Che la Chiesa sia “Una”, “Santa”, “Cattolica” e “Apostolica” ce lo ricorda ogni domenica la recita del Credo. Tuttavia la chiarezza di queste parole – che provengono dall’antica Tradizione cristiana – viene spesso adombrata da considerazioni e moderni sussulti teologici non sempre in linea con l’intelligenza della fede disegnata da Cristo. Vale la pena, dunque, ricapitolare brevemente il significato del termine “Cattolico”.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica – bussola per i nocchieri di ogni comunità ecclesiale che per un istante smarriscono l’orientamento – ci ricorda che la parola “Cattolica” significa «universale» nel senso di «secondo la totalità» o «secondo l’integralità» (CCC, 830).

Il termine cattolico venne utilizzato per sottolineare il legame con la Tradizione della Chiesa guidata dal Romano Pontefice, in contrapposizione alla Riforma protestante, in un momento storico dove, per non lasciar naufragare il Popolo di Dio nel bel mezzo della confusione dottrinale generata dalle eresie del tempo, fior di teologi ebbero il compito di precisare i cardini dell’esperienza ecclesiale.

La Chiesa è cattolica perché in essa è presente Cristo. «Là dove è Cristo Gesù, – asseriva, infatti, Sant’Ignazio di Antiochia – ivi è la Chiesa cattolica». In essa – prosegue il testo del Catechismo – «sussiste la pienezza del corpo di Cristo unito al suo Capo, e questo implica che essa riceve da lui “in forma piena e totale i mezzi di salvezza” che egli ha voluto: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica» (CCC, 830).

Il testo del Catechismo appena citato, inoltre, attingendo dai documenti magisteriali del Concilio Vaticano II, arriva ad affermare con categorico rigore che «La Chiesa, in questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di pentecoste e lo sarà sempre fino al giorno della Parusia».

Interessante quello che uno tra i più grandi teologi del novecento (e non certi lustrascarpe dei nostri giorni) scrive a proposito della cattolicità della Chiesa: «Una chiesa – afferma von Balthasar – può essere cattolica solo perché Dio è cattolico per primo e perché in Gesù Cristo e da ultimo nello Spirito Santo questa cattolicità di Dio si è dischiusa al mondo: rivelandosi e donandosi al tempo stesso».

Oggi – e ci riferiamo in modo specifico a dinamiche e disquisizioni di grande attualità – c’è chi ritiene opportuno che la Chiesa entri in dialogo con le idee non del tutto cattoliche del nostro tempo, per operare un confronto e provare a tenere in equilibrio il dato teologico-dottrinale con le sbavature del tempo moderno, tenendo a debita distanza Cristo e il suo Vangelo.

A questa errata considerazione risponde, con precisione chirurgica, Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista britannico, in un suo saggio, “Perché sono Cattolico”. «Il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee – scrive Chesterton – sono semplicemente vecchi errori. Uno dei principali compiti della Chiesa Cattolica è far sì che la gente non commetta questi vecchi errori, in cui è facile ricadere, ripetutamente, se le persone vengono abbandonate, sole, al proprio destino. […] La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su queste realtà, e sta proprio qui l’importanza del suo ruolo. Dogmaticamente essa difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori».

In conclusione: «La Chiesa… – diceva Chesterton – è il luogo dove tutte le verità si danno appuntamento». Se tra queste verità, però, escludiamo Cristo, «il cattolicesimo – osservava François Mauriac – sarebbe un guscio vuoto, curiosamente lavorato».

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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