Ormai è fin troppo chiaro che la delegittimazione del cristianesimo, di tutti i simboli e i riferimenti alla persona di Cristo, e di tutto ciò che riguarda il genere maschile e femminile, è il principale obiettivo che la Commissione europea ha deciso di raggiungere a tutti i costi. Ne danno prova i contenuti delle nuove linee guida (ad uso interno) per una “corretta comunicazione”, dal titolo Union of Equality, stabilite dalla Commissione guidata da Ursula Von der Leyen.
Rivelate in esclusiva da “Il Giornale”, possiamo riassumere così alcune direttive delle nuove linee guida:
Vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti» o usare il pronome maschile come pronome predefinito Vietato organizzare discussioni con un solo genere rappresentato (solo uomini o solo donne)
Vietato utilizzare «Miss o Mrs» a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo
Non rivolgersi alla platea con le parole «Signori e signore» ma utilizzare un generico «cari colleghi»
In tema di genere “sono preferibili” i nomi e pronomi neutraliquando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazioneMai dire «un gay» ma piuttosto «una persona gay».
Usare la formula «una coppia lesbica» e non «due lesbiche»
Evitare di usare espressioni come «il fuoco è la più grande invenzione dell’uomo» ma è giusto dire «il fuoco è la più grande invenzione dell’umanità».
Nella rappresentazione di una famiglia vocaboli come “marito”, “moglie”, “padre” o “madre” non rispecchiano il linguaggio inclusivo.
L’indirizzo resta quello della neutralità: usare, perciò, parole come “partner” o “genitori”.
Non utilizzare la frase «il periodo natalizio può essere stressante» ma dire «il periodo delle vacanze può essere stressante».
Usare nomi generici invece di “nomi cristiani”: invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale».
Di fronte a questa catastrofe culturale e religiosa tornano in mente le parole di papa Giovanni Paolo II, che a proposito di Europa, con profetica lungimiranza, nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”, affermava: «Diversi si sono lasciati contagiare dallo spirito di un umanesimo immanentista che ne ha indebolito la fede, portandoli sovente purtroppo ad abbandonarla completamente; si assiste a una sorta di interpretazione secolaristica della fede cristiana che la erode ed alla quale si collega una profonda crisi della coscienza e della pratica morale cristiana. I grandi valori che hanno ampiamente ispirato la cultura europea sono stati separati dal Vangelo, perdendo così la loro anima più profonda e lasciando spazio a non poche deviazioni».