La vicenda di questi giorni, legata allo stupro di una giovane ragazza palermitana da parte di sette ragazzi, continua a far discutere, soprattutto nel mare magnum dei social network, dove tutti, oves et boves, commentano il drammatico avvenimento.

Come dicevamo in un altro nostro contributo, siamo di fronte all’ennesimo campanello d’allarme che già da diversi anni ci invita a riflettere sul degrado civile e morale che la nostra società ha superato oltre ogni misura.

Tra i commenti raccolti in questi giorni, quello di fra Loris D’Alessandro – cappellano nella Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo – risulta particolarmente significativo e degno di attenzione. Si tratta di un appello che il Frate francescano – ai microfoni del Sir (Servizio Informazione Religiosa) – rivolge a tutti i genitori, «e non mi riferisco – precisa – solo ai genitori dei giovani indagati ma a tutti i genitori», che sono i primi educatori dei figli.

«I genitori – dichiara fra Loris – devono educare i figli nei sani principi, nei valori, nel rispetto della donna. […] Manca un’educazione sessuale, il rispetto di genere. C’è una crisi educativa spaventosa che purtroppo ha ricadute gravi. E lo vediamo concretamente: il carcere è pieno di giovani e giovanissimi, che usano droga e alcol e commettono dei reati. Questo sta a indicare che i genitori non ci sono alle spalle. Per prevenire tutto ciò bisogna ripartire dalla famiglia».

Le considerazioni personali del Cappellano del Carcere “Pagliarelli” di Palermo vanno oltre il particolare episodio accaduto in questi giorni, ed entrano nell’ambito specifico delle responsabilità genitoriali. «Molto spesso – afferma fra Loris – sono ragazzi a violentare loro coetanee: i genitori non sanno cosa fanno i figli, se usano sostanze, se si ubriacano. Un altro problema è che tanti genitori non sanno dire di no ai propri figli, non insegnano loro cosa significa un no, quindi i ragazzi non comprendono quando una ragazza dice no a delle avances sessuali, per loro vale solo la propria volontà di quel momento. Bisogna rivedere l’educazione che diamo ai figli, con attenzione e determinazione. E occorre fare i genitori, con coraggio, senza paura».

I ragazzi coinvolti nello stupro di gruppo a Palermo sono stati trasferiti dal Carcere “Pagliarelli” per ragioni di sicurezza. «Se avessero chiesto un colloquio con me – risponde fra Loris alla domanda della giornalista del Sir, Gigliola Alfaro –, sicuramente sarei andato con piacere, come faccio con tutti gli altri detenuti. Intanto, la giustizia sta facendo il suo corso. Già l’essere in carcere aiuta a capire di aver commesso un reato gravissimo. Nei colloqui personali – ma questo vale per tutti, non solo per i protagonisti della violenza di gruppo – i detenuti se hanno capito di aver sbagliato e sono pentiti del reato commesso lo manifestano innanzitutto attraverso le lacrime.Se invece non si interiorizza l’errore fatto il carcere stesso ti mette di fronte alla realtà di aver compiuto una cosa gravissima».

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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