaggi, unitamente ai pastori, si mettono alla ricerca di Gesù. Essi appartengono ad una categoria tutt’altro che povera, e proprio perché ricchi devono percorrere – così sottolinea il Vangelo – una strada più lunga prima di giungere nell’umile presepe, rinunciando al benessere economico o culturale.

I Magi, dunque, intraprendono il loro viaggio seguendo le tracce di una stella che – non importa se frutto dei loro calcoli o disegno divino – li condurrà verso la grotta di Betlemme. Nell’offrire i doni a Gesù, i magi si mostrano disponibili a distaccarsi dai propri averi, per abbracciare un bene più prezioso che hanno il privilegio di contemplare nell’umile presepio. In tal modo i sapienti viaggiatori si accostano al mistero del Natale raggiungendo la condizione umile dei pastori.

Entrambi livellano la propria realtà umana a partire da quel margine tracciato da Dio nel momento in cui, incarnandosi, si fa povero. Il possesso è ciò che caratterizza la vita dell’uomo attraverso il quale egli afferma se stesso, ciò che contraddistingue invece l’umanità di Cristo è la sua libera ed estrema povertà. Egli a riguardo è categorico: «Vendi quello che hai e dallo ai poveri…poi vieni e seguimi» (Mc 10,21).

Gesù non può essere definito un fanatico della povertà, né tantomeno è interessato alla proprietà come argomento specificatamente economico, il problema piuttosto riguarda la nostra capacità di giudicare tutto (relativamente al possesso) in relazione al rapporto con Dio. Nell’opzione, dunque, di questa scelta il cristiano ha la possibilità di porsi alla sequela di Cristo e può decidere liberamente di farsi povero nel proprio cuore per arricchire gli altri: «Il cuore spoglio di se stesso, infatti, – scriveva il teologo svizzero Von Balthasar – il cuore che non vuole appartenere a se stesso, si rende pane e vino per tutti quelli che hanno fame. Questo lo può fare il pastore come il re, ed ogni uomo che nella scala sociale sta in mezzo a questi due estremi, ogni più piccolo uomo».

Il Vangelo della solennità dell’Epifania ci ricorderà questa immagine: «Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2, 1-2).

Anche noi desideriamo orientare la nostra vita verso quel Re Bambino, come i Magi vorremmo iniziare a cercare il Signore per adorarlo e accoglierlo nel nostro cuore. Quei tre pupazzetti colorati – vestiti con nobili abiti e ornati d’argento e d’oro – che nella spianata dei nostri presepi si avvicinano alla grotta santa, insieme ai fedeli e mansueti cammelli, raccontano il misterioso e faticoso viaggio che essi hanno intrapreso per onorare il re dei Giudei.

I Magi – lungi dall’essere una semplice coreografia natalizia – sono una eloquente provocazione al nostro desiderio di incontrare Dio. Anche noi, dunque, dobbiamo metterci in viaggio! Il Re dei Re si lascia trovare nella semplicità di mille gesti quotidiani, non dobbiamo far altro che desiderare d’incontrarlo.

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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