La storia della Chiesa, in questi due millenni, ha conosciuto il genio della donna. Tante sono le martiri, sante, mistiche, ed eremite che testimoniano un modo specifico di intervenire nella storia, nella società civile, nella chiesa, lasciando intuire un’immensa presenza femminile attiva e feconda che spesso rimane nascosta nell’anonimato di ogni tempo.

La storia della vita di Rosalia è un misto di ricostruzioni e fede, poche notizie in parte leggendarie, come quelle di tanti santi e sante vissuti in epoche così lontane dalla nostra, che hanno donato la loro vita, spesso affrontando il martirio, e sono rimasti ignorati, a volte anche per lungo tempo, finché la loro esistenza, il loro sacrificio, le loro virtù eroiche non sono pervenuti a conoscenza del popolo di Dio e della Chiesa.

Rosalia si distingue per la sua giovane età, non è l’unico caso pensiamo a santa Teresina, santa Caterina da Siena le quali testimoniano che Dio sceglie ciò che è debole, fragile, incerto trasformando la fragilità nel nostro caso di Rosalia in roccia fino a divenire strumenti.

Rosalia De Sinibaldi, nata tra il 1130-1180 la madre era la contessa Maria Guiscardi imparentata con il Re Ruggero II d’Altavilla e il padre il conte Sinibaldi vassallo dei re normanni e signore dei territori della Quisquina.

Dalla nobile famiglia ottenne una buona educazione e una solida formazione cristiana. Ben presto per le sue doti di cortesia e di regalità, oltre che per la sua straordinaria bellezza, fu scelta come damigella d’onore della regina Margherita, figlia del re di Navarra e moglie di Guglielmo I detto il Malo, che dal padre Ruggero Il aveva ereditato il trono di re di Sicilia.

Cosicché alla corte reale, nella splendida cornice del Palazzo dei Normanni, la giovane Rosalia divenne spettatrice di eleganti e sontuosi eventi mondani. All’età di 12 anni Rosalia viene promessa in sposa al conte Baldovino futuro re di Gerusalemme.

Rosalia potrebbe coronare il sogno di tutte le donne di quei tempi, quello di sposare un buon partito e godere del lusso e del potere che la società le avrebbe riservato. In un momento storico in cui la donna si mostra ed è mostrata, Rosalia decide di consacrarsi a Dio e scomparire. Cristo scolpito nel suo cuore diverrà il suo sostegno, il suo cibo, la bevanda la sua vita. Decide di votarsi alla castità e lascia le ricchezze lo sfarzo della corte normanna, ponendosi in forte opposizione alla funzione in cui da sempre era collocata la donna in quel momento storico. Con la sua scelta a favore della verginità appare una personalità non banale né scontata né tanto meno leggendaria. Rosalia rinuncia ai fasti della corte per intraprendere una vita fatta di penitenze e mortificazioni.

Riflettiamo su ciò che provò Rosalia nel momento in cui sentii la chiamata del Signore. Guardandosi allo specchio, invece della propria immagine, vide riflessa quella di Gesù Crocifisso con il volto rigato di sangue per la corona di spine conficcata nella fronte.

Ogni volta che Dio, il Sacro si manifesta è il momento del mistero che appare come ciò che sconcerta la ragione, che lascia senza parole e che sconvolge suscitando stati emotivi quali la meraviglia, lo stupore, lo sbigottimento di fronte a ciò che è trascendenza assoluta, “completamente altro”. Si avverte una sensazione di fascinans e tremendum, cioè di piacere ma anche di paura per il sacro che irrompe nella natura umana. Non ebbe dubbi, Rosalia interpretò quella visione come la chiamata che Cristo le rivolgeva e decise di scappare dal palazzo. Il contesto è drammatico, una società che riflette ciò che ancora pochi decenni fa era abbastanza comune nella nostra cultura e ancora oggi nella prassi di alcuni paesi del mondo: e cioè l’imposizione del padre verso la propria figlia di un matrimonio non voluto.

L’abbandono è totale e globale in quanto abbraccia gli affetti più cari, genitori, parenti, amici e poi le cose, il denaro gli onori le attrazioni mondane. La spiritualità di Rosalia è legata al viaggio di quella notte verso la Quisquina e successivamente quello verso il Monte Pellegrino. In entrambi i cammini è certa che il Signore l’avrebbe guidata. Il viaggio diventa un elemento simbolico per la realizzazione di ogni uomo perché richiama l’attenzione sul cammino che ognuno di noi deve intraprende nella vita, un cammino fatto di ostacoli, fatica, logorii di scelte per sfuggire le tentazioni e soprattutto per ritornare a Dio mediante la via dell’obbedienza ricordando che la santità è intessuta di piccoli gesti quotidiani. Rosalia così come aveva lasciato gli ori e gli sfarzi della vita di corte decise di abbandonare anche quelle umili comodità che poteva offrire il chiostro della Quisquina e di intraprendere la vita da eremita per trascorrere, ogni ora delle sue giornate, nella più assoluta solitudine e nella preghiera.

Il passaggio dal ventre della corte reggia e mondana, che tutto digerisce e consuma, al ventre della montagna, simboleggia l’interiorità e la profondità dell’essere che cambia vita, in un mondo che tutto divora alla ricerca disperata della notorietà e dell’esserci Rosalia non sposa Baldovino futuro Re di Gerusalemme ma diventa regina della sua grotta e del suo monte. Dalla grotta la sua vita si irradia come luce diventando mirabilmente dialogo, intercessione, protezione. La grotta diviene luogo diletto, amato e soprattutto porta del cielo.

Rosalia durante la sua vita da eremita avrà vissuto le tentazioni tipiche di chi cerca di vivere nella preghiera e nella povertà. La vita che conduceva era veramente difficile da sopportare, chissà quante volte avrà pensato presa dalla fame e dal freddo alla sua casa, alla tavola imbandita, alle carezze della madre; chissà nonostante la fede quante volte è stata assalita dal dubbio dallo sconforto. Santa Rosalia dovrebbe costituire la coscienza dei palermitani, un modello di vita che dovrebbe darci la forza per impegnarci contro le sopraffazioni, e a porci con piena solidarietà e partecipazione accanto a chi lotta per l’emancipazione e la libertà.

Rosalia è una donna innamorata di Cristo, volitiva e capare di superare le contraddizioni del suo tempo, e per questo, talvolta, diventa oggi un modello per tante donne che subiscono violenze. Donne ridotte a cose e a oggetti, a insopportabili presenze, non soltanto da allontanare, sostituire, bensì da annientare e devastare. Donne, compagne, mogli, madri, sorelle con gli occhi sgranati le mani a proteggersi supplicando la pietà ammutolita. Silenziosamente molte donne cristiane hanno fatto la storia, di ogni epoca e di ogni cultura, fin dalla notte dei tempi, generano, nutrono, educano, piangono i morti, consolano coloro che soffrono, restano fedeli all’infedele.

Sin dal lontano 1625 nella più autentica tradizione palermitana, l’obiettivo del festino è quello di riagganciare un filo interrotto con il passato. Considerato come un “memoriale”, ossia il ricordo di un evento trascorso che si rivive nel presente, ci fa guardare con speranza al futuro, è caratterizzato da sempre da fervore e folklore religioso, dove leggenda e storia sono intrecciati tra loro. Ma è soprattutto il momento in cui ciascuno di noi dovrebbe riproporsi i grandi interrogativi sul senso della vita e seguire anche l’impegno per una vita nuova. Come la vita scelta da Rosalia, attraverso l’affermazione degli autentici valori umani, quali l’amore, l’altruismo, la solidarietà, la legalità, la concordia e la pace, i soli capaci di rendere più serena la convivenza sociale in particolare nella nostra città di Palermo.

Non accontentiamoci soltanto del folklore ma andiamo al cuore della festa, Rosalia continuò a vivere in preghiera e in solitudine fino alla morte, avvenuta secondo antichi libri liturgici, il 4 settembre 1164, in compagnia del suo Gesù.

Foto: Lucia Stefanetti – Santa Rosalia di Palermo

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Di Adele Di Trapani

Giornalista, collabora con “Radio Spazio Noi”, l’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo. Docente di Teologia Morale, fa parte anche dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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