La statua della Santuzza del Giubileo Rosaliano, opera dell’artista palermitano Filippo Sapienza, è stata accolta in questi giorni nella Parrocchia San Giovanni Apostolo in Palermo, e vi rimarrà fino a domenica 21 luglio.
Il parroco, don Salvatore Petralia, ha voluto offrire alla propria comunità parrocchiale un ulteriore momento di preghiera e di venerazione rivolto alla Patrona di Palermo, a pochi giorni dalla solenne processione dell’urna argentea contenente le reliquie di santa Rosalia.
Certamente – sia dal punto di vista artistico, che per la postura simbolica pensata dall’artista – la statua della Santuzza realizzata da Filippo Sapienza avrebbe meritato una maggiore visibilità.
Questa effigie – collocata nel Carro Trionfale che ha percorso la via del Cassaro il 14 luglio – non avrebbe sfigurato. Ma forse è stato meglio così, il carro trionfale di questo 400° Festino, infatti, è piaciuto davvero a poche persone. Alcune simbologie pagane, e l’assurdo carro più piccolo adibito a “musica dance”, hanno trasformato il Festino in un ambiguo “carnevale” moderno.
Anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice – nel tradizionale messaggio alla Città pronunciato il 15 luglio a Piazza Marina – ha dedicato la parte finale del suo discorso alla statua della Santuzza di Filippo Sapienza: «Mi piace sottolineare – ha detto Lorefice – come quest’anno Palermo riceva in regalo, per l’anniversario dei 400 anni dal ritrovamento del Corpo della sua Patrona Santa Rosalia, una [questa] nuova statua in vetroresina della Santuzza. È opera del giovane artista palermitano Filippo Sapienza, che ha saputo far dialogare in questa immagine il vecchio e il nuovo. Sì, perché le sante del passato, a partire dalla tradizionale statua di Rosalia realizzata da Gregorio Tedeschi nel 1625, posta sotto all’altare a lei dedicato nel Santuario di Montepellegrino, erano fatte per attirare gli sguardi, per chiamare gli altri all’ammirazione, ammantate d’oro, in un’ostensione che esigeva venerazione ed esprimeva una santità superiore e forse irraggiungibile. Ma qui, nella Santa Rosalia di quest’anno, collocata prima in Cattedrale, e ieri a Porta Felice perché ciascuno vi si potesse rispecchiare e vedersela accanto, leggiamo un gesto nuovo, moderno e avvolgente: è la Santa che si muove verso di noi, verso i suoi concittadini, verso il popolo di Dio. Non passa ieratica e distante sopra il fercolo che la trasporta. È come un’incarnazione del messaggio del Santo Padre: Rosalia apostola e pellegrina, che va verso di noi, Sorelle e Fratelli, a portare il suo annuncio di speranza. Sono spariti i tratti del simulacro che attraggono gli sguardi e li trattengono su una perfezione estetica proposta a modello, mentre vengono amplificati i segni di apertura: il grembo che accoglie, le braccia e le mani che si aprono per abbracciare, il passo che vuole incontrare, la presenza che per prima si avvicina al fedele, sentito come un fratello e non come un suddito. Come rileva una critica d’arte (Chiara Gatti) l’unico particolare iconografico che riconnette questa statua al passato è il serto di roselline dorate, dorate come il cingolo della cintura che ricorda la santità di una vita povera da eremita. È il movimento a emergere, impresso in quel passo che avanza, che si apre all’altro, all’invocazione e all’amicizia di chiunque in questa immagine cerchi la sua Rosalia, quella di ogni giorno dell’anno, in cui viene ugualmente pregata e invocata perché interceda nelle nostre fatiche. L’opera dell’artista incarna il Messaggio del Santo Padre».
Chissà, forse neanche all’Arcivescovo – per dedicare 26 righe del suo discorso alla statua di Filippo Sapienza – è piaciuto il Carro Trionfale di questa edizione del Festino!
Per approfondire
Il Carro di Atena o di S. Rosalia?
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