Definizione del Dogma dell’Assunzione al cielo di Maria. Proprio nel tempo del divertimento e della trasgressione, ecco oggi un monito all’umiltà, che ci viene dato dal dogma dell’Assunzione della Vergine Maria al Cielo, in anima e corpo. Accettare questo articolo di fede, proclamato definitivamente da Pio XII nel 1950, comporta infatti un attitudine speciale di umiltà che si estende a tutti gli aspetti della vita cristiana, perché esige che ci si sottometta soprattutto al Magistero della Chiesa.

Nel mondo cattolico è risaputo che quando un Pontefice si esprime in modo solenne e definitivo su un articolo di fede e di morale, questo diventa verità universale inconfutabile, che qualsiasi cristiano è chiamato ad accettare, professare e custodire con fede. Cosa comporta questo se non un singolare atteggiamento di umiltà e sottomissione per cui si rinuncia alla proprie posizioni per assumere quelle di altri come veritiere, anzi come rivelate? Credere è sottomettersi in ogni caso; vuol dire aderire, accettare senza riserve e con fiducia e avvalersi di ogni articolo o verità di fede per la propria edificazione e per il proprio vantaggio e appunto per questo la fede non è tale se non è preceduta e motivata dall’umiltà, che ne è il carattere sorgivo.

Credere che Maria abbia avuto “il privilegio” di essere elevata nelle altezze celesti sia nell’anima che nel corpo, comporta uno specialissimo atto di fede e di affidamento alla parola del Papa, questi a sua volta ritenuto Vicario di Cristo, pastore supremo visibile e custode della verità, avendo ricevuto da Cristo il mandato di confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22, 32 – 33).

Come “concepire” che Maria, soltanto lei fra tutti i Santi, sia stata assunta in anima e corpo, cioè che non solamente la sua anima è stata elevata alla gloria del paradiso, ma che anche il suo corpo fisico sia stato preservato dalla corruzione? Come abbiamo accennato, in apparenza sembrerebbe un argomento assurdo e fantastico, ma basta affidarsi alla logica oltre che alla fede per comprenderne l’importanza e l’attendibilità.

Maria era stata infatti “benedetta fra tutte le donne”, concepita cioè illibata e senza macchia alcuna di peccato in ragione della sua predestinazione a diventare Madre del Verbo incarnato. Già prima della sua nascita terrena il suo corpo era stato preservato dal peccato per ospitare Dio che si rendeva uomo in lei. Come poteva il Signore di ogni misericordia permettere che il corpo fisico di colei che aveva accettato di essere Immacolata in ordine al culmine della storia della salvezza si confondesse con la putredine di questo mondo e andasse in perdizione? Se si dice che Dio è grande, lo è sotto tutti i punti di vista e nella misura dell’inimmaginabile per noi; Dio ricompensa oltre misura anche una sola opera di fedeltà e di misericordia e non sarebbe quindi il vero Dio amore, se non avesse dato alla propria Madre una ricompensa estrema, proporzionata alla sua grande fedeltà.

Maria è sempre stata associata al suo Figlio Gesù Cristo nella lotta contro il male e nell’opera di redenzione e di salvezza. Non poteva allora che seguire lo stesso destino del Cristo, con la sola differenza che Questi era asceso al Cielo, mentre lei è stata Assunta. Dio l’ha voluta preservare da ogni contaminazione materiale così come l’aveva preservata dal peccato originale. Maria non poteva ricevere ricompensa migliore per l’umiltà con cui ha voluto prendere parte all’opera della redenzione e della salvezza.

Nessun episodio in tal senso è riportato espressamente nella Scrittura, ma la Bibbia proprio perché Parola di Dio ha anche un contenuto implicito e indiretto, che si rapporta con la Tradizione orale, cioè con i racconti sulla Dormizione di Maria, che sono molteplici, relativi anche ai tempi più remoti che sin dalla notte dei tempi raccontano di questo avvenimento: il corpo della Vergine non si è corrotto, non è stato dato in pasto ai vermi, ma Dio lo ha elevato alla gloria al pari della sua anima.

Pio XII non ha inventato nulla e non si è avvalso della sua preponderante autorità sui fedeli per un’affermazione che poteva fargli comodo, ha semplicemente ribadito una verità di fede professata sin dall’antichità, accertandosi opportunamente della sua veridicità e della sua obiettività e con ragione ha potuto illuminarci su un assunto fra i più eloquenti e significativi della nostra fede, il quale ci richiama anche all’attenzione verso le cose celesti. Come infatti dice Paolo “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dov’è assiso Cristo alla destra di Dio” (Col 3, 1) e l’Assunzione di Maria in cielo ci ragguaglia che la nostra vita è inebriata di una speranza che si regge sulla fede e che ci sprona a vivere l’oggi nella prospettiva dell’eternità: anche noi siamo destinati al paradiso, a quella dimensione di gloria definitiva che consegue alla perseveranza nelle lotte terrene. Maria ci incoraggia a vivere con i piedi per terra mirando sempre al Cielo, per raggiungere anche noi un destino parallelo al suo.

Origini. Quanto allo sviluppo storico della festa dell’Assunzione, le prime testimonianze risalgono già verso la fine del secolo IV e l’inizio del V secolo, come documentano gli scritti specialmente di sant’Efrem il Siro († 373) e di sant’Epifanio di Salamina († 403). Questi, nel suo Panarion, circa la morte di Maria, enuncia tre ipotesi possibili e sostenute, all’epoca, da autori diversi: 1) Maria non è morta, ma è stata trasferita da Dio in un luogo migliore; 2) Maria è morta martire; 3) Maria è morta di morte naturale. Egli non sa scegliere con sicurezza fra le tre ipotesi, poiché “nessuno ha conosciuto la sua fine”, ma pensa che in ogni modo la fine di Maria deve essere stata gloriosa.

La testimonianza di Epifanio, comunque, assicura che nella Chiesa, alla fine del V secolo, non esisteva ancora una tradizione precisa, né di carattere storico, né di carattere dogmatico, circa la morte di Maria. E la stessa terminologia delle primitive testimonianze è legata probabilmente alla festa in onore della Dormitio Mariae, in ricordo, forse, della chiesa costruita e dedicata in suo onore sul monte Sion (in Gerusalemme) all’inizio del V dai cristiani Bizantini.

Dopo Epifanio, i primi testimoni sulla Dormitio Mariae sono gli scritti apocrifi. Quelli più conosciuti sono circa una ventina. Hanno origini differenti e appartengono a diverse famiglie: i più antichi sembrano quelli siri egiziani e greci. Non ci si può attendere nulla di sicuro da essi dal punto di vista storico; rappresentano, invece, chiaramente la reazione della fede popolare nei secoli V e VI, alla domanda circa il transito di Maria. Pensiero comune a tutti gli apocrifi è che il corpo di Maria non può essere andato soggetto alla corruzione del sepolcro.

Un’evoluzione analoga presentano i testi del culto liturgico. Le origini della festa dell’Assunzione si trovano in Oriente, nella metà del VI sec., come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Verso la fine del VII, l’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’Impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente, i primi segni di una festa “in memoria” della Vergine appaiono nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di Depositio Sanctae Mariae.

A Roma la celebrazione della festa dell’Assunzione viene introdotta nel VII secolo da papa Sergio I, assieme ad altre feste mariane: la Purificazione, l’Annunciazione e la Natività; e ben presto diviene anche la più importante di tutte, conservando fin dalle origini sia il nome sia il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente, anche nella Gallia, precisando il contenuto e stabilendo la data della festa al 15 di agosto.

In Oriente, gli autori nel spiegare e giustificare la festa dell’Assunzione si richiamano facilmente agli apocrifi, e alle ragioni desunte dalla mariologia generale: la consacrazione del corpo di Maria mediante la maternità divina, l’onore dovuto dal Figlio alla Madre, l’unione effettiva tra la Madre e il Figlio, la concezione e la nascita verginale del Figlio, l’onore di Maria come Nuova Eva.

In Occidente, invece, lo sviluppo dottrinale fu molto più lento. Nonostante la chiara indicazione del culto liturgico, molti autori, dal VII al IX secolo, si esprimono in modo dubbioso. Uno scrittore anonimo del IX secolo afferma: “è meglio lasciare tutto a Dio, al quale nulla è impossibile, piuttosto che definire temerariamente di nostra autorità ciò che non possiamo provare”. E un altro, del X sec., è di opinione opposta e dice che, non essendovi una trattazione sicura circa l’Assunzione di Maria, occorre esaminare con la ragione quale sia la verità, così che “la verità faccia da autorità”. La ragione fondamentale è la grazia e la dignità singolare con cui Dio ha onorato Maria.

La questione della morte di Maria. La Chiesa professa che Maria è, con Gesù, l’unica persona in tutta la storia dell’umanità a essere ufficialmente riconosciuta assunta in cielo (quindi in corpo e anima) già ora, prima della seconda venuta del Cristo. Ciò è possibile perché Maria, secondo la Chiesa, è l’unica persona a essere preservata dalla macchia del peccato originale che ha coinvolto l’intera umanità. Per questo, la tradizione dell’Assunzione e il dogma che, poi, ne è scaturito, sono in stretta connessione logica con i corrispettivi inerenti all’Immacolata Concezione, benché la tradizione di questa è successiva nel tempo rispetto a quella dell’Assunzione, e anche più elaborata e discussa teologicamente.

Pio XII, nella definizione dogmatica dell’Assunzione, ha deliberatamente evitato di pronunciarsi sulla questione se Maria sia prima morta, per poi risorgere, oppure sia stata assunta immediatamente senza passare attraverso la morte. Il fatto che il Papa non si sia pronunciato è degno di nota, poiché molti pensavano che l’Assunzione andasse necessariamente intesa come un’anticipata risurrezione, in modo da implicare necessariamente la morte. Ed erano state fatte pressioni sul Sommo Pontefice perché nella definizione dogmatica facesse riferimento anche alla morte, cosa che egli non ha fatto.

La questione della morte o non morte di Maria rimane dunque lasciata alla libera ricerca dei teologi. La Vergine Santissima, l’Immacolata, – afferma Paolo VI nella Solemnis Professio fidei (30 giugno 1968) – “associata ai misteri dell’Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, al termine della sua vita terrena, è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti”.

Anche papa Giovanni Paolo II, nella sua catechesi del 25 giugno 1997, ha dichiarato: “È possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il suo divin Figlio, sembra legittimo rispondere positivamente, dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre”. La possibilità della morte naturale, o dormizione, di Maria, è presentata come di un fatto comunemente ammesso.

La tesi della morte naturale di Maria è presente nella tradizionale almeno dal IV secolo in poi; dal medioevo è stata fatta sostenuta specialmente dai teologi della Scuola francescana, e, oggi, appartiene al Magistero della Chiesa. L’argomento più forte sembra essere quello che la Beata Vergine doveva essere configurata a Cristo nella sua morte e risurrezione, per poter essere così il modello universale dei redenti.

Intorno a questa delicata e complessa questione, si distingue il pensiero del “Maestro più qualificato della scuola francescana”, Giovanni Duns Scoto (1266-1308), per la sua sottigliezza concretezza e fedeltà nell’interpretare la Parola rivelata. Difatti, in sintonia con la sua visione globale del mistero di Cristo, egli instaura una forma di perfetta analogia: come Cristo è morto ed è risorto, così anche Maria è morta ed è stata assunta in cielo. E trova il fondamento biblico nel commento al passo del Genesi: sei polvere e in polvere ritornerai (Gn 3, 19), il cui “valore – scrive – è così generale che non ammette eccezione, neppure per Cristo e Maria” (Reportata Parisiensia, IV, d. 43, q. 5, n. 8).

Questo pensiero del Cantore dell’Immacolata diventa ancora più chiaro alla luce della sottile e delicata differenza che egli, solo, introduce tra “legge naturale” e “legge morale”. La morte appartiene alla “legge naturale”, che, di per sé, non ammette eccezioni di sorta; il peccato originale, invece, alla “legge morale”, che sopporta l’eccezione, come di fatto è avvenuto nella storia della salvezza, proprio per la Vergine Maria. In questo modo, si comprende meglio anche la differenza dell’universalità del peccato con l’universalità della morte. Di per sé, la morte è una conseguenza del peccato, cioè è un demerito o una punizione; in Cristo e Maria, invece, la morte risponde alla legge naturale e non alla legge morale, dal momento che essi sono esenti dal peccato d’origine e attuale, e, quindi, “per privazione dell’abbondanza di gloria di per sé nel corpo” (Ordinatio, III, d. 16, q. 1, n. 5).

Commentando anche il testo paolino: la morte è entrata nel mondo per il peccato (Rm 5, 12), annota: “sì, la morte è entrata nel mondo per il peccato, ma è stata preceduta dalla potenza di morire” (Reportata Parisiensia, II, d. 19, q. unica, n. 3). La morte, perciò, secondo Duns Scoto più che al peccato, anche se con esso è una punizione, appartiene alla legge di natura materiale del corpo che è mortale intrinsecamente e metafisicamente, perché è un composto. Allora anche Maria è passata attraverso il dolce sonno della morte alla beata assunzione in cielo, come suo Figlio, anche se con modalità differenti, proprio in forza dei meriti de condigno che Cristo ha acquistato per gli altri.

Perché il giorno dell’Assunta è detto anche Ferragosto? Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.

La Basilica della dormizione di Maria a Gerusalemme. La basilica della Dormizione di Maria è un luogo di culto cattolico di Gerusalemme, al di fuori della cinta muraria della città vecchia, nel luogo comunemente chiamato Monte Sion, vicino alla Porta di Sion. Nei resti della sala in cui si crede si sia celebrata l’ultima cena fu costruito un tempio conosciuto come la Chiesa degli Apostoli, successivamente trasformato in una bellissima basilica bizantina e poi distrutto dai persiani nel V secolo. Sette secoli dopo, i crociati edificarono una nuova chiesa chiamata Santa Maria del Monte Sion, che purtroppo ebbe vita breve. I musulmani, infatti, la distrussero nel 1187.

La basilica attuale fu costruita nel 1898. Il sultano ottomano Abdul Hamid II donò il luogo della dormizione di Maria all’imperatore tedesco Guglielmo II che, agli inizi del XX secolo, fece costruire la chiesa dall’architetto Heinrich Renard. Il nuovo edificio sacro, fu consacrato nel 1910 e dal 1957 ha il titolo di basilica minore, che fu progettata e costruita sul modello della cattedrale carolingia di Aquisgrana ed è di proprietà dei benedettini, il cui monastero è annesso alla chiesa. L’edificio in stile neoromano ricorda una fortezza e spicca per il soffitto a forma di cono protetto da quattro torri laterali. Il punto focale della navata principale della Basilica della Dormizione è l’abside semicircolare, decorata da uno splendido mosaico dorato della Vergine e del Bambin Gesù, circondato dai dodici apostoli. Nelle sei cappelle laterali sono rappresentate diverse scene della vita di Gesù. Il pavimento della chiesa è decorato da un mosaico ricco di simboli. Al centro, spicca la Santissima Trinità rappresentata con tre anelli intrecciati e, intorno, i dodici apostoli, i dodici mesi e i dodici segni dello zodiaco.

La Cripta. La parte più sacra della Basilica della Dormizione di Gerusalemme è la cripta circolare in cui la giace la scultura della Madonna dormiente. La figura appare circondata da vari pilastri e coperta da una piccola cupola decorata da mosaici dorati di Gesù e di sei donne bibliche: Eva, Miriam, Rut, Ester, Giaele e Giuditta. La cripta della Dormizione colpisce per la sua decorazione minimalista. Alle mura che circondano la Madonna si sommano un organo e diversi altari. Ogni giorno, migliaia di pellegrini raggiungono la Basilica della Dormizione per visitare la Vergine e pregare.

Nota bene:

Il “commento al Vangelo” per la solennità dell’Assunzione al cielo di Maria, e l’articolo sui “Cenni storici e teologici della Solennità dell’Assunzione al cielo di Maria” a cura di don Salvatore Lazzara, hanno trovato l’ispirazione dall’omelia di Benedetto XVI per la solennità dell’Assunzione del 2008, e dall’Angelus di Papa Francesco del 2023; dalla riflessione di Padre Gian Franco Scarpitta “Un dogma di umiltà e di fede”, e dalla riflessione di Padre Giovanni Lauriola ofm, sulla solennità dell’Assunzione al Cielo della Vergine Maria.

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.