Il 12 gennaio 2023, alle prime ore del mattino, fratel Biagio Conte moriva all’età di 59 anni, 33 dei quali spesi testimoniando e vivendo il Vangelo di Cristo accanto agli ultimi, lasciando in eredità spirituale la “Missione di Speranza e Carità e l’amore verso i poveri e i bisognosi.

I giornali locali, nei titoli dei loro giornali, dicevano: “È morto l’angelo dei poveri”, “Il cantore laico dell’amore di Dio”, “L’anima buona di Palermo”, “Il San Francesco di Palermo”. In poche ore, in diversi social network il ricordo e la figura di Biagio Conte diventavano virali, incuriosendo e coinvolgendo tante altre persone che vivevano fuori dalla Sicilia.

Tra i primi a rendere omaggio a fratel Biagio fu l’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che in quelle ore ebbe a dire: «Oggi il Signore chiama la nostra Chiesa che è in Palermo – chiama ciascuno di noi – a raccogliere il testimone di un esempio così fulgido. La sua vita, segno per l’intera città degli uomini, manifesta la fede in Dio alimentata dal Vangelo, la speranza vissuta nella radicale povertà e la carità senza limiti che contribuisce alla trasfigurazione della convivenza umana a partire dai più poveri».

Oltre alle diverse autorità politiche locali, giunse anche il cordoglio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Ho appreso – disse Mattarella – con profondo dolore la triste notizia della morte di Fratel Biagio, punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica. Il rimpianto e la riconoscenza nei confronti di Biagio Conte vanno espressi consolidando e sviluppando anche in futuro le sue iniziative affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio».

A migliaia per salutare Biagio Conte

Nel pomeriggio del 12 gennaio venne allestita la camera ardente nella chiesa “Casa di preghiera per tutti i popoli” di via Decollati, e per la durata di quattro giorni – dal mattino alla sera, senza sosta – migliaia di persone vi si recarono per onorare fratel Biagio, il custode dei poveri, che ormai in città chiamavano tutti “santo”.

In silenzio e devoto raccoglimento, tantissima gente sostava, per pochi istanti, visto il notevole flusso di persone, davanti alle spoglie mortali di fratel Biagio, per poi prendere posto tra i banchi della chiesa e continuare a pregare, accompagnati dai canti e dalle orazioni curate dalle sorelle consacrate e dai volontari della Missione. La chiesa era sempre piena!

A gestire il flusso delle migliaia di persone, oltre ai Carabinieri, Polizia e altre Forze dell’Ordine, vi erano diverse associazioni di protezione civile, la Croce Rossa, Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, gli Scout.

La bara di legno costruita dal musulmano Arbi

Nel frattempo, Arbi, un ospite musulmano sordomuto, che lavorava nella falegnameria della Missione, e un altro volontario, iniziavano a costruire la bara di legno che avrebbe accolto le spoglie mortali di fratel Biagio. Una bara particolare, fatta con il legno di alcune traversine ferroviarie dismesse, provenienti dalla Stazione Centrale (e donate dai ferrovieri) dove Biagio aveva iniziato il suo cammino vocazionale. Legni molto duri da lavorare per costruirci una bara, ma per Arbi, quell’impresa faticosa era il modo per dire ancora grazie a Biagio che lo aveva accolto e aiutato.

(Breve estratto) Michelangelo Nasca, “Fratel Biagio, il sorriso dei poveri”, Edizioni Sanpino, 2023.

Recensione libro

Foto di copertina di Guglielmo Francavilla

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.