Il pane: segno di fede e di condivisione

Per i musulmani il pane è fatto dalla mano dell’uomo, ma è un dono di Dio e come ogni cibo ha una valenza spirituale, simboleggia la ricchezza e come dono divino è degno di ogni rispetto e non va mai sprecato. Tutte le regole alimentari sono desunte dal Corano o dalla Sunna che raccoglie i detti e gli atti del profeta Muhamad il quale prediligeva il pane integrale che è quello composto da varie farine. Secondo la dottrina islamica il pane, opera delle mani dell’uomo è in realtà un dono di Allah. Per il testo sacro della religione musulmana, il seme, le spighe, il pane, sono elementi preziosi infatti il pane simbolicamente diventa vero e proprio dono di Allah usato con venerazione e parsimonia per ringraziarlo durante i riti giornalieri dei pasti.

L’Islam chiede una cura del tutto particolare nei confronti del pane: ad esempio il pane non si butta mai via nè si getta. Al contrario, bisogna raccoglierlo per deporlo in un luogo dove nessuno possa calpestarlo. Dunque che sia pane prodotto da noi o quello del panettiere locale, occorre averne un grande rispetto, mettendolo in risalto in tavola, come merita. Nei paesi islamici ritroviamo una ritualità sin dalla preparazione del pane che donne e giovani ragazze mettono in atto. In particolare, durante il passaggio da una fase all’altra del processo alimentare, si è soliti pronunciare il termine “in nome di Dio”.

La stessa parola viene poi ripetuta quando si dà il primo morso all’alimento, che va spezzato e mai tagliato. Si pronunciano benedizioni prima di consumare il pane. Esso è accostato al concetto di fortuna, specialmente nel momento dell’aratura dei campi, sarà comune vedere i contadini spezzare il pane sul proprio aratro, per augurarsi una buona stagione di raccolti. Prima di mangiare si recita la formula “in nome di Dio clemente e misericordioso” e alla fine del pasto si ringrazia il Signore.

L’arte del pane è compito delle donne nella tradizione islamica sono proprio quest’ultime che si occupano dalle primissime ore del mattino di impastare e cuocere questo prezioso alimento. È una ritualità che viene insegnata fin da bambine di generazione in generazione un po’ come fosse un filo invisibile che lega la preghiera purificatrice del corpo e spirito con un alimento semplice e genuino insieme alla cultura famigliare di un popolo. Gesti così semplici prendono significati profondi come il rispetto per la propria famiglia, religione e cultura.

Nella Liturgia della Parola di questa domenica, la Chiesa Cattolica presenta il Capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, dove si parla della moltiplicazione dei pani che Gesù compie per sfamare la gente che lo seguiva.

Le azioni compiute da Gesù sono parallele a quelle dell’Ultima Cena: “Prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti” – così dice il Vangelo (Giovanni 6, 11). L’insistenza sul tema del “pane”, che viene condiviso, e sul rendere grazie, richiamano l’Eucaristia, il Sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo.

Nella scena della moltiplicazione, viene segnalata anche la presenza di un ragazzo, che, di fronte alla difficoltà di sfamare tanta gente, mette in comune quel poco che ha: cinque pani e due pesci. Il miracolo non si produce da niente, ma da una prima modesta condivisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono.

La folla è colpita dal prodigio: vede in Gesù il nuovo Mosè degno del potere, e nella nuova manna il futuro assicurato, ma si ferma all’elemento materiale, che hanno mangiato, e il Signore, “sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo” (Giovanni 6,15). Gesù non è un re terreno che esercita il dominio, ma un re che serve, che si china sull’uomo per saziare non solo la fame materiale, ma soprattutto la fame più profonda, la fame di orientamento, di senso, di verità, la fame di Dio.

الخبز: علامة الإيمان والمشاركة

لأن خبز المسلمين يصنعه الإنسان، لكنه هبة من الله ولأن لكل طعام قيمة روحية، فهو يرمز إلى الثروة وكهدية إلهية تستحق كل الاحترام ويجب ألا تضيع أبدًا. جميع قواعد الطعام مستمدة من القرآن أو السنة التي تجمع أقوال وأفعال النبي محمد الذي فضل الخبز الكامل المكون من دقيق مختلفة. وفقًا للعقيدة الإسلامية، الخبز، فإن عمل يدي الإنسان هو في الواقع هدية من الله. بالنسبة للنص المقدس للدين الإسلامي، فإن البذور والآذان والخبز هي عناصر ثمينة في الواقع، يصبح الخبز رمزيًا هدية حقيقية لله تُستخدم بخشوع وبخل لشكره أثناء طقوس الوجبات اليومية

يتطلب الإسلام عناية خاصة بالخبز: على سبيل المثال، لا يتم التخلص من الخبز أو التخلص منه. على العكس من ذلك، يجب جمعها ووضعها في مكان لا يمكن لأحد أن يخطو عليه. لذا، سواء كان الخبز من إنتاجنا أو الخباز المحلي، يجب أن تكون محترمًا جدًا له، ووضعه على الطاولة، كما يستحق. وفي البلدان الإسلامية نجد طقسا من إعداد الخبز تقوم به النساء والفتيات الصغيرات. على وجه الخصوص، أثناء الانتقال من مرحلة من عملية الغذاء إلى أخرى، من المعتاد نطق المصطلح: باسم الله

ثم تتكرر نفس الكلمة عندما تعطي اللدغة الأولى للطعام، والتي يجب كسرها وعدم قطعها أبدًا. يتم نطق البركات قبل أكل الخبز. يقارن بمفهوم الحظ، خاصة في وقت حرث الحقول، سيكون من الشائع رؤية المزارعين يكسرون الخبز على محراثهم، ويتمنون موسم حصاد جيد. قبل الأكل، يتم تلاوة الصيغة «باسم الله الرحيم والكرم» وفي نهاية الوجبة نشكر الرب

فن الخبز هو مهمة المرأة في التقاليد الإسلامية، وهي التي تعجن وتخبز هذا الطعام الثمين من الساعات الأولى من الصباح. إنها طقوس يتم تدريسها من الفتيات الصغيرات جيلًا بعد جيل كما لو كانت خيطًا غير مرئي يربط صلاة تنقية الجسد والروح بطعام بسيط والثقافة الإيطالية حقيقية. تأخذ مثل هذه الإيماءات البسيطة معاني عميقة مثل احترام الأسرة والدين والثقافة

في قداس الكلمة هذا الأحد، تقدم الكنيسة الكاثوليكية الفصل 6 من إنجيل يوحنا، حيث يتم الحديث عن تكاثر الأرغفة التي يصنعها يسوع لإطعام الأشخاص الذين تبعوه

تصرفات يسوع موازية لأفعال العشاء الأخير: «أخذ الأرغفة، وبعد شكره، أعطاها للجالسين» – كما يقول الإنجيل (يوحنا 6:11). إن الإصرار على موضوع «الخبز» المشترك، وعلى تقديم الشكر، يتذكران القربان المقدس، ذبيحة المسيح من أجل خلاص العالم

تصرفات يسوع موازية لأفعال العشاء الأخير: «أخذ الأرغفة، وبعد شكره، أعطاها للجالسين» – كما يقول الإنجيل (يوحنا 6:11). إن الإصرار على موضوع «الخبز» المشترك، وعلى تقديم الشكر، يتذكران القربان المقدس، ذبيحة المسيح من أجل خلاص العالم

في مشهد التكاثر، ورد أيضًا أن الصبي موجود، والذي، في مواجهة صعوبة إطعام الكثير من الناس، يشارك القليل الذي لديه: خمسة أرغفة وسمكتان. لا ينتج عن المعجزة أي شيء، ولكن من خلال أول مشاركة متواضعة لما كان لدى الصبي البسيط معه. لا يطلب يسوع منا ما ليس لدينا، لكنه يوضح لنا أنه إذا قدم كل واحد القليل الذي لديه، فيمكن دائمًا تحقيق العجائب مرة أخرى: الله قادر على مضاعفة بادرة المحبة الصغيرة وجعلنا نشارك في موهبته

يدهش الجمهور من العجب: إنه يرى في يسوع موسى الجديد يستحق القوة، وفي المن الجديد يضمن المستقبل، لكنه يتوقف عند العنصر المادي، الذي أكلوه، والرب، «مع العلم أنهم سيأخذونه ليجعلوه ملكًا، انسحب مرة أخرى إلى الجبل، هو وحده» (يوحنا 6:15). ليس يسوع ملكًا أرضيًا يمارس السيطرة، بل ملكًا يخدم، يعتمد على الإنسان ليس فقط لإشباع الجوع المادي، ولكن قبل كل شيء الجوع العميق، الجوع إلى التوجه، المعنى، الحق، الجوع إلى الله

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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