Il vero pane disceso al cielo: Gesù Cristo

In questa domenica, la Liturgia della Chiesa Cattolica ricorda come il popolo dell’alleanza, durante il lungo cammino nel deserto, aveva sperimentato un pane disceso dal cielo, la manna, che lo aveva mantenuto in vita, fino all’arrivo nella terra promessa. Ora, nel Nuovo Testamento, Gesù parla di sé come del vero pane disceso dal cielo, capace di mantenere in vita non per un momento o per un tratto di cammino, ma per sempre. Lui è il cibo che dà la vita eterna, perché è il Figlio di Davide, venuto per dare all’uomo la vita in pienezza, per introdurre l’uomo nella stessa vita di Dio.

Nel pensiero ebraico era chiaro che il vero pane del cielo, che nutriva Israele, era la Legge, la parola di Dio. Il popolo di Israele riconosceva con chiarezza che la Torah era il dono fondamentale e duraturo di Mosè e che l’elemento basilare che lo distingueva rispetto agli altri popoli consisteva nel conoscere la volontà di Dio e dunque la giusta via della vita. Ora Gesù, nel manifestarsi come il pane del cielo, testimonia di essere Lui la Parola di Dio in Persona, la Parola incarnata, attraverso cui l’uomo può fare della volontà di Dio il suo cibo (Giovanni 4,34), che orienta e sostiene l’esistenza.

Dubitare allora della divinità di Gesù, come fanno i Giudei del passo evangelico di oggi, significa opporsi all’opera di Dio. Essi infatti, affermano: è il figlio di Giuseppe! Di lui conosciamo il padre e la madre! (Giovanni 6,42). Essi non vanno oltre le sue origini terrene, e per questo si rifiutano di accoglierLo come la Parola di Dio fattasi carne. Sant’Agostino, nel suo Commento al Vangelo di Giovanni, spiega così: “erano lontani da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame. Avevano la bocca del cuore malata… Infatti, questo pane richiede la fame dell’uomo interiore” (26,1). 

E dobbiamo chiederci se noi realmente sentiamo questa fame, la fame della Parola di Dio, la fame di conoscere il vero senso della vita. Solo chi è attirato da Dio Padre, chi Lo ascolta e si lascia istruire da Lui può credere in Gesù, incontrarLo e nutrirsi di Lui e così trovare la vera vita, la strada della vita, la giustizia, la verità, l’amore. Sant’Agostino aggiunge: “il Signore… affermò di essere il pane che discende dal cielo, esortandoci a credere in lui. Mangiare il pane vivo, infatti, significa credere in lui. E chi crede, mangia; in modo invisibile è saziato, come in modo altrettanto invisibile rinasce [a una vita più profonda, più vera], rinasce di dentro, nel suo intimo diventa un uomo nuovo”.

הלחם האמיתי ירד לשמים: ישוע המשיח

ביום ראשון הזה, הליטורגיה של הכנסייה הקתולית נזכרת כיצד אנשי הברית, במהלך מסעם הארוך במדבר, חוו לחם שירד מהשמיים, המן, אשר שמר אותם בחיים עד שהגיעו לארץ המובטחת. כעת, בברית החדשה, ישוע מדבר על עצמו כלחם האמיתי שירד מהשמיים, המסוגל להישאר בחיים לא לרגע או לאורך זמן, אלא לנצח. הוא המזון שנותן חיי נצח, כי הוא בנו של דוד, שבא לתת לאדם חיים מלאים, כדי להציג את האדם לתוך החיים של אלוהים עצמו

במחשבה היהודית היה ברור שהלחם האמיתי של השמים, אשר הזין את ישראל, הוא התורה, דבר אלוים. עם ישראל הכיר בבירור שהתורה היא המתנה היסודית והמתמשכת של משה, ושהיסוד הבסיסי שמבדיל אותו מעמים אחרים הוא לדעת את רצון ה’ ועל כן את דרך החיים הנכונה. עכשיו ישו, בהתגלמותו כלחם השמים, מעיד שהוא דבר אלוהים באופן אישי, הדבר בהתגלמותו, שבאמצעותו האדם יכול להפוך את רצונו של אלוהים למזונו (יוחנן 4,34:2), אשר מנחה ומקיים את הקיום

עלינו לשאול את עצמנו אם אנו באמת מרגישים את הרעב הזה, את הרעב לדבר אלוהים, את הרעב לדעת את המשמעות האמיתית של החיים. רק אלה הנמשכים לאלוהים האב, המקשיבים לו ומניחים לעצמם להיות מודרכים על ידו, יכולים להאמין בישוע, לפגוש אותו ולהיזון ממנו וכך למצוא חיים אמיתיים, דרך חיים, צדק, אמת ואהבה. הקדוש אוגוסטינוס מוסיף: “האדון… הוא טען שהוא הלחם היורד מן השמים, והפציר בנו להאמין בו. לאכול את הלחם החי פירושו להאמין בו. ומי שמאמין, אוכל; בדרך בלתי נראית הוא מרוצה, כמו באופן בלתי נראה באותה מידה [לחיים עמוקים יותר, אמיתיים], הוא נולד מחדש מבפנים, בהפיכתו הפנימית לאדם חדש

Segui Porta di Servizio

Seguici qui t.me/portadiservizio sul gruppo Telegram di PORTA DI SERVIZIO

Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.