Il Venerdì Santo, nel centro di Palermo, si intersecano diverse processioni con i simulacri dell’Addolorata e del Cristo morto. Frangenti in cui fede, emotività, cultura popolare, tradizioni millenarie, curiosità e migliaia di vite si mescolano.

Sei confraternite storiche

Ho fatto un istruttivo viaggio nelle chiese già quasi pronte per il Venerdì Santo e ho ascoltato i superiori e alcuni componenti delle sei confraternite più antiche. Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, dalle parti di Via Alloro,  Maria Santissima Addolorata del venerdì in Sant’Isidoro Agricola – Chiesa dei Fornai, vicinissima all’Ospedale dei Bambini.

E ancora Maria Santissima Addolorata De La Soledad, in via Maqueda,  presso la chiesa di San Nicola da Tolentino,  Maria Santissima Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra, dall’altra parte di via Maqueda, nella chiesa di Santa Ninfa ai Crociferi, Santissimo Crocifisso al Borgo,  presso piazza Croci, Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Maria Santissima Addolorata dei Cassari – parrocchia San Giacomo la Marina – Chiesa Santa Maria La Nova, dietro piazza San Domenico.

I Cocchieri, dal 1596 a oggi

Nicola Stanzione, superiore della Confraternita dei Cocchieri, ci dice che i fondatori sono stati i cocchieri delle casate benestanti e aristocratiche. In particolare quelli delle famiglie Campo e Del Carretto, nel 1596, caratterizzandosi per la processione del venerdì santo nel quartiere della Kalsa. Escono alle 16 e 30. Lui è superiore da tre anni, fine mandato nel 2025, nel 2026 nuove elezioni, è confrate da oltre 15 anni ed è tra i più giovani, visto che c’è chi ha 60 anni di confraternita.

Dal 2024 sono state ammesse le donne modificando lo statuto, c’erano pure prima ma non avevano diritto di voto, ora possono pure diventare superiori.

Sono un centinaio, i numeri non sono più quelli di una volta, si fa sempre più fatica, e non soltanto in questa confraternita, ad attrarre i giovani. Sottolinea che la loro processione cerca di non scadere nella teatralità. Sino al dopoguerra c’era qualche vecchio cocchiere, adesso la confraternita accoglie tutti. Durante la processione ci si fermava davanti ai palazzi nobiliari che facevano offerte floreali all’Addolorata e al Cristo, ancora oggi due famiglie lo fanno.

La chiesa è proprietà della confraternita, si celebra messa la domenica alle 11, dipendono dalla vicina Basilica di San Francesco per le celebrazioni. Viene evidenziato che la confraternita de La Soledad è nata prima ma per un po’ si era estinta e poi rifondata, loro invece ci sono sempre stati dal 1596. La processione presenta dei figuranti che indossano le livree degli antichi casati.

La tradizione dei Fornai

Nella chiesa della processione dei Fornai parlo con alcuni confrati, tra cui Attilio, Emanuele, Francesco e Stefano. Vi sono due congregazioni, quella dei Panettieri di Gesù e Maria e quella del Venerdì Santo di Sant’Isidoro Agricola, quest’ultima con il titolo dei Fornai.

C’è stato un momento in cui da una confraternita sono diventate due. Sono 45 i confrati, ogni due anni come per le altre confraternite ci sono le elezioni con supervisione del centro diocesano per le confraternite. Quest’anno una novità con l’incontro tra l’angelo e il diavolo.

Tutta la tensione, dicono, si risolve quando arriva la Madonna in piazza, ciascuno pensa alle proprie vicende personali. Mentre parliamo vediamo due ragazzi che simulano una processione con una minuscola vara di cartone.

I portatori, come in tutte le processioni del Venerdì Santo, sono i devoti.  Alle 16 e 45 esce il corteo, i confrati sono quasi tutti del quartiere, le donne danno un supporto ma non sono ufficialmente nella confraternita, nata nel 1922. 

Soledad e il legame con la Spagna

Per la Confraternita Maria Santissima Addolorata De La Soledad, che significa ‘solitudine’, incrocio il superiore, Dino Vaccaro e alcuni confrati. La confraternita nasce nel 1590, è la più antica.

Ha un legame diretto con la Spagna. Il primo vagito è nella vecchia chiesa di Santa Lucia, ma siccome era fuori dalla cinta muraria della città, i padri trinitari spagnoli vollero qualcosa all’interno delle mura, venne data una cappella della chiesa di San Demetrio.

Coi i bombardamenti della seconda guerra mondiale la chiesa è stata distrutta, è rimasta in piedi la cappella de La Soledad con l’originaria Madonna Addolorata, che sorge accanto alla Questura. Questo luogo è territorio spagnolo. La sede antica della confraternita era in via Rua Formaggi, ora è in via Maqueda. La processione esce alle 17 e 30.

C’è un gruppo femminile che non ha ufficialità, i confrati sono circa 40, quasi tutti con origini in zona. Anche questa confraternita come tutte partecipa alla vita della parrocchia e segue un cammino spirituale con il parroco.

Hanno un manto della Madonna proveniente dalla Regina di Savoia e da un paio d’anni il console spagnolo partecipa alla processione. Ricordiamo che la Semana Santa spagnola affonda le sue radici nel Medioevo.

Il simulacro attuale della Madonna addolorata è stato regalato dal padre del superiore. Qualche settimana prima del Venerdì Santo c’è la ‘scinnuta’. Tirano fuori la Madonna dalla cappella, fanno tre giri di navata e la mettono dalle parti dell’altare maggiore accompagnati dalla banda. Tutto l’anno la Madonna ha un abito giornaliero, nei giorni della quaresima ne mettono un altro, il Giovedì Santo indossa l’abito e il diadema per la processione.

Invalidi e mutilati, i ‘più giovani’

Per la Confraternita Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra ho incontrato il superiore Fabio Randazzo. È la confraternita del Venerdì Santo più recente, fondata nel 1925 da una scissione della confraternita dei Cassari. Siamo dopo la prima guerra mondiale, la confraternita prende il nome dell’Associazione degli invalidi e mutilati di guerra.

L’obiettivo della processione è quello di raggiungere la Casa del Mutilato in via Scarlatti, accanto alla caserma dei vigili del fuoco. In quel momento l’Associazione degli invalidi e i mutilati di guerra rende omaggio all’Addolorata e al Cristo morto e quest’anno, in occasione del centenario della confraternita, l’Associazione ha regalato un abito all’Addolorata, ricamato su una stoffa lamellare in argento, realizzato a Ciminna.

La confraternita è di supporto alla comunità dei Padri Camilliani. C’è un gruppo femminile non ufficiale. Il padre dell’attuale superiore lo è stato per due volte sino al 2007, lui sta cercando di introdurre i figli a questo impegno. I confrati sono 35. Nel manto nero dell’Addolorata è presente il tricolore. La processione esce alle 17.

Il Crocifisso che piega le braccia

Della processione della Confraternita Santissimo Crocifisso al Borgo, nata nel 1820, ne parlo con il superiore Gaetano Di Marco. La loro particolarità è quella che il Cristo ha le braccia che si piegano, prima della processione si fa il rito della deposizione, il Cristo in croce parte dalla chiesa di San Giuseppe al Borgo Vecchio qualche ora prima della processione che si avvia alle 17.

Quasi tutti i confrati, circa un centinaio, sono originari del Borgo Vecchio. I portatori sono tutti ragazzi del Borgo. La processione si ferma davanti l’Ucciardone.

I Cassari

Per la confraternita dei Cassari, nata nel 1755, con uscita alle ore 17, parlo con diverse persone, tra le quali l’attuale superiore, Roberto Lo Coco, e quello che lo sostituirà, Emanuele Molina. Oggi le vare escono con i fiori già collocati, prima si ornavano in strada.

Siccome faceva parte della confraternita il personale di servizio delle casate nobiliari, quando i simulacri arrivavano davanti i palazzi più importanti uscivano i nobili e portavano l’omaggio floreale all’Addolorata e al Cristo. In quella giornata il personale di servizio aveva la giornata libera.

I confrati si vestono come si vestiva il personale di servizio. Anche in questo caso i confrati collaborano con le attività parrocchiali. Fanno pure le 40 ore, in una settimana dalle 10 alle 18, da martedì a sabato, sono impegnati in un percorso di adorazione, ciascuno di loro si alterna con i parrocchiani. Ogni 13 del mese hanno il cenacolo con il parroco.

Dal 2000 c’è un ramo femminile istituito ufficialmente, si occupano del coro e della vestizione dell’Addolorata. I confrati stanno fuori in preghiera, quando viene vestita la vedono alla presenza del sacerdote, le donne vestono la Madonna in forma privata, preparano e stirano gli abiti, quelle che la vestono, in presenza delle mogli dei confrati, sono le nubili. I confrati sono 43, le donne una quindicina.

La spiritualità delle Confraternite

Chi ha approfondito la spiritualità barocca arriva a ipotizzare tre bisogni circa l’avvento delle confraternite. Servivano a far celebrare la Pasqua ai cristiani che non potevano accedere alle celebrazioni in orari e tempi non accessibili a tutti e a far vivere loro la festività quando la liturgia era diventata giurisdizione dei religiosi.

Il secondo aspetto coincideva con il suscitare la spiritualità attraverso le emozioni per accedere più facilmente al mistero, al sacro. Poi c’era la dimensione politica. Le confraternite celebravano l’unità del cristianesimo, le esteriorizzazioni rappresentavano un’unità ritrovata tra stato e chiesa.

Ma oggi, quali riflessioni si possono fare? Domenica 6 aprile si è svolta in una Cattedrale piena la Pasqua del confrate. Le confraternite, non soltanto quelle del Venerdì Santo, sono state sollecitate a rinnovarsi investendo sui gloriosi passati che stanno a fondamento delle loro storie, divenendo sempre più spazi di crescita cristiana nel territorio ed evitando che il passato si cristallizzi nella nostalgia per ciò che è stato.

L’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, con parole chiare è entrato nell’omelia più nello specifico delle processioni del Venerdì Santo. Esortando le confraternite a vivere pienamente il triduo pasquale e sottolineando che le statue che si portano in giro devono essere segni di fede che ricreano l’esistenza rinnovandola. I gesti delle processioni, ha aggiunto, non devono essere solo esteriorità, va portato un Gesù che rigenera anche la vita delle confraternite. Le processioni devono essere sobrie e brevi, ha concluso. Non si perderà nulla ma si donerà più anima alle confraternite. Nel ricordare con forza Sara Campanella, ha rivelato che uno dei suoi nonni è inserito nella confraternita del Porto e Riporto.

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Di Francesco Palazzo

Giornalista, fondatore dell'Associazione di Volontariato Culturale Scuola di Formazione etico-politica "Giovanni Falcone", coautore del libro su Don Puglisi "Beato fra i mafiosi". francipalazzo@gmail.com