La chiesa di San Ciro a Maredolce è quella costruzione immediatamente visibile agli automobilisti che – lasciando il capoluogo siciliano – iniziano a percorrere l’Autostrada A19 Palermo-Catania.

Si tratta di un antico edificio di culto posto ai piedi del Monte Grifone nella zona – un tempo periferica – di Brancaccio e Ciaculli, nel Parco della Favara che re Ruggero II edificò prima del 1153 facendo asportare in quel territorio tantissima terra, così da realizzare un bacino artificiale (con diverse specie di pesci provenienti da varie regioni) e un sontuoso palazzo.

Il professor Baldo Lo Cicero, approfittando della XVIII edizione de “Le Vie dei Tesori”, è riuscito ad entrare in questo particolare luogo di culto, e attraverso le sue foto ce ne racconta la bellezza.

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A cura di don Angelo Mannina, Rettore di San Ciro a Maredolce dal 2016.

La Chiesa di San Ciro a Maredolce sorge nella periferia est di Palermo ai piedi di Monte Grifone nelle cui pendici si presentano numerose grotte risalenti al Quaternario e poco sopra la Chiesa di San Ciro, si trova una grande grotta che ebbe il suo nome nel lontano XVI sec., chiamata la Grotta dei Giganti al cui interno sono stati rinvenuti, nel corso dei secoli, resti di Elefante nano siciliano “Falconeri” confusi con mastodontici resti umani.

Secondo Rosario La Duca è presumibile che in quel luogo, un tempo dedito a feste pagane e spazio consacrato alla dea Cerere, esistesse una cappella dedicata all’Assunta, in relazione alla festa di Maredolce che si celebrava il 15 agosto di ogni anno.

Nel 1656 la cappella venne sostituita da una chiesetta dedicata alla Madonna di tutte le Grazie, opera finanziata dal sacerdote Girolamo Matranga.

La prima pietra dell’attuale edificio fu posta il 5 febbraio 1736 e la chiesa venne consacrata l’11 agosto 1737. Il marchese di Villabianca indica come fondatore il barbiere Vincenzo Camarda. I finanziatori della costruzione furono gli abitanti delle casette rustiche che sorgevano in quel luogo, con il contributo degli abitanti di Marineo, che incoraggiarono la fondazione di una congregazione.

Scioltasi la congregazione del santo, la chiesa cadde in uno stato di abbandono. Restaurata nel 1874 a cura del parroco di Brancaccio Leopoldo Villa Riso, venne riaperta al culto ottenendo anche una reliquia del teschio di San Ciro dalla Parrocchia di Marineo.

Durante i bombardamenti delle forze alleate su Palermo, nel 1943, la chiesa di San Ciro e le grotte divennero rifugi sicuri per i palermitani. Nel 1960 altri dissesti statici provocarono una nuova chiusura ed il definitivo abbandono da parte dei fedeli. A questo contribuì anche l’asse autostradale inaugurato negli anni ‘70 tagliandola fuori dal flusso cittadino.

[…] Nel 1982 è stato eseguito un primo importante intervento di restauro da parte della Soprintendenza e sono stati ricostruiti l’abside e il muro laterale. Il recente restauro ha ricostruito le parti crollate salvando la decorazione superstite.

La decorazione floreale è tipicamente tardo barocca, raffinata e semplice, con festoni di acanto lungo le paraste esterne e con festoni di foglie di vite in quelle interne. L’interno è a pianta quadrata, con due cappelle e nicchie decorate.

La nave e il transetto sono inquadrate da lesene con fasce laterali a mezzo stucco. Di particolare interesse sono le cornici sagomate e modanate dei due grandi quadroni della nave, i resti del pavimento maiolicato settecentesco, scomparso nella nave centrale, è in fase di ripristino sugli altari centrale e laterali.

Foto: © Baldo Lo Cicero

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.