Di processi alle intenzioni ne sentiamo parlare ormai dappertutto: nei talk show televisivi, al bar e soprattutto nei social network. Bastano pochi istanti e – a seconda dell’intenzione che ti è stata attribuita – potresti ritrovarti inesorabilmente già condannato! 
Tuttavia, se i processi dovessero riguardare le “intenzioni di preghiera” la situazione potrebbe addirittura diventare preoccupante e palesemente imbarazzante, così come accaduto recentemente in Gran Bretagna alla signora Isabel Vaughan-Spruce, condirettrice dell’associazione March for Life Uk, arrestata per ben due volte dalla polizia locale intenta – udite bene – a pregare in silenzio per le donne che praticano l’aborto e per i bambini non nati.

Nel novembre 2022, infatti, Isabel Vaughan-Spruce – secondo quanto riportato da un articolo di Avvenire – «era raccolta in preghiera a 150 metri dalla Robert Clinic, una clinica per le interruzioni di gravidanza di Birmingham. Si era fermata all’esterno dalla “buffer zone”, la zona di cuscinetto creata per tenere alla larga i pro-life, quando è stata avvicinata dagli agenti della polizia delle West Midlands che, invocando il divieto a manifestare qualsiasi forma di “approvazione o disapprovazione” dell’aborto, l’hanno prima perquisita e poi arrestata». Questa intenzione di preghiera è costata alla signora Vaughan-Spruce un processo che si è concluso nel 2023 con l’assoluzione.

Ma dopo qualche settimana la signora Vaughan-Spruce si è ritrovata protagonista di un secondo arresto. Infatti, «un video diffuso dall’Alliance Defending Freedom, l’associazione conservatrice americana che ha assunto la difesa legale di Vaughan-Spruce, mostra chiaramente un agente che le si avvicina e le chiede: “Sta protestando?”, “Sta pregando per i bambini non nati?”. La donna gli risponde: “No, sto solo pregando in silenzio, nella mia testa, per chi sta soffrendo a causa dell’aborto”. “Non lo può fare”, l’ammonisce il poliziotto che, incurante delle precisazioni sull’esito del processo da poco concluso, l’arresta di nuovo» (Avvenire).

A quel punto lady Vaughan-Spruce ha deciso di denunciare la polizia per i due arresti illegittimi, detenzione arbitraria e violazione dei diritti umani. Un’inchiesta che dopo alcuni mesi si è risolta a favore della donna “orante”. Il dossier è stato, infatti chiuso e archiviato con tanto di scuse da parte della polizia e un risarcimento di 13mila sterline (circa 15mila euro).

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.