Un anno santo segnato dalla speranza, da quella speranza che “non delude” (come scrive San Paolo nella lettera ai Romani) perché fondata sull’amore di Dio, capace di cambiare il volto di un mondo segnato da violenze, guerre e sofferenze e che in Gesù trova una via di riscatto e rinascita, autentica strada per la felicità e la vita eterna.
In occasione dei secondi vespri dell’Ascensione, nella basilica di San Pietro a Roma, Papa Francesco ha ufficialmente indetto il Giubileo del 2025 con la bolla “Spes non confundit”, “la speranza non delude” (LEGGI IL TESTO). Un momento atteso con trepidazione dalla Chiesa che ormai da tempo si prepara al Giubileo che si aprirà il prossimo Natale e si chiuderà per l’Epifania del 2026, ma con lo sguardo già rivolto al 2033 quando si celebreranno i duemila anni dalla Redenzione.
La speranza dà sostegno alla vita
Una speranza “sempre rinnovata” dallo Spirito Santo che, scrive Papa Francesco, irradia “nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”.
“San Paolo – si legge nella bolla pontificia – è molto realista. Sa che la vita è fatta di gioie e di dolori, che l’amore viene messo alla prova quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza. Ma in tali situazioni, attraverso il buio si scorge una luce: si scopre come a sorreggere l’evangelizzazione sia la forza che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione di Cristo”.
L’apertura delle porte sante
Il Papa chiama la Chiesa a mettersi in cammino, anzi in un pellegrinaggio “tipico di chi va alla ricerca del senso della vita”, fissando le tappe: il 24 dicembre 2024 l’apertura della Porta santa in Vaticano, il 29 dicembre in Laterano, il primo gennaio a santa Maria Maggiore e il 5 gennaio in San Paolo fuori le mura; il prossimo 29 dicembre si aprirà la porta santa in tutte le cattedrali del mondo, tra cui una speciale in un carcere. Anche la chiusura dell’anno santo sarà graduale: le tre porte sante di Roma il 28 dicembre 2025, insieme a quelle del resto del pianeta, mentre quella in San Pietro sarà chiusa il 6 gennaio del 2026.
Un Giubileo a cui il pontefice chiama il mondo intero, con alcuni appelli rivolti ai governanti delle nazioni: no alla guerra, sostegno alla vita che nasce e quindi alla genitorialità, attenzione per i detenuti con la richiesta di amnistie e condoni, vicinanza agli ammalati, agli anziani, ai giovani, ai migranti, ai più deboli, ai poveri. E ancora il condono dei debiti ai Paesi poveri.
L’invito all’unità dei cristiani
Ma il 2025 sarà un tempo propizio anche per l’unità dei cristiani, visto che cadrà il 1700esimo anniversario del concilio di Nicea e che “per una provvidenziale circostanza” proprio il prossimo anno la data della Pasqua sarà comune all’Oriente e all’Occidente.
La bolla si sofferma poi sulla riscoperta della vita eterna, ricevuta nel Battesimo, nella quale vivremo in comunione con Dio e quindi felici. “La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti. Ma che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore”.
L’indulgenza
Caratteristica del Giubileo sarà l’indulgenza plenaria, necessaria per togliere i “residui del peccato” anche dopo l’assoluzione sacramentale. “Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime”.
Per approfondire
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