A ridosso della monumentale chiesa dell’Ammiraglio si trova la Chiesa di San Cataldo, edificata intorno al 1154, al tempo di Guglielmo I, dall’ammiraglio Maione di Bari, perché diventasse la cappella di un sontuoso palazzo oggi non più esistente.
E dove si trovano arte e bellezza, là si trova il professor Baldo Lo Cicero, pronto a regalarci con i suoi scatti fotografici i rilievi principali di questo nostro breve commento.
Nel 1182 la cappella e il palazzo furono donati ai Benedettini di Monreale dal re Gugliemo II, che vi soggiornarono fino al 1787, prima che l’intero edificio venisse adibito ad ufficio postale.
In tempi recenti, precisamente nel 1937, la chiesa di San Cataldo venne affidata all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme – luogotenenza Italia-Sicilia, che ne ha curato la restaurazione e la riapertura al pubblico.
«La costruzione – scrive Giuseppe Bellafiore – è un blocco parallelepipedo dal quale emerge solamente l’abside principale. Le pareti sono variate in superficie dal motivo delle arcate cieche e sono definite in alto da una elegante cimasa (molto restaurata). L’interno, nonostante abbia pianta rettangolare, ha spazio centralizzante per la presenza di quattro colonne che definiscono tre serie di campate, quelle della navata principale coperte da cupolette emisferiche su nicchie angolari e quelle delle navatelle chiuse da crociere. La chiesa è un tipico prodotto delle maestranze di cultura fatimita a servizio di committenti cristiani. Taluni capitelli sono antichi di reimpiego, altri coevi al monumento. Originali sono anche il bel pavimento a tarsie e un altare in cui sono incisi una croce e i simboli degli evangelisti» (Palermo. Guida della città e dei dintorni, Edizione Susanna Bellafiore).
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Foto: © Baldo Lo Cicero
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