La Giornata Mondiale del Malato, istituita trent’anni fa da san Giovanni Paolo II, nasce per sensibilizzare uomini e donne, istituzioni sanitarie, e tutta la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura. Celebrata l’11 Febbraio, nel giorno della memoria della Beata Vergine di Lourdes, quest’anno avrà come tema «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Un invito a prenderci cura di coloro che soffrono, con il cuore ricco di Misericordia.
Papa Francesco, nel messaggio dettato in occasione della XXX Giornata del Malato, ha affermato che “testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli «percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Possiamo chiederci: perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi? (cfr. Lc 9,2)”.
Gesù offre un modello di comportamento diverso da quello che la società di quel tempo riservava ai malati, non fugge dalla malattia, non ha paura di contagiarsi, tocca e sana le ferite dell’umanità sofferente, istaura una relazione di cura, di ascolto, di prossimità.
Papa Francesco nel suo messaggio ha anche ricordato il ruolo importante che in questi trent’anni ha avuto nelle nostre diocesi la pastorale della salute, che ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio nella cura soprattutto dei più fragili e dimenticati.
In occasione di questa XXX Giornata Mondiale del Malato, la Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi di Palermo ha organizzato una settimana di incontri. Un programma ricco di iniziative che, come ha detto il responsabile del servizio Pastorale Angelo Vecchio, attraverso la formazione, ispira le nuove generazioni ad una cultura più sensibile alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della vita e della salute.
Oggi a causa della pandemia, per la paura del contagio, prendendo le distanze da coloro che soffrono, ci chiudiamo in noi stessi alimentando un clima di indifferenza e di intolleranza. La malattia spesso toglie autonomia, la quotidianità e spesso dignità, e gli altri non sempre sono in grado di comprendere e di vedere, oltre quel corpo, la persona che vive ancora dei suoi sogni, speranze e che va aiutata a scoprire il valore della sofferenza. L’ascolto empatico rimane uno degli atteggiamenti fondamentali per entrare in contatto con l’altro, ricordando che l’umanità di ciascuno di noi si misura da quanto siamo in grado di prenderci cura dei fratelli.