Il Signore «dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi». Le parole del profeta Isaia (Is 40, 29-31) sembrano prendere forma in una domenica d’autunno al Centro Gesù Liberatore di Palermo.

È la giornata che il Rinnovamento nello Spirito Santo dell’Arcidiocesi di Palermo ha dedicato alla fraternità delle comunità, dei gruppi e dei cenacoli, chiamati a raccolta a Margifaraci. Tra le pareti di questo luogo non sembra esserci stanchezza, afflizione, affanno, che possa fermare la lode. Quando lo Spirito infiamma i cuori anche chi è più avanti con gli anni non cessa di alzare le braccia e di danzare per lodare il Signore ed esaltare il Suo Nome. Proprio come fece Davide davanti all’Arca dell’Alleanza.

Colpisce la perseveranza di chi, per tutta la vita, ha seguito un cammino tracciato da Dio e ha indicato ai figli e ai figli dei figli una strada. Vale per il Rinnovamento come per chiunque, nel quotidiano, sia fedele a un cammino scritto nei cieli con l’inchiostro dello Spirito Santo.

Il tema scelto per la giornata è il monito di San Paolo alla comunità di Corinto: «Quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,10). Un paradosso, quello di Paolo, che esprime bene, però, le difficoltà vissute dall’Apostolo delle genti con coloro che aveva generato alla fede. I Corinzi, infatti, accusavano San Paolo di non essere una guida forte, di non essere all’altezza del suo ruolo, oltreché di non essere un bravo oratore. Colpa anche di alcuni “superapostoli” che avevano messo in cattiva luce l’Apostolo.

Eppure, l’autore delle tredici lettere del Nuovo Testamento non rinfaccia quanto fatto fino ad allora, ma si vanta solo della sua debolezza. In fondo, in Paolo ciascuno può rivedersi quando viene screditato, quando non è compreso, sottolinea il comitato diocesano di servizio, in un insegnamento a tre voci. Anche nelle comunità può capitare di vivere la stessa condizione dell’Apostolo.

Cosa fare allora? Fare pace con i propri limiti, con la propria debolezza, perché è in essa che Dio vuole dimorare. È nella nostra debolezza che Dio vuole piantare il Suo seme. E pazienza se il mondo rifugge e scarta chi si mostra fragile. Il premio per chi riesce a gettare la maschera di forza e di prestanza imposta dalla società, buona solo a coprire la mancanza d’amore che la affligge, è una vita veramente autentica e libera. Il solo tipo di vita che, per dirla con il salmista, può concedere di essere quieti e sereni come un bimbo svezzato in braccio a sua madre.

E di bambini ce ne sono anche a Margifaraci, in un intreccio di generazioni che si edificano a vicenda. Il confronto tra età diverse è tanto più significativo se si considera che la convocazione odierna segna anche l’apertura del giubileo del Rinnovamento nell’Arcidiocesi di Palermo. Cinquant’anni di grazia che si incrociano con il giubileo della Chiesa universale.

Sembrano lontani i tempi in cui qualche giovane carismatico si incontrava, in qualche casa o in un seminterrato, per lodare e sperimentare la potenza dello Spirito Santo. Tra loro vi era anche un giovane sacerdote francescano di nome Matteo La Grua, che avrebbe fatto la storia del Rinnovamento in Italia.

Qualcuno dei “fratelli della prima ora” è presente anche qui, tra i circa mille presenti, giunti a Margifaraci da tutta la diocesi. La nostalgia, però, dura appena un attimo. Perché lo Spirito Santo è sempre nuovo, è brezza leggera che sospinge e mette in movimento, che traccia rotte inesplorate.

In una pausa dalle relazioni e dalla preghiera è tutta una gara a salutarsi, ad abbracciarsi, come i componenti di una grande famiglia che, nel giorno di festa, si riunisce nella casa del Padre. Tra questi c’è anche il coordinatore diocesano Antonio Bonetti. Non dev’essere stato facile attraversare il tempo della pandemia. Non lo è stato per nessuno, del resto. Giornate come questa, però, allargano il cuore. “È una nuova primavera”, dice il coordinatore parlando del tempo che sta vivendo il Rinnovamento e la Chiesa tutta.

All’orizzonte gli appuntamenti per celebrare il giubileo diocesano e i percorsi da intraprendere per continuare a formare alla ministerialità, al servizio, in modo da garantire un ricambio generazionale.

“Il Signore continua a scrivere la Sua storia assieme a noi. Noi siamo la Sua storia”, esorta chi esercita il ministero della musica e del canto, ripercorrendo, attraverso i canti, i primi cinquant’anni di strada di questa corrente grazia.

Poi la Celebrazione Eucaristica. L’invito a gettare nel roveto ardente del cuore di Cristo tutto se stessi. Cristo che si dona nel Suo Corpo e nel Suo Sangue. “Dilexit nos”: ci ha amati veramente, ci ama.

Fuori la pioggia, leggera, ha dissetato gli alberi e le piante, e l’odore dell’erba bagnata invade ogni cosa. Le nuvole, a tratti, lasciano intravedere il cielo, bagnato di luce, e nelle case le famiglie si preparano per la cena.

«Che cosa vedi, Geremia?”. Risposi: “Vedo un ramo di mandorlo”» (Ger 1,11). 

Foto: Luca Insalaco

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Di Luca Insalaco

Luca Insalaco, Giornalista freelance, avvocato, mediatore civile e commerciale professionista. Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo, referente gruppo di lavoro Ucsi nazionale cultura, direttore responsabile de “Il Sicomoro” (pubblicazione della parrocchia Spirito Santo di Palermo).