Nella diversità e molteplicità dei ruoli e dei compiti che sono affidati ai diversi ministri durante le celebrazioni liturgiche non tutto compete a tutti e, nell’esercitare il proprio servizio liturgico, ognuno, ed in particolare il ministrante, deve compiere solo ed esclusivamente ciò che è di sua stretta competenza.
I ministeri con cui si evidenzia l’unità della Chiesa, pur nella diversità dei ruoli, si possono distinguere in tre grandi categorie:
• ministeri ordinati
• ministeri istituiti
• ministeri di fatto
Ministeri ordinati
I ministeri ordinati sono quelli svolti in forza del sacramento dell’Ordine nei suoi tre diversi gradi:
• episcopato (episcopo o vescovo dal greco epìscopos, che significa “supervisore”);
• presbiterato (presbitero dal greco presbyteros e dal latino presbyter, da cui deriva il più comune termine prete che significa “anziano”);
• diaconato (diacono dal greco diakonos che significa “servitore”).
Episcopato
Il vescovo è il presbitero a cui è affidata la cura pastorale di una porzione di popolo chiamata diocesi (Chiesa locale). L’insieme di tutte le diocesi costituisce la Chiesa universale di Cristo, che vive in comunione e sotto l’autorità e la guida spirituale del pontefice. Il nome che viene dato al vescovo che presiede un’arcidiocesi, ovvero una diocesi che corrisponde normalmente alla città più grande o per motivi storici la più prestigiosa della provincia ecclesiastica, è arcivescovo (dal greco archepiskopos, composto da arché = primo, ed epi`scopos = vescovo). La distinzione fra vescovo e arcivescovo non è assolutamente di carattere sacramentale (non comporta un’ulteriore ordinazione e il grado è sempre quello episcopale) ma è di funzione e responsabilità all’interno della Chiesa. I vescovi reggono pertanto la propria diocesi ponendosi nei confronti del popolo di Dio loro assegnato, ed in forza dello Spirito Santo dato loro nel sacramento dell’Ordine, come veri ed autentici maestri della fede e pastori. Così come il pastore ha cura del proprio gregge, allo stesso modo il vescovo dovrà avere cura dei fedeli a lui affidatigli. Egli dovrà: consigliarli, edificarli e chiamarli alla fede attraverso la predicazione del Vangelo; essere per loro esempio di santità; santificarli per mezzo dei sacramenti e sacramentali di cui è dispensatore; presiedere la celebrazione dell’Eucaristia con la quale continuamente vive, si nutre, e cresce la Chiesa.
Presbiterato
Per la cura pastorale della propria diocesi, il vescovo pone come guide e pastori dei fedeli che si riuniscono nelle diverse chiese parrocchiali della diocesi i “suoi” presbiteri. I presbiteri, premurosi assistenti e collaboratori del proprio vescovo, sono pertanto a lui uniti nel servizio alla porzione del popolo di Dio attraverso la predicazione del Vangelo, il rinnovo del mistero di Cristo nel sacrificio eucaristico della S. Messa, la promozione del culto della religione cristiana facendo sentire ai fedeli la presenza viva di Cristo, e il santificare i fedeli attraverso i sacramenti (ad esclusione della Confermazione e dell’Ordine).
Diaconato
In forza della sacra ordinazione ricevuta, l’ufficio proprio del diacono, servitore del vescovo, è amministrare il sacramento del Battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio, leggere la Sacra Scrittura, amministrare i sacramentali, presiedere il rito funebre, portare l’Eucaristia agli ammalati, promuovere il servizio alla carità. All’interno della celebrazione eucaristica ad egli spettano i tropi dell’atto penitenziale, annunciare il Vangelo, proporre ai fedeli le intenzioni della preghiera universale, assistere il sacerdote nel servizio all’altare, distribuire l’Eucaristia ai fedeli, rivolgere la monizione per lo scambio della pace e congedare il popolo.
Ministeri istituiti
I ministeri istituiti ordinari sono quelli che vengono conferiti dal vescovo in modo permanente con un rito liturgico detto di “istituzione”. Attualmente sono tre: l’accolitato (accolito dal greco akoluthos che significa colui che va dietro, che segue, accompagnatore), il lettorato, i catechisti. I ministeri dell’accolitato e del lettorato fanno riferimento rispettivamente all’altare e alla Parola, ossia all’amministrazione del sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo e di conseguenza alla carità, e all’amministrazione della Parola di Dio. Ministero istituito straordinario è quello di ministro straordinario per la distribuzione della S. Comunione.
Accolitato
L’accolito è ministro istituito per curare il servizio all’altare ed aiutare il sacerdote ed il diacono. A lui spetta, in modo particolare, preparare l’altare e i vasi sacri ed istruire coloro che nelle azioni liturgiche prestano il loro servizio. Nel rito d’ingresso, l’accolito può portare la croce in processione, in assenza del diacono può predisporre l’altare per la celebrazione eucaristica, quindi aiuta, se necessario, il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li presenta al sacerdote. Se si usa l’incenso, sempre in assenza del diacono presenta lui stesso il turibolo al sacerdote e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte e dell’altare. Può, come ministro straordinario, aiutare il sacerdote nella distribuzione della comunione al popolo ed aiutare infine il sacerdote o il diacono a purificare e riordinare i vasi sacri.
Lettorato
Il lettore è istituito per proclamare le letture della Sacra Scrittura (eccetto il Vangelo) e ad egli è demandata la preparazione di coloro che potrebbero leggere durante le azioni liturgiche, affinché la Parola di Dio sia chiaramente percepita dai fedeli. Il lettore istituito nella celebrazione eucaristica ha un suo ufficio proprio che deve esercitare lui stesso, anche se sono presenti ministri di ordine superiore. I compiti del lettore durante la liturgia eucaristica sono: portare in assenza del diacono il libro dei Vangeli nel rito d’ingresso (in tal caso procede davanti al sacerdote, in caso contrario sfila con gli altri ministri); proclamare le letture della Sacra Scrittura (eccetto il Vangelo); suggerire in assenza del Diacono, dopo l’introduzione del sacerdote, le intenzioni della preghiera universale. Se all’ingresso o alla comunione non si fa un canto, e se le antifone indicate sul messale non vengono recitate dai fedeli, le recita il lettore al tempo dovuto.
Ministro straordinario della Comunione
Affine al ministero dell’accolitato, ma che se ne differenzia per il campo più ristretto e per le circostanze eccezionali in cui può essere svolto, è quello del ministro straordinario per la distribuzione della Comunione. Questo è un ministero straordinario, ausiliario, non permanente (non rientra nella ordinarietà dei ministeri istituiti permanenti del lettorato e dell’accolitato), concesso in relazione a particolari e vere necessità di situazione, di tempi e di persone. Questo speciale ministero è stato istituito per consentire a tutti i fedeli, soprattutto ai malati, agli anziani e a quanti sono impediti di prendere parte alla Messa, di partecipare pienamente al sacrificio di Cristo e ai suoi frutti salvifici con la Comunione fuori dalla Messa; nonché di facilitare l’adorazione e il culto eucaristico in quei luoghi in cui non è facile avere a disposizione un sacerdote o un diacono per l’esposizione del SS.mo Sacramento. A norma del diritto il Vescovo diocesano può delegare un fedele laico, ad actum (per una occasione specifica) o ad tempus (per un periodo di tempo stabilito), servendosi di appropriata formula di benedizione che non può essere comunque in alcun modo assimilata a una sacra ordinazione o istituzione. Per il bene della Chiesa tale ministero può essere conferito a fedeli battezzati di almeno 21 anni di età e di cui si abbia riconoscimento da parte della comunità di appartenenza. Egli può essere incaricato inoltre, a motivo di una grande folla di fedeli, o per qualche particolare difficoltà in cui venga a trovarsi il celebrante, a prestare il suo servizio per la distribuzione della comunione durante la Messa. Soltanto in casi particolari e imprevisti ed in assenza di ministri preposti, il sacerdote che presiede la celebrazione eucaristica può dare ad un fedele laico un permesso esclusivamente ad actum per la distruzione della Comunione durante la Messa.
Ministeri di fatto
I ministeri di fatto sono quelli che vengono svolti da cristiani uomini e donne, religiosi/e e laici che, senza una esplicita nomina e gerarchia particolare, prestano servizi nella Chiesa per l’edificazione del popolo di Dio nei settori della carità, della pastorale e della catechesi, e durante le celebrazioni liturgiche. Svolgono un ministero liturgico di fatto (ovvero esercitato durante le celebrazioni):
• il coro, il maestro di coro, il salmista ed i musicisti, il cui compito è quello di eseguire a dovere le parti che sono loro proprie e promuovere la partecipazione attiva dei fedeli nel canto;
• il sacrista, che prepara diligentemente i libri liturgici, le vesti liturgiche e suppellettili che sono necessarie per la celebrazione della Messa;
• il commentatore che, secondo l’opportunità, rivolge brevemente ai fedeli spiegazioni ed esortazioni per introdurli nella celebrazione e meglio disporli a comprenderla e seguirla;
• coloro che accolgono i fedeli alla porta della chiesa, li dispongono ai propri posti e ordinano i loro movimenti processionali;
• coloro che raccolgono le offerte;
• i lettori incaricati di proclamare le letture della sacra Scrittura, in assenza del lettore istituito;
• i ministranti che, in collaborazione all’accolito istituito, prestano il loro servizio all’altare in aiuto al diacono ed al sacerdote;
• il cerimoniere, esperto di liturgia, incaricato di predisporre con cura le celebrazioni e di preparare i ministri a compierle con decoro, ordine e devozione.
Anche i ministranti pertanto, insieme ai lettori, i commentatori ed i membri della schola cantorum, svolgono un vero ministero liturgico e, proprio per l’importanza del loro servizio, è necessario che essi siano educati con cura, allo spirito liturgico e siano formati a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine. Solo con una buona ed adeguata formazione essi potranno infatti esercitare il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi (Sacrosantum Concilium, 29).
Fonte: Sussidio per la formazione liturgica dei ministranti, a cura di Marco La Russa, Arcidiocesi di Palermo (2014).
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