In questo clima estivo, torrido e vacanziero, giungono notizie inaspettate: la Farnesina, ha nominato Stefano Ravagnan, inviato speciale del Ministero degli Esteri italiano per la Siria, Ambasciatore a Damasco. Con la Ripresa delle relazioni interrotte dal 2012 sarà il primo paese del G7 a rilanciare la sua missione diplomatica in Siria. 

روما تعلن تعيين استيفانو راڤانيان الموفد الخاص لها في #سورية سفيراً جديداً في دمشق
استئناف عمل البعثة الديبلوماسية يهدف لإعادة تسليط الأضواء على سوريا بحسب الخارجية الإيطالية لتكون إيطاليا أول دولة غربية من مجموعة الدول السبع تعيد العلاقات المنقطعة منذ عام ٢٠١٢

Nei giorni scorsi, un gruppo di otto Stati membri ha chiesto all’UE di “riesaminare e valutare” il suo approccio alla Siria in vista di una più ampia discussione sulla situazione in Medio Oriente tra i ministri degli esteri dell’Unione europea lunedì (22 luglio). “Il nostro obiettivo è una politica più attiva, orientata ai risultati e operativa per la Siria”, hanno scritto i ministri degli esteri di Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Italia, Slovacchia e Slovenia, in una lettera inviata al capo diplomatico dell’UE, Josep Borrell. I frimatari della lettera, hanno proposto dieci aree che dovrebbero essere discusse “apertamente e senza pregiudizi”. Ne cito soltanto tre: 1) provvedere ad una nomina di un inviato UE-Siria;  2) alimentare lo scambio strategico; 3) esaminare gli effetti negatuvi delle sanzioni UE e creare le condizioni per il ritorno dei migranti in Siria. Evidentemente sarà necessario indigare sui crimini commessi durante la guerra, e il ruolo che le potenze internazionali hanno svolto nella regione. 

Dallo scoppio della guerra, l’Unione Europea ha imposto contro il governo siriano sanzioni molto dure, ed ha interrotto le relazioni dipolmatiche con la Siria. 

Certamente, il sistema sanzionatorio e la chiusura delle ambasciate, è stato un riflesso della politica estera degli Stati Uniti, che in Siria ancora oggi sono presenti in modo illegale e senza mandato internazionale, con alcune basi militari che servono per addestrare le milizie anti governative e controllare i pozzi petroliferi nella zona di Deir-Ezzor. 

A proposito delle sanzioni, anche Papa Francesco si è espresso tantissme volte affinchè le “sanzioni che soffocano il popolo”, possano essere revocate per far “respirare” la gente che vive nella povertà e nell’indigenza. Nel Febbraio del 2023 a pochi giorni dal terribile terremoto che ha scosso la Turchia e la Siria, parlando ad un gruppo di vescovi orientali, affermò: “[…] Qualcuno di voi viene dalla tribolata Siria; vorrei esprimere una vicinanza particolare a quel caro popolo, provato, oltre che dalla guerra, dal terremoto che, ha provocato tante vittime e devastazioni terribili. Di fronte alla sofferenza di tanti innocenti, bambini, donne, mamme, famiglie, auspico che si faccia tutto il possibile per la gente, che non vi siano ragioni o sanzioni che ostacolino gli urgenti e necessari aiuti alla popolazione”. 

Qualche mese addietro, la TV gestita dall’opposizione Siriana, aveva dato notizia di una “presenuta” visita di  Giovanni Caravelli, capo del servizio segreto estero italiano, l’Aise, in Siria. Secondo Syria.tv, il 28 maggio è stato svolto un vertice tra il generale che guida la branca del Sistema informativo per la sicurezza della Repubblica italiana, dedicata alla protezione all’estero degli interessi del sistema-Paese e il presidente siriano, affiancato dal direttore dell’intelligence, Hossam Louqa. La televisione basata a Istanbul, è parte del gruppo qatariota vicino ai Fratelli Musulmani, Fadaat Media, ha segnalato l’indiscrezione secondo cui Caravelli avrebbe raggiunto Damasco per discutere a nome del governo Meloni di come l’Italia e la Siria possano pensare ad accordi fondati su un alleviamento delle sanzioni in cambio di una sponda del Paese levantino sulla crisi migratoria.

Caravelli – secondo il portale online inside over-, avrebbe sondato la possibilità di aprire a discussioni per un esito “realistico” della crisi siriana, in un contesto che tredici anni dopo l’inizio della guerra civile e dieci anni dopo l’ascesa dello Stato Islamico vede il governo di Damasco controllare buona parte del Paese, e gruppi minori dell’opposizione protetti dalla Turchia arroccati a Nord nella zona di Idlib. Una fonte diplomatica avrebbe riportato alla testata d’opposizione siriana che “il generale italiano ha anche avuto discussioni approfondite con funzionari del regime sulla possibilità di istituire una zona sicura nella campagna di Homs in coordinamento con Libano e Cipro, e sulla creazione di strutture che aiuterebbero ad alleviare la crisi dei rifugiati sotto gli auspici internazionali”.

Non posso a questo punto citare le continue esortazioni del Papa sui migranti, verso i quali abbiamo una responsabilità morale ed umana a cui non è possibile sottrarsi. “Sono un po’ rattristato per le notizie che arrivano di tanti isolati, tanti uomini, donne, bambini cacciati via a causa della guerra, tanti migranti che chiedono rifugio nel mondo, e aiuto. In questi giorni, la cosa è diventata molto forte: preghiamo per loro”. Il Santo Padre, si riferiva alla crisi migratoria del 2021, causata dall’escalation della guerra nella regione siriana di Idlib, dove circa 950mila sfollati sono fuggiti dai combattimenti tra le forze turche, che appoggiavano i ribelli, e le truppe dell’esercito siriano, sostenute dalla Russia. E’ opportuno ascoltare l’invito del Papa, percorrendo strade di dialogo per poter salvare il maggiorn numero di vite, soprattutto di donne e di bambini.

Questo articolo non vuole assolutamente essere una valutazione politica e nemmeno ha lo scopo di scatenare tifoserie. Ma vuole prendere atto di un processo politico-diplomatico che oggi ha portato alle decisioni che sono state illustrate con oggettività e trasparenza. Per quanto riguarda l’operato del governo siriano, e di tutti gli attori coinvolti nel conflitto, dai gruppi anti governativi alle formazioni terroristiche, dalle potenze occidentali ai paesi del golfo; al ruolo della Russia e dell’Iran, del Libano, dell’Iraq e della Giordania, in contraposizione con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, rimando alle analisi che si svilupperanno nel tempo per chiarire responsabilità e punire quanti hanno ferito, ucciso e decimato il popolo riducendolo alla povertà. In questo momento ciò che conta è creare ponti affinchè gli ultimi e gli indifesi possano trovare pace e serenità, dopo tanti anni di guerre e di conflitti. 

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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