Dopo Palermo, anche Catania e Monreale si preparano a intervenire sul percorso di iniziazione cristiana di bambini e ragazzi. Una scelta che nel capoluogo siciliano è stata fortemente voluta dall’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, per rispondere alle sfide dell’annuncio evangelico in un tempo complesso come questo.

Eppure il progetto su prime comunioni e cresime non è una novità, né una scelta solo palermitana come qualcuno, specie sui social, ha ipotizzato. Tutto è nato nel 2014, quando la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato gli “orientamenti per l’annuncio e la catechesi, Incontriamo Gesù“, con cui i vescovi hanno spinto per un profondo rinnovamento della catechesi.

Non sempre però tutto è filato liscio. Emblematico è il caso di Monreale, dove il progetto è partito dieci anni fa incontrando difficoltà e resistenze che però non lo hanno fermato e che l’arcivescovo, monsignor Gualtiero Isacchi, oggi prova a rilanciare. Un precedente che può fornire utili indicazioni su quello che potrebbe accadere anche in altre realtà.

L’esempio di Agrigento

L’arcidiocesi di Agrigento ha adottato quasi subito un percorso di tipo catecumenale che riguarda i ragazzi che vanno dai 7 ai 14 anni, con il sacramento della confessione celebrato per ultimo; in totale si tratta di quattro anni, con l’ultimo dedicato alla mistagogia.

Un precedente preso ad esempio a Palermo che ha “studiato” quanto fatto nell’arcidiocesi vicina che ha fatto da apripista.

Il progetto a Palermo

Sulla stessa falsa riga si è quindi mossa Palermo nel 2019 ha dato il via a un processo che ha previsto la consultazione delle parrocchie, di alcuni organismi diocesani e infine la costituzione di un gruppo di lavoro specifico. Il nuovo percorso partirà nell’autunno del 2025, mentre quello che sta iniziando sarà un anno di transizione e dedicato alla formazione dei catechisti.

L’idea è sempre la stessa: offrire un percorso unico per prime comunioni e cresime che sia graduale, scandito da tappe ben precise e che coinvolga le famiglie, nella convinzione che cristiani non si nasce ma si diventa, rispondendo in modo consapevole all’offerta d’amicizia e d’amore che viene da Dio.

Un lavoro che non si fermerà qui, visto che l’arcidiocesi sta studiando proposte anche su come ci si prepara agli altri sacramenti, come i corsi ai genitori che vogliono battezzare i figli da piccoli.

Monreale, lavori in corso

Anche Monreale negli anni scorsi ci ha provato ma senza troppo successo, con una diffusione del nuovo percorso (avviato nel 2014) a macchia di leopardo. L’arcivescovo, monsignor Gualtiero Isacchi, lo scorso ottobre ha chiesto quindi di effettuare una sorta di censimento per fare il punto della situazione.

Ne è emerso un quadro abbastanza frastagliato: le comunità, spesso, adottano percorsi di durata diversa, il “che induce i fedeli a scegliere le parrocchie nelle quali il percorso dura meno, creando problemi tra confratelli, catechisti e parrocchie”, si legge in un documento dell’ufficio Catechistico diocesano.

“Il progetto catechistico della nostra arcidiocesi ha già compiuto 10 anni – si legge – ma sin dall’inizio non ha avuto modo di dare frutto per come avrebbe dovuto a motivo della non accoglienza che invece avrebbe dovuto avere: basti pensare che alcune catechiste o catechisti non erano nemmeno a conoscenza del progetto catechistico diocesano”.

Le principali difficoltà riscontrate riguardano la durata, fissata in ben otto anni, la complessità del percorso, le differenze tra parrocchie. L’ufficio catechistico ha svolto anche degli incontri nei vicariati, tra novembre del 2023 e gennaio del 2024, in cui si è riscontrato che il progetto diocesano è stato applicato da appena una parrocchia su due, in alcuni casi addirittura una su quattro.

L’arcidiocesi ha così deciso un ripensamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli, avviando una fase di verifica e revisione.

Si cambia anche a Catania

La lettera pastorale “Effonderò il mio spirito ed essi saranno profeti – I frutti del cammino sinodale”, dell’arcivescovo monsignor Luigi Renna, ha dato il via al progetto anche a Catania, anche se in fase ancora sperimentale.

Un testo approfondito e interessante che fa il punto sulla fase profetica del cammino sinodale, guardando al Giubileo del 2025. E tra le “scelte profetiche” a cui il presule chiama la sua Chiesa c’è anche l’iniziazione cristiana, cioè la trasmissione della fede a figli e nipoti, considerata “la più grande responsabilità che abbiamo”, che troppo spesso assomiglia a un tema da addetti ai lavori.

“Cristiani non si nasce”

Renna riprende la frase di Tertulliano “Cristiani non si nasce ma di diventa”, mettendo a paragone la situazione della Chiesa del secondo secolo, in un contesto sociale non cristianizzato, con quella d’oggi.

“La società non è più quasi naturalmente cristiana, come circa un secolo fa – scrive l’arcivescovo – nonostante le tante manifestazioni di fede che nella nostra terra riempiono il calendario, a volte notiamo una grande differenza fra la devozione ai nostri santi, certamente genuina, ed una vita cristiana che stenta a mettere al centro della propria vita l’Eucarestia domenicale, l’ascolto costante alla Parola di Dio, un consapevole accompagnamento delle nuove generazioni all’introduzione alla vita cristiana”.

Il progetto catanese

Il progetto, che si rifà a quello della Cei, si basa sui temi ormai noti: l’urgenza di accompagnare i giovani, l’iniziazione non ai sacramenti ma alla vita cristiana, l’importanza del contesto familiare e di quello parrocchiale.

Al momento si tratta ancora di una fase di studio: Renna ha offerto delle linee generali che rappresentano il “punto di partenza di alcune osservazioni” che la Chiesa etnea elaborerà fino ad aprile del 2025, dando così la possibilità di riformulare un progetto che, sottolinea il presule, non è comunque un optional.

Il cammino, che accompagnerà i fanciulli dai 7 agli 11-12 anni ai sacramenti dell’Eucarestia e della Confermazione, avrà un’impostazione catecumenale (annuncio, catechesi, mistagogia), incentrato sulla Parola di Dio e sull’iniziazione alla vita liturgica vissuta con progressiva gradualità.

In realtà la partenza è già dalla fase post-battesimale, cioè fino ai 6 anni dei bambini; poi dai 7 agli 11-12 un percorso in cinque tappe, ma non è ancora stabilito se la Cresima si riceverà insieme o dopo la prima comunione.

Allegati

Progetto catechistico diocesano per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei giovani (Palermo)

Disposizioni transitorie per l’anno 2024/2025 (Palermo)

Schema riassuntivo sulla Catechesi (Monreale)

“Effonderò il mio spirito ed essi saranno profeti”, Lettera pastorale di mons. Luigi Renna (Catania)

“Incontriamo Gesù” – Orientamenti Cei per l’annuncio e la catechesi in Italia (2014)

Per approfondire

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.