«La percezione diffusa – ha detto monsignor Corrado Lorefice – tra la gente è che non c’è più il senso della vita comunitaria, tutti urlano la loro indifferenza, strepitano il loro esclusivo interesse, sguaiati e sospettosi, sono tutti uno contro l’altro. E cresce un incontenibile senso di paura e di incertezza che semina depressione e disperazione. Un senso di deriva che risucchia e spegne la speranza».
Parole significative poste nell’incipit dell’omelia che l’Arcivescovo di Palermo ha pronunciato nel corso della prima messa mattutina dedicata all’Immacolata Concezione, con la quale i palermitani, nel 1624, siglarono un solenne “patto di sangue”, giurando di credere e di difendere, fino all’effusione del sangue, il suo immacolato concepimento.
Nel testo dettato da monsignor Corrado Lorefice sono presenti diverse citazioni relative all’ultima Lettera Enciclica di Papa Francesco, “Dilexit nos”.
Tra i fedeli presenti in Cattedrale per la celebrazione Eucaristica vi sono anche i rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali.
«Costruiamo rovine – incalza Lorefice – se facciamo poggiare la piattaforma sociale sull’algoritmo dell’autoreferenzialità, del narcisismo, dell’individualismo, dell’indifferenza, del profitto sfrenato e dell’imperialismo scientista».
Nel corso della giornata, dopo i Solenni Vespri si è svolto il tradizionale atto di affidamento
della città di Palermo all’Immacolata con l’offerta degli “scudi” (la cifra in denaro che il senato palermitano offriva per sostenere il culto e la festa dell’Immacolata) da parte del sindaco della città di Palermo Roberto Lagalla.
Poi la processione del simulacro argenteo dell’Immacolata Concezione che dalla chiesa Cattedrale si muove verso la Basilica di San Francesco d’Assisi della città di Palermo, non prima di aver sostato a piazza San Domenico per il tradizionale omaggio floreale del Comando dei Vigili del Fuoco davanti alla monumentale colonna dell’Immacolata.
Poi è ancora l’Arcivescovo di Palermo a dettare un discorso alla Città, precisando che «un vescovo nella Città degli uomini non è l’uomo del potere religioso, è semplicemente l’araldo dell’Evangelo, colui che conferma i credenti in Cristo nella fede, ma che condivide anche l’Evangelo con tutta la Città sapendo che “la bella notizia” di Cristo – insieme alle altre fedi e agli uomini e alle donne di altre visioni, intellettualmente onesti e di buona volontà –, può non poco contribuire a umanizzarla, a riscattarla dal male, a renderla una casa comune accogliente e fraterna, pacifica e solidale, giusta e inclusiva».
Gli occhi dei presenti non smettono di incrociarsi con quelli – argentei e maestosi – dell’Immacolata, e attraverso di Lei – Vergine Madre senza macchia di peccato – centinaia di preghiere salgono a Cristo perché interceda in loro favore.
Omelia e discorso dettati dall’Arcivescovo
Foto: di Angelo Modesto
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