La scena dell’Ascensione del Signore, che l’Evangelista Marco esprime con una sola frase e che Luca dipinge più ampiamente alla fine del suo Vangelo e all’inizio degli Atti degli Apostoli, appare quasi – come in una epifania solenne -, il destino glorioso del Signore. Egli è stato in mezzo a noi come uomo: -“nacque da Maria Vergine, mori e fu sepolto e il terzo giorno è risusciato dai morti”-; con l’annuncio del Vangelo è entrato nel groviglio della storia umana; ed alla fine, ha offerto la vita per la salvezza dell’umanità.

L’ultimo distacco di Gesù dai discepoli; non è un abbandono, perché Egli rimane per sempre con loro – con noi – in una forma nuova, trasfigurata e piena di luce. San Bernardo di Chiaravalle spiega che l’ascensione al cielo del Signore, si compie in tre gradi: “il primo è la gloria della risurrezione, il secondo il potere di giudicare e il terzo sedersi alla destra del Padre”. Tale evento è preceduto dalla benedizione dei discepoli, che li prepara a ricevere il dono dello Spirito Santo, affinché la salvezza sia proclamata ovunque. Gesù stesso dice loro: “Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso” (cfr Lc 24,47-49). 

Le due espressioni fondamentali di questa pericolpe: 1)“assunzione in cielo” e 2) “sedere alla destra di Dio”, sono la chiave di volta per capire ciò che Gesù ha portato a compimento con la sua ascensione al cielo ed in seguito con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti nel cenacolo. 1) “Ascendere al cielo”, è una locuzione che nell’Antico testamento indica l’ingresso del giusto nella comunione piena con Dio dopo la morte. Gesù, il Figlio di Dio, ascendendo al cielo, apre ai credenti la via dell’eternità e dell’intimità divina. Insieme con Lui, abbiamo la possibilità di partecipare della gloria del cielo, e cantare in eterno insieme agli angeli ed ai santi l’inno della gloria e della benedizione. 2) Nel salmo, “sedere alla destra di Dio”, è l’espressione con cui Dio si rivolge al Re messianico. Questa raffigurazione esprime simbolicamente il potere di governo e di giudizio sull’umanità e sulla creazione attribuito dal Padre a Cristo risorto: “mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra (Mt 28,18). Non siamo più immersi in un mondo confuso, in una storia senza meta e senza speranza. Con la signoria di Gesù la “la vicenda umana” è guidata, sostenuta, orientata verso un orizzionte ben preciso, anche se le forze del male continuano a sferrare i loro attacchi a scatenare odio, a seminare guerre e discordie, scandali e miserie.

Il Signore attira lo sguardo degli Apostoli, verso il Cielo per indicare loro come percorrere la strada del bene durante la vita terrena. Egli, tuttavia, rimane nella trama della storia umana, è vicino a ciascuno e guida il cammino cristiano: è compagno dei perseguitati a causa della fede, è nel cuore dei migranti e dei rifugiati, è presente in coloro a cui è negato il diritto alla vita, e a quanti sono perrseguitati a causa della giustizia e della verità!

Accanto al Signore asceso in cielo e assiso alla destra del Padre, si raccolgono i discepoli, cioè la Chiesa che è invitata a partecipare alla gloria del Cristo e alla sua missione di salvezza, ecco perché quando lo videro, si prostrarono. Gesù, compie un atto di estrema fiducia affidandogli il mondo e il Vangelo. Ecco perchè la Chiesa, in definitiva rende presente nel tempo e nella storia, il raggio di luce lasciato da Cristo con la sua Resurrezione e ascensione al cielo. Gesù, con fiducia totale, gli affida la verità per chiamare  tutti nel regno di Dio: è la legge del granello di senape, del pizzico di sale, della luce sul monte, del cuore acceso che può contagiare di vangelo quanti si incontrano nel cammino. Come Gesù ha salvato con la parola e con le mani, così anche la Chiesa deve portare gli uomini nei sentieri della salvezza.  Il Vangelo è la lieta notizia, il racconto della tenerezza di Dio. Non le idee più belle, non le soluzioni di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: la parola di Dio è la vita e la persona di Cristo, pienezza d’umano e tenerezza del Padre.

Per concludere, la solennità dell’Ascensione, è la celebrazione del “totalmente altro che diventa infinitamente vicino”, è la vittoria sulla solitudine assoluta, e soprattutto è il trionfo su quella solitudine estrema che è la morte. Commentava un anonimo mistico ebreo: “la vita e la morte sono sorelle che rimangono insieme e che Dio ha attaccato l’una all’altra, abbracciate al ponte sul quale passa la carovana del mondo. Quando sarai uscito dalla tua stanza terrena con la morte, di là del ponte ritroverai ancora ad attenderti la vita che dovrai godere nella stanza dell’eternità”. E ciò che ha fatto Cristo per l’uomo. Allora, alziamo gli occhi verso il cielo, senza smarrirci, perché ormai la strada sicura che porta all’eternità, la conosciamo bene!

In foto: particolare del quadro del pittore tedesco Gebhard Fugel, 1893.

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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