In una Chiesa che si riscopre sempre più ministeriale, in cui i laici sono chiamati a una maggiore corresponsabilità nella sua missione evangelizzatrice, vale la pena soffermarsi sulla “primavera” che stanno vivendo i così detti ministeri istituiti.

Si tratta di quei compiti, o sarebbe meglio dire servizi, che sono affidati dal vescovo ai laici e in forma stabile: accoliti, lettori e, grazie a Papa Francesco, anche catechisti.

Parliamo di ministeri antichi, divenuti col passare del tempo appannaggio solo di chi sarebbe divenuto un chierico e, per accolitato e lettorato, riaperti ai laici dal pontefice san Paolo VI con il motu proprioMinisteria quaedam” nel 1973.

Un solco su cui si è inserito Papa Francesco che prima ha aperto i due ministeri anche alle donne (con il motu proprioSpiritus Domini” del 2021) e poi ha aggiunto il terzo, quello del catechista, istituito con il motu proprioAntiquum ministerium” sempre del 2021.

Servizi che in una Chiesa sinodale e, nel caso di Palermo anche impegnata in un nuovo percorso per l’iniziazione cristiana, possono essere valorizzati al meglio, soprattutto al di fuori delle celebrazioni liturgiche.

E’ questo il tema della settima puntata della rubrica “Proposte alla Chiesa di Palermo”, uno spazio offerto da Portadiservizio per elaborare idee e contributi che guardino all’oggi e al domani della nostra comunità ecclesiale.

Accoliti e lettori

I ministeri istituiti sono affidati ai laici in virtù del loro battesimo, rimanendo ben distinti da quelli ordinati (episcopato, presbiterato e diaconato) ma anche da quelli “di fatto”, cioè svolti sempre dai laici ma in forma meno ufficiale.

Le decisioni di Papa Francesco hanno avuto il merito di far “riscoprire” questi ministeri che sono da decenni realtà consolidate in molte diocesi, come ad esempio Palermo, mentre in tante altre non si erano mai concretizzate.

Un servizio non solo liturgico

La vera sfida, però, è interpretare correttamente il ruolo di accoliti e lettori: non si tratta di una versione più adulta dei ministranti, né di un lettore domenicale a cui viene consegnato un camice. Accoliti e lettori sono espressione della ministerialità della Chiesa e hanno, tra i tanti, anche il compito di favorire una ministerialità diffusa nelle comunità, per esempio formando i ministranti o i lettori occasionali, senza manie di protagonismo ma anzi favorendo e incoraggiando la partecipazione.

E se è vero che il loro ambito di azione più immediato è quello liturgico, è altrettanto vero che non può limitarsi a questo. Gli accoliti sono posti a servizio del corpo di Cristo nel Santissimo Sacramento (e quindi nelle varie forme del culto eucaristico) ma anche nella cura dei poveri e degli ammalati; perché non prevedere per loro un più attivo coinvolgimento nell’ambito della carità?

I lettori sono annunciatori della Parola e quindi potrebbero e dovrebbero svolgere un ruolo soprattutto nella catechesi e nella formazione biblica.

Questo però presuppone anche un miglior discernimento da parte dei parroci: i ministeri istituiti non sono premi per sacrestani volenterosi e presuppongono una adeguata e continua formazione, oltre a un’adeguata maturità umana e di fede.

Il catechista, questo sconosciuto

Più problematico appare, invece, inquadrare il ministero del catechista, probabilmente pensato più per le terre di nuova evangelizzazione e che, in qualche modo, si è sovrapposto alla figura del lettore che è pure chiamato all’annuncio.

La Conferenza episcopale italiana prima e quella siciliana dopo hanno provato a definirne il profilo, pensando per il catechista istituito un ruolo di coordinamento dei catechisti di fatto, ponendo l’accento sui linguaggi dell’annuncio, sulla dimensione sociale e sui temi della famiglia.

Le proposte per Palermo

La Chiesa di Palermo è stata pioniera su accoliti e lettori, aprendo da subito alle donne, mentre appare più in ritardo sui catechisti istituiti visto che, contrariamente a quanto accade altrove, la diocesi non ha ancora avviato i cammini di formazione, né conferito il ministero.

Un’esigenza che potrebbe divenire più impellente alla luce del nuovo progetto diocesano per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei bambini: un percorso che, sul modello catecumenale, ripensa l’annuncio e coinvolge anche le famiglie.

Quello che sta iniziando sarà un anno di transizione, visto che il tutto partirà solo dall’autunno del 2025, e sarà dedicato anche alla formazione dei catechisti a cui si chiederà un rinnovato impegno, un costante aggiornamento, l’abbandono di vecchi schemi.

Perché allora non approfittarne per istituire anche a Palermo i catechisti istituiti, affidando loro il compito di sostenere questa nuova fase diocesana di annuncio ed evangelizzazione? Un ruolo quanto mai congeniale a chi è chiamato, per l’appunto, a una catechesi che parli alle donne e agli uomini di oggi.

Analogo impegno, in forme diverse, si potrebbe chiedere anche ai lettori, specie all’interno delle comunità parrocchiali a cui il progetto diocesano chiede di riportare al centro la Parola di Dio.

Un impegno che coinvolge l’intera Chiesa in cui gli accoliti potrebbero impegnarsi nella testimonianza della carità, altro caposaldo del progetto, dedicandosi in modo particolare alle povertà, non solo materiali; alla cura pastorale degli infermi e delle famiglie; all’accompagnamento di chi è prossimo alla morte e di coloro che subiscono il dramma del lutto.

Per approfondire

Proposte alla Chiesa di Palermo/6: i ministri straordinari

Proposte alla Chiesa di Palermo/5: il ruolo dei laici

Proposte alla Chiesa di Palermo/4, la procreazione assistita

Proposte alla Chiesa di Palermo/3: la pastorale familiare

Proposte alla Chiesa di Palermo/2: la pastorale giovanile

Proposte alla Chiesa di Palermo/1: una “nuova” parrocchia

Proposte alla Chiesa di Palermo, un contributo di idee

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.