Evitare le spettacolarizzazioni, proibire le benedizioni singole con il Santissimo Sacramento, limitare gli eccessi e gli abusi, dare regole chiare per esorcismi e preghiere di liberazione. La conferenza episcopale siciliana ha pubblicato lo scorso 14 maggio, festa di san Mattia apostolo, un decreto (IL TESTO) che prova a fare chiarezza sulle possessioni demoniache: un tema tanto delicato quanto mai attuale, alla luce di alcuni recenti e tragici fatti di cronaca.
Casi in aumento
Se da un lato infatti la Chiesa riconosce l’esistenza del maligno, così come insegnato dalla Sacra Scrittura, dall’altro mette in guardia da chi usa argomenti di questo tipo per altri fini che non siano il bene dei fedeli. “È in continuo aumento il numero di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da presunte possessioni e infestazioni diaboliche causate, a loro dire, da malefici e fatture”, scrivono i componenti della Cesi.
Abusi ed eccessi
Il problema però, sottolineano i presuli, è che alcuni sacerdoti “non agiscono in maniera uniforme e coordinata, intervenendo in vari modi con la celebrazione di Sante Messe, recitando preghiere di liberazione e di guarigione e, in qualche caso, praticando preghiere di esorcismo”. Si arriva anche a casi più estremi, in cui “le preghiere di liberazione sono recitate nelle chiese davanti all’Eucarestia solennemente esposta, in adunanze pubbliche, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei presenti. Durante queste celebrazioni qualche sacerdote passa persino tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento, verificandosi spesso urla, parolacce, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli. Altre volte tali preghiere avvengono in case private guidate da laici, qualche volta anche assistiti da sacerdoti”.
L’aiuto dei medici
Da qui l’esigenza di ribadire alcune regole della Chiesa. L’esorcismo non è un sacramento ma rientra fra i sacramentali, “segni sacri per mezzo dei quali vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali”. Per fermare il demonio, ricordano i presuli isolani, si deve coltivare “una sana vita spirituale, con l’assidua frequenza ai sacramenti, la preghiera fervorosa e incessante, l’ascolto docile della Parola di Dio”.
Ovviamente senza confondere i reali casi di possessione con disturbi fisici o patologie psichiatriche; in questi ultimi casi un esorcismo potrebbe rivelarsi addirittura controproducente per i fedeli, tanto che la Chiesa si avvale della collaborazione di medici e specialisti per giungere a un reale discernimento.
Le regole
I vescovi elencano quindi 18 disposizioni, ribadendo le regole della Chiesa. I laici e i semplici religiosi (senza ordini sacri) non possono pronunciarsi su “eventuali possessioni, vessazioni, ossessioni o infestazioni diaboliche”, senza il permesso dell’Ordinario; nessuno, nemmeno un esorcista, può “dire a qualcuno di aver ricevuto un maleficio e soprattutto di indicare la persona che lo avrebbe fatto, perché ciò può scatenare nelle persone sentimenti di odio”.
Le preghiere di liberazione devono essere sempre guidate da un sacerdote e mai da laici, né un prete può organizzare celebrazioni comunitarie di preghiere di guarigione senza il consenso del proprio vescovo; vietato anche ammettere persone possedute che potrebbero urlare, turbando i presenti. No all’isterismo e alla teatralità, no al coinvolgimento dei sensitivi, no ad atti magici o simili.
E ancora no all’introduzione di preghiere di liberazione durante la Messa, no all’imposizione delle mani su parti del corpo che possa “destare negli altri il sospetto” sulla castità del sacerdote, no alla definizione di “Messe di liberazione”.
Potranno compiere esorcismi solo i sacerdoti espressamente autorizzati, senza commistioni con offerte in denaro o regali che possano far pensare a compensi. Vietato anche passare tra i fedeli “benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento per qualsiasi motivo”.
Raspanti: “Prassi unitaria”
“Queste linee guida – dice il presidente della Cesi, monsignor Antonino Raspanti – sono emesse per affrontare questioni di interesse generale all’interno della comunità ecclesiale. Le pratiche religiose sono importanti per esprimere e mantenere una prassi unitaria all’interno delle comunità di fede. Attraverso la preghiera comune, la partecipazione ai sacramenti e l’osservanza dei rituali religiosi, i fedeli vivono la comunione con gli altri credenti”.
“Non bisogna alimentare la curiosità morbosa verso la preghiera di liberazione – dice Fra Benigno, direttore della Pastorale Esorcistica -. Bisogna aver cura anche dei fratelli più fragili e non sottoporre nessuno a preghiere di liberazione comunitarie. Ecco perché i vescovi, giustamente, intervengono a regolare questi punti. È chiaro che bisogna obbedire, come ci insegna il Vangelo, anche a queste indicazioni che ci vengono date per il bene di tutti”.
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