La SAMOT ONLUS, in collaborazione con il Centro Nazionale Sportivo Libertas e il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, promuove ancora una volta il progetto “RITORNIAMO A GIOCARE – Reinserimento sociale attraverso il gioco e lo sport”.
Un progetto che si prefigge come finalità ultima quella del reinserimento sociale di bambini e ragazzi (tra i 7 ai 18 anni) affetti da malattia oncologica attraverso il gioco e lo sport e la pratica ludica e sportiva, con le sue componenti di svago, movimento, divertimento.
A supporto di questa importante iniziativa vi è il contributo del Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ARNAS CIVICO di Palermo e del Reparto di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico G. Rodolico di Catania.
Così facendo – si legge nel sito della SAMOT ONLUS – «si intende garantire ai bambini e ragazzi che si stanno confrontando con l’esperienza della malattia il diritto ad esprimersi, apprendere, relazionarsi con gli altri in un ambiente protetto e sano, con l’accompagnamento di personale qualificato; allo stesso tempo, attraverso le attività si vuole sostenere sul piano emotivo, relazionale e psicosociale l’intero nucleo famigliare nel transito attraverso la fase più critica della malattia e nei processi di reinserimento sociale attivabili dopo l’ospedalizzazione».
Attraverso il gioco e lo sport, tanti bambini e ragazzideospedalizzati, una volta superata la malattia, avranno la possibilità di superare i problemi sia fisici che mentali, ed essere aiutati nel reinserimento sociale.
«Le attività – prosegue il comunicato – si incentreranno sul gioco e sull’obiettivo di costruire strumenti per far sì che l’esperienza della malattia non rimanga un brutto ricordo da dimenticare, ma possa essere integrata nel percorso di crescita come una delle tante esperienze che contribuiranno a far diventare individui adulti».
A questo si aggiunga l’attivazione di gruppi di sostegno psicoeducativo per i genitori, così da supportare le inevitabili fatiche (psicologiche, turbamento, paura, sensi di colpa) che mettono alla prova i familiari dei piccoli pazienti, oltre ad uno sportello di ascolto e segretariato sociale per i piccoli pazienti oncologici, capace di rispondere alle domande inattese che spesso ci si trova a fronteggiare nel percorso “di malattia”.
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