Al termine della lettura del Passio, in questa “prima” Domenica delle Palme libera dai vincoli del distanziamento, monsignor Salvatore Priola, Rettore del Santuario Mariano Diocesano di Altavilla Milicia, a pochi chilometri da Palermo, confeziona una significativa e vibrante riflessione sullo stare, da parte del cristiano, davanti alla Croce di Cristo.
Lo spunto iniziale è suggerito dal gesto che accompagna la lettura del Passio, nel preciso istante in cui Gesù muore in Croce e l’evangelista Luca annota: «Detto questo, spirò», e dove la liturgia invita i fedeli a genuflettersi rispettando una breve pausa.
“In ginocchio e in silenzio” – afferma monsignor Priola –, è questa la posizione del cristiano per capire come si sta alla scuola del Crocifisso. «Perché alla scuola del Crocifisso non impariamo la “Scientia mundi”, il sapere del mondo di cui tutti, oggi, siamo titolati, ma alla scuola della Croce impariamo la “Scientia Crucis”, apprendiamo a vivere la vita secondo il senso della Croce, la sapienza della croce la saggezza che deriva dall’aver meditato e custodito nel cuore il mistero della Croce».
Il cristiano è misteriosamente legato all’esperienza del Cristo crocifisso, non sono, infatti, i “buonismi” – dichiara Priola – «che ci identificano, ci qualificano, ci specificano. Ciò che fa di noi autentici discepoli del Cristo crocifisso e risorto è la “Scientia Crucis”, e questo la Chiesa lo sa talmente bene che nell’orazione colletta di oggi, all’inizio della messa, ci ha fatto dire, rivolti al Padre: “fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione”».
Il primo apprendimento nasce da un ascolto attento, ed è per questo che alla scuola della Croce, per imparare la “Scientia Crucis”, bisogna stare in ginocchio e in silenzio, «mettendo a tacere – prosegue il Rettore della Milicia – tutte le nostre lucubrazioni mentali, pestarsi sotto i piedi tutte le superbie e gli orgogli scientisti che ci afferrano». Nessuno è esente da questa tentazione, «quella cioè di spaccare il capello in quattro, discettare su tutto, ad argomentare su ogni cosa dall’alto di quelle quattro cose che conosciamo».
Monsignor Priola, a più riprese, nel corso della breve ed intensa omelia, sottolinea l’esigenza oggi di tornare a mettersi in ginocchio e in silenzio davanti al Crocifisso, alla Sua scuola, «tornare a prendere l’abecedario della vita cristiana che è sintetizzato nel racconto della Passione di Gesù. Perché nel racconto della Passione di Gesù non c’è solo una narrazione ma vi è sintetizzata tutta la “Scientia Crucis”».
Alla scuola della Croce si va per imparare la “Scientia Crucis”, come ci ha descritto bene la grande santa carmelitana, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), e pertanto, “o si va alla passione di Gesù o non si impara niente”. Del resto – conclude il Rettore – «di che cosa deve parlare un papa alla Chiesa, un vescovo alla sua diocesi, un parroco alla sua comunità, un genitore cristiano ai propri figli se non della “Scientia Crucis”?»
Anche noi, dunque, all’inizio di questa Settimana Santa, in ginocchio e in silenzio davanti al Crocifisso, per imparare la “Scientia Crucis”!
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