الأخوة الأعزاء وأخوات اللغة العربية، بتواضع، أطرق باب قلبك. لدي الرغبة في أن أشارككم، كلمة الله التي تحققت لنا نحن المسيحيين في يسوع الناصري. أعتقد أن جميع أبناء إبراهيم باسم الله الرحيم والعادل، يجب أن نتعلم معرفة بعضنا البعض. أود أن أقدم لكم يسوع المسيح من خلال المقاطع التي تقرأ كل يوم أحد في احتفال القديس المقدس. اليوم يحتاج العالم إلى رؤية الأخوة بين جميع أطفال الله من أجل تحقيق السلام والمصالحة. إذا كنت تريد، يمكننا معًا اكتشاف جمال الله والسير معًا مستنيرًا بتعليمه المحبة

المقطع الأول الذي أقدمه لكم مأخوذ من إنجيل مرقس

لقد كان يومًا ربيعيًا، تميز بالفعل بسماء صافية انقلبت عند غروب الشمس؛ وعكس حوض بحيرة طبرية، وهو نوع من الفوهة الواقعة على عمق 212 مترا تحت مستوى سطح البحر، السواحل الخضراء. فجأة بدأت تهب رياح قوية بدت وكأنها تمثل مرتفعات الجولان والقمم غير المرئية لجبل الشيخ ولبنان؛ على الفور شوهدت جبهة غائمة شديدة التهديد ومضغوطة تتقدم من الشمال تمتد فوق رؤوس التلاميذ ويسوع. في البحيرة، بدأت الأمواج الأولى في الارتفاع. فجأة، وبتوهج شديد، رافق البرق الأول؛ وفي الوقت نفسه، هطلت الأمطار التي بدأت تنقلب بقوة على ضفاف القرى التالية: طبرية، ومغلة، وغين وسار، وكفرن حوم، وعين جيفيف، وجميع مراكز الساحل الأخرى. مشهد من الطبيعة اعتاد عليه السكان المحليون، ولكن في كل مرة ظهر فيها، أصبح «حدثًا» يمكن إخباره في المساء عندما كانت العائلة بأكملها تتجمع حول الطاولة لتناول وجبة.

تظهر نقطتان: الخوف والإيمان. الخوف بعد طبيعي للحياة. منذ سن مبكرة نشعر بأشكال من الخوف تبين أنها خيالية وتختفي؛ ويظهر آخرون في وقت لاحق، والتي لها أسس دقيقة في الواقع: يجب مواجهة هذه الأسس والتغلب عليها بالتزام إنساني وثقة في الله. ولكن بعد ذلك، اليوم قبل كل شيء، هناك شكل أعمق من الخوف، من النوع الوجودي، والذي يحد أحيانًا من الألم: فهو ينشأ من الشعور بالفراغ، المرتبط بثقافة معينة تتخللها العدمية النظرية والعملية المنتشرة

في مواجهة البانوراما الواسعة والمتنوعة للمخاوف البشرية، فإن كلمة الله واضحة: الذين «يخافون» الله «لا يخافون». ان خوف الله، الذي تعرّفه الاسفار المقدسة بأنه «مبدأ الحكمة الحقة»، يتوافق مع الايمان به، مع الاحترام المقدس لسلطته على الحياة والعالم. أن تكون «بلا خوف من الله» هو أن تضع نفسك في مكانه، وتشعر كأساتذة الخير والشر، والحياة والموت. على العكس من ذلك، يشعر الذين يخافون الله بأنفسهم بالأمان الذي يتمتع به الطفل بين ذراعي والدته: أولئك الذين يخافون الله هادئون حتى في خضم العواصف، لأن الله، كما أوضح لنا يسوع، هو أب مليء بالرحمة والخير. فالذين يحبونه لا يخافون: «في المحبة لا خوف – يكتب الرسول يوحنا – بل على العكس، المحبة الكاملة تثير الخوف، لأن الخوف يفترض العقاب والذين يخافون ليسوا كاملين في المحبة». لذلك المؤمن لا يخاف قبل أي شيء، لأنه يعلم أنه في يد الله، إنه يعلم أن الشر وغير العقلاني ليس لهما الكلمة الأخيرة، ولكن فقط رب العالم والحياة هو المسيح، كلمة الله تتجسد، الذي أحبنا لدرجة التضحية بنفسه، والموت على الصليب من أجل خلاصنا

Siamo tutti nelle mani di Dio

Carissimi fraelli e sorelle di lingua araba, con umiltà, busso alla porta del vostro cuore. Ho il desiderio di condividere con voi, la Parola di Dio che per noi cristiani si è realizzata in Gesù di Nazaret. Credo che tutti i figli di Abramo nel nome del Dio misericordioso e giusto, dobbiamo imparare a conoscerci. Voglio presentarvi Gesù Cristo attraverso i brani che ogni domenica si leggono nella Celebrazione della Santa Messa. Oggi il mondo ha bisogno di vedere la fraternità tra tutti i figli di Dio per realizzare la pace e la riconciliazione. Se volete possiamo insieme scoprire la bellezza di Dio e camminare insieme illuminati dal suo insegnamento di amore.

Il primo brano che vi presento è tratto dal Vangelo di Marco: 4,35-41.

Era un giorno di primavera, già segnato da un cielo terso che volgeva al tramonto; il bacino del lago di Tiberiade, una specie di cratere posto a 212 metri sotto il livello del mare, rispecchiava le coste verdeggianti. All’improvviso cominciò a soffiare un vento impetuoso che sembrava marcare dalle alture del Golan e dalle invisibili vette del monte Hermon e del Libano; subito si vide avanzare da settentrione un fronte nuvoloso molto minaccioso e compatto che si distese sopra le teste dei discepoli e di Gesù. Nel lago, cominciarono a nascere le prime onde. All’improvviso con un bagliore intenso, accompagnò il primo fulmine; contemporaneamente arrivò la pioggia che si cominciò a rovesciare con forza sulle sponde dei villaggi di: Tiberiade, Magdala, Ghinossar, Cafarnao, Ein Giv e tutti gli altri centri della costa. Uno spettacolo della natura a cui la gente del luogo era abituata, ma ogni volta che si presentava, diventava un “evento” da raccontare la sera quando tutta la famiglia era radunata attorno al tavolo per consumare il pasto.

I punti che emergono sono due: la paura e la fede. La paura è una dimensione naturale della vita. Fin da piccoli si sperimentano forme di paura che si rivelano poi immaginarie e scompaiono; altre successivamente ne emergono, che hanno fondamenti precisi nella realtà: queste devono essere affrontate e superate con l’impegno umano e con la fiducia in Dio. Ma vi è poi, oggi soprattutto, una forma di paura più profonda, di tipo esistenziale, che sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico.

Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi “teme” Dio “non ha paura”. Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come “il principio della vera sapienza”, coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo. Essere “senza timor di Dio” equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre: chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura: “Nell’amore non c’è timore – scrive l’apostolo Giovanni – al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore”. Il credente dunque non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere nelle mani di Dio, sa che il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati sino a sacrificare se stesso, morendo sulla croce per la nostra salvezza.

Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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