La Trasfigurazione del Signore è una festa liturgica che la Chiesa celebra il 6 agosto.  Si tratta di un episodio straordinario che avviene sotto lo sguardo sbigottito di Pietro, Giacomo e Giovanni, gli apostoli che Gesù decide di portare con sé sul monte Tabor per ritirarsi in preghiera, a poco tempo dall’inizio della Passione, come raccontano i Sinottici (Matteo 17,1-9; Marco 9,2-10 e Luca 9,28-36) e l’apostolo Pietro nella sua seconda lettera (2Pt 1,16-18).

«Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche» (Mc 9,2-3).

Sul significato allegorico della trasfigurazione di Gesù, S. Agostino scrive: «Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve […]. Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo».

Il teologo carmelitano Antonio Maria Sicari, a tal proposito scrive: «Saliamo sul Tabor con Lui: Gesù è maturo» – ha scritto poeticamente, ma con rara profondità, P. Claudel. L’espressione significa che, nella Trasfigurazione, il Maestro ha voluto mostrare ai discepoli che egli non giungeva alla sua passione e alla sua morte come una vittima rassegnata e stanca, che lasciava ormai accadere l’inevitabile» (Viaggio nel Vangelo, Jaca Book, Milano 1995, pp.112-113).

Questo diventa per tutti noi, oggi, un prezioso insegnamento nelle diverse circostanze della vita, soprattutto quelle che capovolgono l’itinerario del nostro cammino trasformandolo in un Calvario carico di incertezze.

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.