אחים ואחיות יקרים של השפה העברית, בענווה, אני דופקת בדלת לבכם. יש לי את הרצון לחלוק אתכם, את דבר האלוהים אשר עבורנו הנוצרים התממשו בישוע מנצרת. אני מאמין שכל ילדי אברהם צריכים ללמוד להכיר אחד את השני. התורה, גם כיום, מאירה את דרכם של בני ישראל, בדיוק כמו עבור הנוצרים, הבשורה היא התגשמות החוק העתיק. אני רוצה להציג בפניכם את ישוע המשיח דרך הקטעים שנקראו בכל יום ראשון בחגיגת המיסה הקדושה היום העולם צריך לראות אחווה בין כל ילדי האלוהים כדי להשיג שלום ופיוס. אם תרצו, נוכל יחד לגלות את יופייה של התורה, ולהתהלך יחדיו, מוארים על ידי דבר האלוהים

הקטע הראשון שאני מציג בפניכם נלקח מבשורת מרקוס: 4,35-41

היה זה יום אביבי, שכבר סומן על ידי שמים בהירים שהתהפכו עם השקיעה; אגן אגם טבריה, מעין מכתש הממוקם 212 מטרים מתחת לפני הים, שיקף את החופים הירוקים. לפתע החלה לנשוף רוח חזקה, שנראתה כמסמנת את גובה הגולן ואת הפסגות הבלתי נראות של הר החרמון ולבנון. מיד נראה מצח מעונן ומאיים מאוד מתקדם מהצפון, שנמתח מעל לראשיהם של התלמידים ושל ישוע. באגם החלו הגלים הראשונים לעלות. לפתע, בזוהר עז, ליווה את הברק הראשון; באותו זמן הגיע הגשם שהחל להתהפך בכוח על גדות הכפרים: טבריה, מגדלה, גינוסאר, כפר נחום, עין גב וכל יתר מרכזי החוף. מחזה טבע שהמקומיים היו רגילים אליו, אבל בכל פעם שהוא הופיע, זה הפך ל”אירוע” לספר בערב כאשר כל המשפחה התאספה סביב השולחן כדי לאכול

שתי נקודות מתעוררות: פחד ואמונה. פחד הוא מימד טבעי של החיים. מגיל צעיר אנו חווים צורות של פחד שמתבררות כדמיוניות ונעלמות; אחרים מופיעים מאוחר יותר, שיש להם יסודות מדויקים במציאות: חייבים להתמודד ולהתגבר על אלה עם מחויבות אנושית ואמון באלוהים. אבל אז, היום מעל לכל, יש צורה עמוקה יותר של פחד, של טיפוס קיומי, שלעתים גובל בייסורים: הוא נובע מתחושת ריקנות, קשור לתרבות מסוימת החדורה בניהיליזם תיאורטי ומעשי נרחב

אל מול הפנורמה הרחבה והמגוונת של הפחדים האנושיים, דבר אלוהים ברור: מי “ירא” אלוהים “אינו מפחד”. יראת האל, שהכתובים מגדירים כ”עיקרון החוכמה האמיתית”, חופפת לאמונה בו, עם הכבוד המקודש לסמכותו על החיים ועל העולם. להיות “ללא פחד אלוהים” פירושו לשים את עצמך במקומו, להרגיש אדונים של טוב ורע, של חיים ומוות. נהפוך הוא, אלה שיראים את אלוהים מרגישים בעצמם את הביטחון שיש לילד בזרועותיה של אמו: אלה שיראים את אלוהים רגועים אפילו בעיצומה של סערות, כי אלוהים, כפי שישוע גילה לנו, הוא אב מלא רחמים וטוב. מי שאוהב אותו לא מפחד: “באהבה אין פחד – כותב יוחנן השליח – להיפך, אהבה מושלמת מטילה פחד, כי פחד מניח עונש ואלה שמפחדים אינם מושלמים באהבה”. לכן המאמין אינו מפוחד לפני שום דבר, משום שהוא יודע שהוא בידי אלוהים, הוא יודע שלרוע ולא רציונלי אין את המילה האחרונה, אבל רק אדון העולם והחיים הם המשיח, דבר האל בהתגלמותו, שאהב אותנו עד כדי כך שהקריב את עצמו, מת על הצלב למען ישועתנו

Siamo tutti nelle mani di Dio (Traduzione)

Carissimi fratelli e sorelle di lingua ebraica, con umiltà, busso alla porta del vostro cuore. Ho il desiderio di condividere con voi, la Parola di Dio che per noi cristiani si è realizzata in Gesù di Nazaret. Credo che tutti i figli di Abramo dobbiamo imparare a conoscerci. La Torah, ancora oggi, illumina il cammino dei figli di Israele, così come anche per i cristiani il Vangelo è la realizzazione della legge antica. Voglio presentarvi Gesù Cristo attraverso i brani che ogni domenica si leggono nella Celebrazione della Santa Messa. Oggi il mondo ha bisogno di vedere la fraternità tra tutti i figli di Dio per realizzare la pace e la riconciliazione. Se volete possiamo insieme scoprire la bellezza della Torah, e camminare insieme illuminati dalla Parola di Dio.

Il primo brano che vi presento è tratto dal Vangelo di Marco: 4,35-41.

Era un giorno di primavera, già segnato da un cielo terso che volgeva al tramonto; il bacino del lago di Tiberiade, una specie di cratere posto a 212 metri sotto il livello del mare, rispecchiava le coste verdeggianti. All’improvviso cominciò a soffiare un vento impetuoso che sembrava marcare dalle alture del Golan e dalle invisibili vette del monte Hermon e del Libano; subito si vide avanzare da settentrione un fronte nuvoloso molto minaccioso e compatto che si distese sopra le teste dei discepoli e di Gesù. Nel lago, cominciarono a nascere le prime onde. All’improvviso con un bagliore intenso, accompagnò il primo fulmine; contemporaneamente arrivò la pioggia che si cominciò a rovesciare con forza sulle sponde dei villaggi di: Tiberiade, Magdala, Ghinossar, Cafarnao, Ein Giv e tutti gli altri centri della costa. Uno spettacolo della natura a cui la gente del luogo era abituata, ma ogni volta che si presentava, diventava un “evento” da raccontare la sera quando tutta la famiglia era radunata attorno al tavolo per consumare il pasto.

I punti che emergono sono due: la paura e la fede. La paura è una dimensione naturale della vita. Fin da piccoli si sperimentano forme di paura che si rivelano poi immaginarie e scompaiono; altre successivamente ne emergono, che hanno fondamenti precisi nella realtà: queste devono essere affrontate e superate con l’impegno umano e con la fiducia in Dio. Ma vi è poi, oggi soprattutto, una forma di paura più profonda, di tipo esistenziale, che sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico.

Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi “teme” Dio “non ha paura”. Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come “il principio della vera sapienza”, coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo. Essere “senza timor di Dio” equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre: chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura: “Nell’amore non c’è timore – scrive l’apostolo Giovanni – al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore”. Il credente dunque non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere nelle mani di Dio, sa che il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati sino a sacrificare se stesso, morendo sulla croce per la nostra salvezza.

Foto: Eugène Delacroix

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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