Dio, chiede al suo popolo di credere in Lui

In queste ultime domeniche, la liturgia della Chiesa Cattolica, ha mostrato l’immagine carica di tenerezza di Gesù che va incontro alle folle e ai loro bisogni. Nell’odierno racconto del Vangelo (Giovanni 6,24-35), la prospettiva cambia: è la folla, sfamata da Gesù, che si mette nuovamente in cerca di Lui, va incontro a Gesù. 

Ma al Signore non basta che la gente lo cerchi, vuole che la gente lo conosca; vuole che la ricerca di Lui e l’incontro con Lui vadano oltre la soddisfazione immediata delle necessità materiali. Gesù è venuto a portarci qualcosa di più, ad aprire la nostra esistenza a un orizzonte più ampio rispetto alle preoccupazioni quotidiane del nutrirsi, del vestirsi, della carriera, e così via. 

Perciò, rivolto alla folla, esclama: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (v. 26). Così stimola la gente a fare un passo avanti, a interrogarsi sul significato del miracolo, e non solo ad approfittarne. Infatti, la moltiplicazione dei pani e dei pesci è segno del grande dono che il Padre ha fatto all’umanità e che è Gesù stesso!

Egli, “pane della vita”, vuole saziare non soltanto i corpi ma anche le anime, dando il cibo spirituale che può soddisfare la fame profonda. Per questo invita la folla a procurarsi non il cibo che non dura, ma quello che rimane per la vita eterna. Si tratta di un cibo che Gesù ci dona ogni giorno: la sua Parola, il suo Corpo, il suo Sangue. 

La folla ascolta l’invito del Signore, ma non ne comprende il senso – come capita tante volte anche a noi – e gli chiede: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gli ascoltatori di Gesù pensano che Egli chieda loro l’osservanza dei precetti per ottenere altri miracoli come quello della moltiplicazione dei pani. E’ una tentazione comune, questa, di ridurre la religione solo alla pratica delle leggi, proiettando sul nostro rapporto con Dio l’immagine del rapporto tra i servi e il loro padrone: i servi devono eseguire i compiti che il padrone ha assegnato, per avere la sua benevolenza. 

Questo lo sappiamo tutti. Perciò la folla vuole sapere da Gesù quali azioni deve fare per accontentare Dio. Ma Gesù dà una risposta inattesa: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” .L’opera di Dio non consiste tanto nel “fare” delle cose, ma nel “credere” in Colui che Egli ha mandato. Ciò significa che la fede in Gesù ci permette di compiere le opere di Dio. Se ci lasceremo coinvolgere in questo rapporto d’amore e di fiducia con Gesù, saremo capaci di compiere opere buone che profumano di Vangelo, per il bene e le necessità dei fratelli.

אלוהים, בקש מאנשיו להאמין בו

בימי ראשון האחרונים הללו, הליטורגיה של הכנסייה הקתולית הראתה את הדימוי הטעון ברכות של ישו שהולך לפגוש את ההמונים ואת צרכיהם. בתיאור של היום של הבשורה (יוחנן 6: 24-35), נקודת המבט משתנה: הקהל, המוזן על ידי ישו, ששוב יוצא לחפש אותו, הולך לפגוש את ישוע

אך לא די בכך שאלוהים מחפש אותו, הוא רוצה שאנשים יכירו אותו; הוא רוצה שהחיפוש אחריו והמפגש איתו יהיו מעבר לסיפוק המיידי של הצרכים החומריים. ישוע בא כדי להביא לנו משהו יותר, לפתוח את קיומנו לאופק רחב יותר מהדאגות היומיומיות של האכלה, הלבשה, קריירה וכן הלאה

לכן, פונה אל הקהל, הוא קורא: “אתה מחפש אותי לא בגלל שראית סימנים, אבל בגלל שאתה אכלת מן הכיכרות האלה ושביעות רצון”. היא מעודדת אנשים לצעוד קדימה, לפקפק במשמעות הנס, ולא רק לנצל אותו. למעשה, הכפלת הכיכרות והדגים היא סימן למתנה הגדולה שהאב נתן לאנושות והיא ישוע עצמו

הוא, “לחם החיים”, רוצה לספק לא רק את הגוף אלא גם את הנשמות, ולתת מזון רוחני שיכול לספק רעב עמוק. מסיבה זו הוא מזמין את הקהל לא לקבל מזון שלא נמשך זמן רב, אלא מה נשאר לחיי נצח. זהו מזון שישוע נותן לנו בכל יום: דברו, גופו, דמו

הקהל שומע את הזמנתו של אלוהים, אך אינו מבין את משמעותה – כפי שאנו עושים לעתים קרובות – ושואל אותו: “מה עלינו לעשות כדי לעשות את מעשי אלוהים?”. מאזיניו של ישוע חושבים שהוא מבקש מהם לציית לפקודות כדי להשיג ניסים אחרים כמו הכפלת הכיכרות. זהו פיתוי נפוץ, זה, לצמצם את הדת רק לנוהג של חוקים, תוך הקרנת מערכת היחסים שלנו עם אלוהים את הדימוי של מערכת היחסים בין המשרתים לאדוניהם: המשרתים חייבים לבצע את המשימות שהאדון הטיל, כדי לקבל את נדיבותו

כולנו יודעים את זה. לכן הקהל רוצה לדעת מישוע אילו פעולות עליו לעשות כדי לרצות את אלוהים. ישוע משיב לו: ”זוהי עבודתו של אלוהים, כי אתה מאמין בו אשר שלח”. עבודתו של אלוהים אינה “לעשות” דברים, אלא “להאמין” באדם שהוא שלח. משמעות הדבר היא שהאמונה בישוע מאפשרת לנו לעשות את מעשי האלוהים. אם נניח לעצמנו להיות מעורבים במערכת היחסים הזו של אהבה ואמון עם ישוע, נוכל לעשות מעשים טובים שמריחים את הבשורה, לטוב ולצורך של אחינו

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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