Una nota ufficiale, firmata dal vicario generale dell’arcidiocesi di Palermo, monsignor Giuseppe Oliveri, e indirizzata al parroco di santa Maria Maddalena di Ciminna, don Mario Cassata, per avvisare i fedeli sulla situazione del sacerdote Vincenzo Avvinti, ex domenicano oggi scomunicato, ed evitare “eventuali profanazioni del culto sacro”. Questa l’iniziativa della curia palermitana che lo scorso 14 marzo ha inviato una missiva ufficiale alla parrocchia di Ciminna, comune della provincia, “a seguito degli ultimi fatti occorsi e riguardanti il sacerdote Vincenzo Avvinti”. Una lettera scritta “per il bene spirituale della comunità ecclesiale diocesana, onde evitare – scrive Oliveri – qualsivoglia possibile confusione”.
Il provvedimento dei Domenicani
La vicenda riguarda Vincenzo Avvinti, ex domenicano che nell’agosto del 2021 è stato dimesso dall’Ordine dei Predicatori; Avvinti negli ultimi anni si era unito a don Alessandro Minutella, presbitero palermitano scomunicato per eresia e scisma, salvo poi allontanarsene. “Con diversi atti e dichiarazioni rese pubbliche attraverso i mezzi di comunicazione di massa – continua la nota – ha dichiarato di rompere definitivamente la sua comunione con la Chiesa cattolica per aderire a una aggregazione denominata ‘Chiesa veterocattolica in Italia e nel mondo’”.
La scomunica
Posizione che, come evidenza il vicario generale di Palermo, ha fatto incorrere Avvinti “nella scomunica latae sententiae per il delitto di scisma dichiarata dalla provincia dei Padri Domenicani con decreto del 28 gennaio 2024 e, pertanto, il ministero da lui svolto non è in comunione con la Chiesa cattolica. Per tali motivi, si fa divieto ai fedeli della nostra Arcidiocesi di partecipare a qualunque titolo ad atti di culto (celebrazioni eucaristiche, sacramenti e sacramentali, catechesi, predicazioni o altri pii esercizi) eventualmente posti dal sacerdote Avvinti e ovunque svolti, sotto pena di incorrere nella scomunica, ponendosi in tal modo fuori dalla comunione con la Chiesa”. “Il presente provvedimento – conclude Oliveri – mira a evitare eventuali profanazioni del culto sacro, specialmente della santissima Eucaristia, scandalo, confusione o pericolo di errore”.
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