La Presentazione del Signore, una festa liturgica celebrata il 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Natale, è popolarmente conosciuta come Candelora. Questa ricorrenza è caratterizzata dal suggestivo rito della benedizione delle candele, un gesto che trae ispirazione dal passo evangelico (Lc 2,22-40) in cui Cristo è definito “luce per illuminare le genti”.
Oltre che come Presentazione del Signore, questa festa era un tempo chiamata festa della Purificazione di Maria. Secondo la legge ebraica, una donna che aveva appena partorito veniva considerata impura e doveva rispettare un periodo di isolamento di quaranta giorni se aveva dato alla luce un figlio maschio, oppure di ottanta giorni se aveva avuto una figlia femmina.
Purificazione e riscatto
Una volta terminato questo periodo, la donna era tenuta a recarsi al Tempio per purificarsi e offrire in sacrificio due tortore o due colombi; se la famiglia versava in condizioni di povertà, era sufficiente anche una sola di queste offerte.
Sempre secondo la legge ebraica, i primogeniti maschi appartenevano a Jahvé e pertanto i genitori dovevano riscattarli offrendo al Tempio cinque sicli, una somma considerevole per l’epoca. Per adempiere a questo rito non era necessario portare con sé il bambino per presentarlo a Dio, ma molte madri sceglievano di farlo per invocare su di lui la benedizione divina.
L’incontro con Simeone
Anche Maria, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recò al Tempio per adempiere alle prescrizioni della Legge. Fu in questa circostanza che avvenne l’incontro con Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio” (Lc 2, 25), il quale attendeva la salvezza per Israele e aveva ricevuto una rivelazione divina: non sarebbe morto prima di aver visto il Messia.
Simeone, “mosso dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»” (Lc 2, 27-32).
In quella stessa occasione, Maria ricevette da Simeone anche una triste profezia: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35).
Le candele che allontanano il male
Con le candele accese, andiamo incontro a Cristo “Luce del mondo” per accoglierlo nella sua Chiesa. Giovanni Paolo II diceva che «nella tradizione polacca, come pure in quella di altre Nazioni, queste candele benedette hanno un significato speciale perché, portate a casa, vengono accese nei momenti di pericolo, durante i temporali e i cataclismi, in segno di affidamento di sé, della famiglia e di quanto si possiede alla protezione divina. Ecco perché, in polacco, questi ceri si chiamano “gromnice”, cioè candele che allontanano i fulmini e proteggono contro il male e questa festa prende il nome di Candelora (letteralmente: Santa Maria delle Candele [“gromnice”])».
Ancor più eloquente – precisava il grande Pontefice polacco «è l’usanza di mettere la candela, benedetta in questo giorno, tra le mani del cristiano, sul letto di morte, perché illumini gli ultimi passi del suo cammino verso l’eternità. Con tale gesto si intende affermare che il morente, seguendo la luce della fede, attende d’entrare nelle eterne dimore, dove non si ha più “bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio lo illuminerà” (cfr Ap 22,5)».
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