I discepoli consapevoli che ogni uomo subisce il fascino dell’”avere” in modo prepotente, oppongono il loro sconcerto alle parole che Gesù pronuncia nell’insegnamento di questa XXVIII domenica del tempo ordinario. E a questo punto che Gesù, profondo conoscitore del cuore umano, replica con una parola di speranza: l’atto di generosità, il distacco, la donazione saranno sostenuti e resi possibili dalla grazia divina. Essa rende possibile – e i santi ne sono una continua testimonianza -, ciò che sembra assurdo e impossibile. Ci fa aprire quelle mani che rapacemente vogliono solo racchiudere e raccogliere, ci fa allargare il cuore alle necessità dei fratelli, ci fa infrangere i sigilli che proteggono beni bloccati facendoli diventare cibo, conforto, sostegno, aiuto per coloro che soffrono, immersi nella povertà.

In questa direzione, il Vangelo di questa domenica (Mc 10,17-30), ha come tema principale quello della ricchezza. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono.

Come spesso avviene nei Vangeli, tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che “possedeva molti beni” (Mc10,22). Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i comandamenti della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per “avere in eredità la vita eterna”.

Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la vita eterna si possa in qualche modo “acquistare”, magari osservando un comandamento speciale. Gesù coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona, e – annota l’evangelista – fissa su di lui uno sguardo pieno d’amore: lo sguardo di Dio.

Vieni e seguimi

Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo cuore – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: “Vieni! Seguimi!”. Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato, perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna.

È a questo punto che Gesù dà ai discepoli – e anche a noi oggi – il suo insegnamento: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Ma, vedendoli attoniti, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio” (cfr vv. 24-27).

Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2). La storia della Chiesa è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità.

L’orologio del beato Pino Puglisi

Oggi Gesù, ci indirizza una lezione sull’esigenza della rinuncia che deve essere gioiosa nella donazione perché sostenuta da Dio stesso. Il Beato Pino Puglisi, di cui la Chiesa palermitana celebrerà la memoria il prossimo 21 Ottobre, era solito regalare ai giovani in ricerca vocazionale una cartolina raffigurante un orologio con le lancette fuori dal quadro, con la seguente esortazione: “per Cristo a tempo pieno”. Si, carissimi fratelli e sorelle, per amare il Cristo, in ogni condizione vocazionale che viviamo, è necessario seguirlo a tempo pieno, per così ottenere la vita eterna. Tu a che punto sei in questo cammino? E le lancette dell’orologio della tua vita, quale orario segnano? Seguiamo con gioia il Signore, perché solo Lui ha parole di vita eterna!

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.